Ultimi giorni a Fes

Image2 maggio. Rivisito con piacere la grande città, la grandissima medina di vicoletti e di stradine impossibili da seguire senza perdere l'orientamento. Ma questa volta mi sembra meno la bestia nera che mi era apparsa all'epoca della prima visita. Un po' perché questa volta sono in compagnia di un vero "fassi", Mohamed, che è cresciuto tra i vicoli e passeggiando per la città, è spesso richiamato dai saluti di vicini e parenti.

Addirittura da piccolo ha avuto un'esperienza di lavoro nelle incredibili concerie all'aria aperta, il primo posto che andiamo a vedere una volta entrati dall'accesso di Racife. I colori e gli odori, l'ambiente di lavoro, le vasche incassate con quell'acquerugiola che mi inumidisce i piedi mentre mi barcameno tra i bordi per meglio osservare: è tutto così incredibile. L'ho visto tante volte in fotografia, questo posto, ma rimane davvero una vista notevole di Fes.

 

Per il resto la città oggi è piuttosto spopolata, essendo venerdì. I negozi sono per lo più chiusi, poca gente si aggira per i vicoli, perfino i turisti scarseggiano. Non troviamo un posto per mangiare e decidiamo di andare a Sfrou. Saliamo alla cascata e alla zawiya per camminare un po' e da lì si ammira un bel panorama sulle campagne ondulate.

Il tramonto lo godiamo dalle tombe dei Merinidi. I ruderi marcano il posto da cui si contempla la grandiosa costruzione di una città vetusta racchiusa in un'ampia conca e fatta di una distesa di costruzioni così fitte da sembrare un labirinto, anche dall'alto. Solo la cupola verde piramidale della moschea dei Qarawiyyin spicca in mezzo a questo dedalo di costruzioni.Image

Ci siamo invitati a cena da una parente di Mohamed e saliamo a casa sua per mangiare il couscous. A dire il vero a pranzo avevo già mangiato ottimi kefta alla brace e non mi sento proprio affamato, ma quando arriva la grande zuppiera stracolma di semola e carica di verdure che nascondono una squisita carne bollita, sono ancora in grado di apprezzarla, anzi di dire che si tratta di una prelibatezza.

Non è possibile una grande conversazione. Mi sono reso conto che sapere l'arabo in Marocco è probabilmente superfluo. Forse utile solo per leggere delle scritte che comunque non corrispondono alla denominazione dialettale. Meglio ricorrere al francese per una conversazione e se proprio occorre dire qualcosa per sopravvivere, si può usare l'arabo.

Il loro dialetto è così diverso, così incomprensibile, così mozzo di vocali che perfino gli arabi del Medio Oriente lo trovano incomprensibile. Conosco persone dai due estremi del monto arabo che a Bergamo parlano tra di loro in italiano perché è un mezzo di comunicazione più efficace di un arabo che non corrisponde. In taxi, notavo anche una strana intonazione, che sarebbe ben difficile da imitare con naturalità, quando una frase parte da un tono altissimo di voce per scendere in scala fino al limite inferiore della voce umana.

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In ogni caso, il marocchino spesso non si sente a suo agio con un arabo meno dialettale. Quando le chiedo come si prepara il couscous, Saaida si sente in dovere di sforzarsi a parlare una lingua meno locale, ma il suo tentativo la fa sentire in imbarazzo. Anche le bambine si sentono probabilmente sui banchi di scuola se devono tentare qualche frase di arabo classico. Per quasi tutti, è meglio il francese assurdamente.

3 maggio. Ho solo mezza giornata perché nel pomeriggio parto. Facciamo comunque una camminata attraverso Fes el-Jadid, la Mellah e ritorniamo a Recife, dopo aver mangiato nel posto che cercavamo ieri. Un posto senza pretese, ma simpatico e con cibo buono. Poi prendiamo un caffè in un caratteristico bar a soppalco che sembra essere un reperto degli anni '70, immagine di un Marocco decadente o démodé, che avevo colto già anni fa in certi bei locali delle città.

Sono innamorato di questi posti con tanti anni alle spalle che non rinnegano il proprio passato e la loro età, anche nel loro aspetto.Image Ho fatto marciare molto Edy e Mohamed in questi due giorni e penso che abbiano bisogno di un po' di riposo dopo tanto movimento. È stato stupendo rivedersi in un ambiente così diverso da quello a cui ero solito incontrarci, in un mondo nuovo a qualche migliaia di chilometri.

Per stasera ho in programma di passare la notte nell'aeroporto di Hahn, sdraiato per terra, dove aspetterò il volo per Bergamo di domani mattina all'alba. Per ingannare la fame, sempre che mi venga dopo questi due giorni di gozzoviglie, mi compro qualche spuntino, ultimo ricordo del Marocco che allevierà il peso del ritorno a casa.