Il treno verso Hué

Image12 gennaio - Siamo ormai all'imbrunire. Dalla banchina lungo i binari ho appena visto entrare il treno in stazione, un treno disumano. Prima che apparisse la sua forma, ho sentito il tenebroso fischio giungere da lontano; poi il chiarore dei suoi fanali si è tagliato una strada attraverso l'aria umida e scura. La potenza imponente della macchina che già avanzava a passo d'uomo prima di entrare in stazione si è inizialmente manifestata con il riflesso della luce abbacinante sulle lucide rotaie, senza ancora che si vedessero i raggi diretti provenienti dai fanali, ancora nascosti da una curva sulla via ferrata. Anche se ora la macchina è un dato di fatto nella civiltà contemporanea, trovo che la potenza della locomotiva mi affascina ancora come faceva con i primi poeti inglesi della Rivoluzione industriale.

D'improvviso è apparso l'accecante fulgore di tre fuochi, uno enorme posto al vertice del triangolo. Impossibile mantenere lo sguardo fisso su questa sorgente di luce, ma guardando nella loro stessa direzione vedevo la notte, ormai quasi del tutto calata, penetrata in profondità da questi potentissimi getti di luce. Sono sfilate prima le carrozze con i sedili di legno, ordinate e decorose, indi quelle con le poltrone su cui avevo prenotato un posto per il lungo viaggio notturno che mi porterà fino a Hué.

Non c'erano vagoni letto, quindi l'unica soluzione era la poltrona per l'intera durata del percorso dalle 18 di stasera fino alle 7 di domani mattina. La carrozza, il cui interno emana un vago odore di muffa umida, è colma di passeggeri con pacchi e bagagli. Il treno è diretto a HCMC dove arriverà dopo non so quante ore ancora di marcia dopo Hué, una vera odissea.

Mi è piaciuto aspettare il treno nella sala della stazione. L'edificio è di stile coloniale e mostra un'eleganza geometrica, con infissi d'epoca. È dipinto probabilmente con lo stesso colore giallo crema usato al tempo della sua costruzione. Il buon gusto è purtroppo rimasto solo nelle vestigia del passato perché il Vietnam si sta riempiendo di case assai bizzarre. Hanno per lo più una facciata strettissima, in modo da ridurre gli oneri fiscali commisurati all'occupazione del fronte sulla strada, ma sono profonde e alte tre o più piani per recuperare il volume perso sulla prima dimensione.

Image Per la loro forma ridicola, queste costruzioni le ho battezzate case-fetta perché sembrano una fetta di torta tagliata con il coltello, soprattutto quando sorgono isolate piuttosto che addossate le une alle altre. Ma a parte questo, sono decorate con gusto spaventosamente volgare fatto di colori strani ed elementi architettonici quali frontoni, capitelli e ringhiere elaborate di acciaio luccicante. Come se non bastasse sono spesso coronate da una specie di torretta all'ultimo piano sormontata spesso da una cupola o una piramide, apoteosi del cattivo gusto.

Città e campagne si riempiono di questi orrori, sicuramente prodotto di un certo benessere, ma troppo lontane dalle tradizioni costruttive del passato. Non vedo più le belle e semplici case rurali di legno, a volte su palafitte e con tetto di paglia che trovavo nelle campagne di Lai Chau…