Venezia in bici

Sono andato da Padova a Venezia in bici, partendo da casa della mia amica Mariangiola che non vedevo personalmente da un po' di tempo anche se la corrispondenza tra noi è fitta. Arrivare a Venezia in bici da Padova vorrebbe dire passare lungo il Brenta e le sue ville, se non fosse che l'itinerario non è segnato e mi sono un po' perso riprendendo la strada solo a Dolo. Devo aver aggiunto un po' di chilometri, se per caso non mi fossero bastati.

Poi si arriva a Marghera, che è il peggio di Venezia, anzi dell'Italia o forse del mondo. Che ironia, il meglio sulla laguna e lì di fronte, neanche troppo nascosto, gli orrori che l'umanità ha prodotto negli ultimi 50 anni. Ma, lasciato alle spalle l'obbrobrio di zone chiamate Viale dell'Azoto o simili porcherie che sembrano una beffa, si arriva al ponte. Questo è il culmine della presa in giro e della disorganizzazione perché con una città turistica come Venezia e un flusso di gente che arriverà anche in bici, ci si trova in mezzo a corsie di superstrade costruite tra zone selvagge di parcheggi non curati con cartelli alla bell'e meglio, asfalto penoso...

 

Non che la bici a Venezia sia comoda o nemmeno utile. Per arrivare a SS. Giovanni e Paolo l'ho dovuta sollevare su una dozzina di ponti carica del bagaglio. E il giorno dopo l'ho trovata con una gomma a terra, perciò ho concluso questa avventura rientrando in treno a Padova.