La Xi'an moderna

Giungo in città a metà del pomeriggio e piove ancora. Osservando dai finestrini dell'autobus il brulicare di ombrelli e il movimento di auto, mi tornano alla mente i pensieri del ragazzo di ieri, così amari nei confronti del suo paese. Capisco pienamente e condivido il suo disagio di fronte a una dimensione commerciale così pervasiva. Ma sono certo che molti altri saranno di diverso avviso e approvano il corso nuovo che ha imboccato la Cina. Del resto tanti altri paesi nel mondo stanno vivendo fasi laceranti dello modernizzazione e le affrontano convinti che sia la strada giusta e da percorrere ad ogni costo. Anche l'Europa vi è passata e quello che vediamo oggi non sono che le ceneri del vecchio continente.

Mi rifugio al ristorante tradizionale di ieri, dove anche Miranda è tornata per un piatto spaghetti fatti a mano. Il mio delizioso piatto è condito con pezzettoni di cipolle dolci, ciccioli di carne e pomodoro.

22 agosto. È domenica e voglio visitare il museo. Esco dal perimetro della città antica, che tanto antica non è rimasta pur essendo delimitata dalle mura, seguo un viale alberato, abbastanza piacevole, circondato da una selva di costruzioni altissime. Numerose sono quelle non ancora terminate, ma si presentano già con la facciata ricoperta da immense vetrate; altre vivono gli stadi iniziali del cantiere, circondate da gru. Presto qui sarà tutta una foresta di grattacieli. Le marche della moda sono già insediate nei loro splendidi punti di vendita, ma gli operai sono al lavoro anche oggi che è domenica.

Al museo l'entrata è gratuita, ma bisogna richiedere il biglietto e la coda è spaventosa. Rinuncio disgustato per questo sistema di complicare le cose semplici. Mi imbatto in Ravinder e passeggiamo per la città. Anche lei parte stasera in treno e dopo un'ora toccherà a me. Quindi organizzo i bagagli, saluto tutti e mi preparo ad affrontare la ressa dei trasporti ferroviari in questo periodo di vacanze. I biglietti sono scarsi e temo di aver difficoltà per il prossimo spostamento. Ma affronterò una cosa per volta, partendo dal viaggio di stanotte e dalla ricerca di un alloggio a Kaifeng, visto che non ho avuto fortuna con couchsurfing.

Il piazzale davanti alla stazione di Xi'an sembra l'entrata di un formicaio. Ci si incanala tra transenne che portano all'ingresso dell'edificio dove il bagaglio viene scansionato. I poliziotti con un lettore ottico registrano i cittadini cinesi che tendono disciplinatamente la propria carta d'identità. Io, straniero, mi sento ingiungere dall'incaricato di passare avanti. L'atrio è gremito di gente e ci si deve suddividere nelle diverse sale d'attesa al pian terreno e al primo, a seconda del treno che si prenderà. I sedili non sono sufficienti per tutti e molti attendono in piedi. Intorno ci sono banchetti dove vendono zuppe istantanee, sigarette, frutta e articoli utili per il viaggio.

In tasca stringo tra le dita il biglietto, un pezzetto di carta che vale un perù. Perderlo sarebbe un disastro. Chi annulla il suo viaggio in questi giorni si vede offrire prezzi incredibili dai bagarini perché la scarsità di posti sui convogli fa sì che i biglietti possano piazzarsi a cifre alte.

Nell'immensa sala d'attesa al primo piano stanno aspettando praticamente tutti i passeggeri del convoglio che ha origine qui a Xi'an, facilmente un migliaio di persone. C'è gente di ogni tipo: studenti in rientro dalle vacanze, campagnoli con fagotti legati alla bell'e meglio, gente di città. Chi sta seduto, se la cava: alcuni ingannano l'attesa mordicchiando zampe di pollo che vengono distribuite anche ai bambini, o sorbendo minestre pronte. Chi è in piedi come me sta solo sperando di prendere posto sul treno prima possibile.

Si aprono i cancelli e si passa la barriera del controllo dei biglietti. La massa incanalata nei passaggi si dirige lungo il sovrappasso che scavalca i binari e poi scende alla banchina. Mi sento spingere dalla folla e urtato dai bagagli e dai sacchi in cui traspaiono minestre pronte a non finire. Sto già temendo per le condizioni in cui verseranno i vagoni dopo che tutta questa gente avrà mangiato e avrà usato i bagni.