Su per il Wadi Daw'an

Anche ieri sera la giornata si è chiusa con il rito del qat che io e Adnan abbiamo masticato fino alle 2 di notte. Forse questa volta ho sentito un leggero effetto eccitante perché ho faticato a prendere sonno. Ma l'effetto più grande è stato lo sfregamento delle foglie più coriacee sulla gengiva che si è irritata. Géraldine, quando mi ha visto con un'abnorme palla in bocca, è scoppiata a ridere, ma io gemevo dal fastidio.

Géraldine passa a darci la sveglia e il buongiorno alle 9, ma noi continuiamo a dormire per un'altra ora. Poi ci pieghiamo ai suoi voleri di fare la colazione nel palmeto con la frutta comprata ieri sera, una specie di bizzarro picnic. L'idea della piscina non le è ancora uscita di mente e ritorna a bomba rivolgendo nuovi rimproveri ai padroni dell'albergo. Poi ha la malsana trovata di rimediare alla piscina pubblica, proposito insensato da cui riusciamo a farla desistere, dato che il loro rientro è fissato con il pulman delle 13.30.

Saliamo tutti sullo stesso mezzo, ma loro tornano a Sanaa, mentre io mi faccio lasciare a Qatn da dove cercherò di arrivare a Sif, in un ramo del wadi chiamato Daw'an, famoso per la sua bellezza, ma difficile da esplorare per mancanza di trasporti pubblici. La distanza è per di più considerevole. Nel tratto di strada tra Sayun e Qatn, forse di 40 minuti, mangio un po' del riso con il pesce che avevo comprato e così mi sfamo.

Mi congedo dai miei amici e da Qatn prendo un pulmino che mi lascia a un posto di blocco. Qui i servizievoli soldati si fanno parte attiva per trovarmi un'auto che mi porti su per la valle. Alcuni autisti avanzano richieste di denaro assurde per prendermi, ma so che è solo questione di pazienza. Infatti dopo tre quarti d'ora di attesa, un autista cerca di formare un pulmino di passeggeri. Si contratta una tariffa tra tutti e mi oppongo fieramente a differenziazioni di prezzo a mio svantaggio. Concordiamo la tariffa di 350 riyal, spuntati dopo una contrattazione in puro stile Géraldine, determinato ma simpatico e con argomentazioni ben esposte.

Risaliamo lo stupendo Wadi Daw'an con enormi bastioni di roccia che lo delimitano sotto un cielo dai colori unici. Si vedono villaggi, case, rocche costruite in mattoni di fango in uno stile del tutto originale, alcune in estrema rovina, altre perfettamente mantenute. A un incrocio ci fermiamo: si deve aspettare un altro passeggero. Alcune gocce di pioggia diventano via via un acquazzone che bagna la strada e la campagna. Scendo dal bus e mi riparo sotto una tettoia. Un ragazzo tiene legata a una catena una bellissima scimmietta che si muove come un essere umano in miniatura. L'ha catturata nella zona. La pioggia diventa fortissima, è una vera benedizione dal cielo su questa arida terra e un raro evento naturale. La tettoia non basta più per ripararmi e rientro nel bus.

Presto numerose cascate d'acqua fangosa iniziano a scendere dai dirupi, in getti continui che formano torrenti e invadono la strada costruita senza ponti. Passiamo dal meraviglioso villaggio di Hajarayn che visiterò domani, indi arriviamo a Sif.

Mi sento ormai dentro nell'avventura. Sono l'unico ospite del semplice albergo di quattro stanze, con i materassi per terra e splendide porte di legno intagliato. Mangio in un ristorantino sulla strada e il padrone mi dà indicazioni per continuare il viaggio domani su per la valle, che dice essere sempre più bella, piuttosto che dirigermi immediatamente verso la costa. Alle 21 il villaggio è già buio e capisco che vogliono chiudere il ristorante. Le case sparse sul fianco della montagna sono quiete; pochi giovani parlano per strada sotto un lampione. L'aria è bellissima, ma non ho altro da fare che ritirarmi presto e recuperare il sonno perduto per sfruttare al meglio la giornata di domani.