La costa del Mar Nero. Sumela

Il monastero di Sumela10 agosto - Mi sono dovuto alzare alle 6 per tornare a Yusufeli ma ho dormito meravigliosamente, con l'aria fresca tra soffici e spesse coperte, accompagnato dal rumore del torrente. Mi ha però punto un insetto e sono un po' gonfio sotto l'occhio. La colazione è uno spettacolo con formaggio, miele nostrano, olive, cetrioli e pomodori, oltre all'immancabile tè. Sono contento di questa tappa rapida, un po' illogica, ma molto piacevole per il posticino in cui ho soggiornato e la compagnia di ieri sera.

Alle 8.3 sono a Yusufeli aspettando il pulman per Trabzon in compagnia di un israeliano che è venuto a fare trekking su queste montagne. Ho scoperto che è un posto frequentatissimo dai suoi connazionali. Lui è ebreo di origine rumena e parlando, riflette sulle parole che deve dire, condendo il discorso con espressioni significative e divertenti. Evito di toccare argomenti di politica che verrebbe normale affrontare, quando dico che sono stato a Gerusalemme e in Palestina l'anno scorso, che dovevo andare in Libano quest'estate… con quello che sta succedendo ora! Non voglio fare l'errore di giudicare la persona a priori.

Sul pulman ci sono anche due dei francesi che ho conosciuto a Kars e decidiamo cercare accoglienza nella foresteria della chiesa di Trabzon. Arriviamo stanchi dopo il lungo viaggio di 7 ore e troviamo questa casa, in posizione centrale rispetto alla città. La scorsa primavera un fanatico ha assassinato un prete italiano in questa stessa chiesa e la sorella si trova ora qui in visita.

Organizzo il viaggio di domani verso Samsun e cerco di farci stare anche la visita al monastero di Sumela. Mangio con i due francesi e poi andiamo al molo del porto dove vediamo sorgere una luna rossa. Ci intratteniamo un po' con il guardiano rumeno e sua moglie, che vivono il loro compito qui in Turchia come due convintissimi missionari. Arrivano anche tre polacchi.

11 agosto - Mi alzo presto, prima delle 7, cercando di non fare troppo rumore per non svegliare Cyril. Prendo la direzione della fermata dei pulmini, ma mi dicono che per Sumela ne parte uno diretto alle 10. Queste due ore e mezzo di attesa mi potrebbero fare perdere il pulman delle 15 per Samsun, ma garantiscono che al ritorno mi lasceranno all'otogar in tempo. Visito il monastero, interessante soprattutto per la posizione, anche se molto restaurato. Cerco di mangiare qualcosa e due signori olandesi molto carini mi invitano a sedermi al loro tavolo, ma non riusciamo a ordinare niente perché il ristorante è affollatissimo.

Alle 15 prendo il pulman Metro, un bel mezzo. Salgono molti giovani che immagino stiano partendo per il servizio militare, a giudicare dalle scene di addio alla stazione e lungo le fermate piene di lacrime, abbracci, addirittura segnate in un'occasione dallo scoppio di petardi.

Arrivo a Samsun alle 23, aspetto il servis per entrare in città e mi faccio lasciare alla chiesa. Suono una volta senza ottenere risposta, ma non me la sento di insistere. Una persona nei paraggi dice di conoscere la persona che ho di riferimento e suona per me parecchie volte ma non apre nessuno. Così prendo un albergo nei dintorni e scopro che anche Cyril e Brigitte sono qui. Gli lascio un biglietto sotto la porta per incontrarci domani.

Le tombe rupestri di Amasya12 agosto - Incontro i due amici francesi per strada. Gentilmente mi hanno già comprato il biglietto per Amasya con partenza alle 11. Faccio colazione e poi prendiamo il servis per la stazione degli autobus. In due ore arriviamo a destinazione.

Iniziamo a esplorare insieme la città, carina, sotto un sole impietoso e un'aria secca, ben diversa da quella umida della costa che faceva colare di sudore. Incontriamo altri due francesi del gruppo di Kars con cui ci riuniamo alle 18 per bere un bicchiere prima di salutarci. Brigitte e Cyril partono per Istanbul alle 20.30, mentre gli altri due partiranno domani.

Sono confuso sul programma per i prossimi giorni. Ho il rimpianto di non aver visitato Urfa, ma la distanza non mi permette più una deviazione nella discesa verso la Siria. In qualche modo troverò di che occuparmi. Dopo aver mangiato qualche dolce con una tazza di tè nella piazzetta davanti all'albergo, passo la serata passeggiando lungo il fiume, con molta gente in giro. L'aria è ora piacevolissima, tiepida e di brezza.