Il porto di Aden

ImageCi rechiamo al centro culturale francese dove lavora Sarah come direttrice da pochi mesi. Verso mezzogiorno prendo il pulmino verso la città e passeggio per le vie del centro tra i negozi. Il sole è molto caldo.

Parecchi edifici sono costruiti in pietra e risalgono probabilmente al periodo coloniale, l'epoca d'oro del porto di Aden. È una città particolare, affacciata su rotte commerciali un tempo strategiche e anche ora riveste una grande importanza, ma il suo porto sembra in decadenza, per diversi motivi, tra cui episodi di terrorismo accaduti nelle acque del bacino ai danni di interessi straanieri. Si nota la presenza di persone di diverse provenienze e la sua storia affascina, la sua stessa conformazione naturale vulcanica protesa nel mare, anche se non ci sono attrattive turistiche di prima importanza.

Mi siedo per bere un frullato in un bar mentre un marinaio si affaccia dal tavolo vicino per parlarmi in modo impertinente. È piuttosto grassoccio, anche in viso, e porta occhialetti rettangolari dai vetri affumicati: potrebbe essere in tutto e per tutto il personaggio di un romanzo marinaresco di Conrad. Senza pudore affonda pervicacemente le dita nelle narici e mi rivolge petulanti domande, alle quali non avrei obiezione a rispondere educatamente se anche lui rispondesse alle mie, ad esempio di che paese è, ma sembra che giochi agli indovinelli. Parla un inglese con accento indiano, ma forse è arabo.

Si avvicina un mendicante e con tono irritato e comico questo personaggio mi ingiunge di cacciarlo via. Ignoro questa sua ulteriore maleducazione, ma sono ormai infastidito e gli faccio capire che non intendo proseguire questa conversazione indisponente: fingo di immergermi nella lettura, per poi scambiare due battute con il papà di un bambino seduto al mio tavolo.

Nel primo pomeriggio mi incontro con Sarah. Compriamo un pesce al mercato e ce lo facciamo arrostire in un ristorante. Poi andiamo per negozi e quando Sarah torna al lavoro io prendo un pulmino che mi porta in un'altra zona della città, il porto di Mu'alla. Da qui si vede il grandissimo bacino naturale chiuso dai bastioni delle montagne vulcaniche e le loro pendici che formano bracci protesi nel mare.

Sarah questa sera lei è invitata a un matrimonio, la parte femminile, e quindi andrà da sola alla festa. È molto incerta su come vestirsi; se rispettare l'etichetta locale che la vorrebbe coperta della palandrana di velluto cremisi di dubbio gusto che le ha prestato un'amica, oppure essere sé stessa e portare un suo vestito con il rischio di non avere una tenuta appropriata.

Rimango in casa da solo qualche ora, ma verso le 23 sento suonare il campanello. È Sarah. Mi racconta delusa che gli uomini sono arrivati molto prima del previsto e la riunione delle donne si è dovuta sciogliere in fretta e furia. Non ha potuto partecipare alle danze come desiderava. Rimaniamo svegli a parlare fino a tardi.