Gita in montagna

Venerdì scorso sono stato in montagna con un gruppo di siriani. Eravamo almeno 40. Sono stato invitato da Ahmed, che mi ha telefonato per dirmi di questa iniziativa e la sua chiamata mi ha fatto molto piacere, mentre stavo tornando a casa a passi stanchi nei vicoli semi oscuri di Bab Tuma. Mi ha detto: "Stasera ci vediamo per stare un po' insieme anche con altri amici (che sono palestinesi)" e ho accettato volentieri. Poi mi ha detto anche della passeggiata per il venerdì.

La passeggiata è andata bene, naturalmente in stile puramente siriano, cioè con 30 minuti di cammino su un fianco di montagna abbastanza scosceso e poi la doverosa istiraha (riposo) per la colazione, che si è protratta per parecchie ore, perché è diventata pausa anche per il pranzo e poi per cantare canzoni arabe e ballare dabke all'ombra degli alberi. Questa pausa è terminata solo al momento di scendere per tornare a Damasco nel tardo pomeriggio. Per fortuna che ho preso coraggio per salire alla cima della montagna a un certo punto, spinto dalla disperazione di sentire tutte queste canzoni cantate da cori per lo più stonati e accompagnate da chitarra e tamburo.

Invito a casa 

Durante la settimana ho pensato bene di organizzare un invito con alcune persone della gita. Nella mia idea si doveva trattare di un tè o caffè tranquillissimo dopo cena con Ahmad, Hussein, Katarina e Sheina. In realtà da quattro invitati, mi sono trovato il terrazzo di casa invaso da 8 persone e quando pensavo che tutto stava tornando alla normalità, suona il telefono di Ahmad ed è Firas che sta per arrivare con due vassoi di shawarma da mangiare per tutti. E stata una piacevole compagnia, ma ero un po' sulle spine perché non sapevo come la prendessero i padroni di casa, con tutte quelle persone in giro, che naturalmente si sono messe a cantare per giunta (sotto voce almeno...). E infatti il giorno dopo ho avuto il messaggio da Amal, riferito per il tramite di Marie-Anne. Dice che non vuole estranei in casa, tanto meno se sono musulmani... qui i cristiani sono così, molto arroccati e tenaci, ma mi sono detto più volte che se così non fosse, sarebbero stati spazzati via da chissà quanto tempo dall'aggressività dell'islam.

Lattakia

Questo fine settimana sono stato a Lattakia nella casa affittata dalla niqabat al fannanin, sindacato degli artisti, di cui fa parte Firas. Appena arrivati il guardiano del complesso si è messo le mani nei capelli, perché la notte prima nell'appartamento per 10 persone c'erano 15 ospiti in soprannumero e ha considerato noi tre in aggiunta al numero già impressionante di presenti. Così ci ha fatto prendere un'altro appartamento in affitto e qui ci siamo sistemati. Ma anche qui il conto dei letti non tornava: 8 posti letto in quattro letti matrimoniali più due divani contro 13 persone. Non so come, ma sono in qualche modo riuscito ad avere un posto per dormire, perché ero molto stanco dopo una notte di musica a tutto spiano che veniva dalla casa di fronte a Damasco e il viaggio. Prima di dormire ci siamo però dovuti sorbire la classica serata siriana con le musiche tradizionali cantate dai presenti e questa volta con l'accompagnamento del suonatore di liuto del sindacato. Per lo meno conoscevo questa volta almeno una canzone, la bella Risala min tahta al ma', di 'Abd al Halim, un pezzo classico con parole di Nizar, che mi piace molto. Ma a parte questo, il resto è stato un succedersi di canzoni e di dabke a non finire.

Un arrivo dall'Italia

Questo è orami l'ultimo fine settimana libero. Mi spiego: domenica arriva mia madre dall'Italia su un invito che le avevo rivolto prima di partire. So che in queste ultime due settimane prima di ritornare a casa, la sua presenza cambierà un po' le mie abitudini e dovrò cercare di farle apprezzare le cose belle della Siria, senza che si senta troppo isolata, dato che non parla praticamente una lingua straniera, se non poco francese, e tutte le persone che frequento qui sono straniere di svariate nazionalità, ma non parlano italiano. Ma nello stesso tempo non voglio estraniarmi dall'ambiente che mi ha accompagnato per queste settimane, non voglio cioè vivere troppo la vita del turista che visita, si stupisce o brontola per qualche disservizio o disagio, fa un po' di foto e con questo si ritiene soddisfatto. No, voglio continuare a vivere di un residente, per quanto straniero e ormai purtroppo con la partenza molto vicina. Inoltre dovrò conciliare questa esigenza con l'impegno che dovrò mettere nell'ultima settimana di studio che si chiude tra l'altro con l'esame finale.

Domenica sono andato all'aeroporto a prenderla e l'ho fatta accomodare in una stanza che le ho procurato vicino alla mia in Bab Tuma. Siamo stati poi con Marie-Anne a trovare Um Bassam, la vecchietta nel quartiere che affitta la stanza a Tareq, il siriano di Siviglia che abbiamo conosciuto io e Jesús.

Um Bassam è un personaggio. Distribuisce benedizioni a tutti, si fa segni della croce in continuazione mentre parla e ti scruta con degli occhietti proprio furbi che sembrano scavarti nell'anima. Un figlio le è morto in un incidente durante il servizio militare anni fa e ora vive da sola affittando le camere della sua casetta che sembra costruita pezzo per pezzo senza logica, mentre suo marito vive a Ma'lula. La camera di Tareq sembra una chiesa: ho contato 43 immagini sacre di varie dimensioni che riempiono gli scaffali e le pareti. Uno spettacolo!

Busra al-Sham

Durante la settimana mia madre ha visitato Damasco un po' per proprio conto, in parte con me nel pomeriggio. Siamo stati poi a Busra al-sham, la bella città romana quasi al confine con la Giordania in una gita di mezza giornata. Nell'attesa del pulman del ritorno un gruppo di bambini mi si è avvicinato per parlare e due in particolare hanno esperito un vano tentativo di convertirmi all'Islam.

Ma'lula e il colonnello

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Il giorno seguente siamo invece stati con il mio amico 'Ammar a Ma'lula, che lui stesso non aveva mai visto. Siamo partiti con il minibus e siamo arrivati davanti al convento di Santa Tecla dove abbiamo preso un buon pasto alla siriana nel ristorante semplice ma buono dove ero stato l'inverno scorso. Poi abbiamo iniziato la visita dei vari conventi e chiese di questo villaggio straordinario. Mentre scendevamo dall'alto del convento di San Sergio lungo la strada si è fermata un'auto per raccoglierci. Era un colonnello dell'esercito con un tipo inglese e un altro siriano che hanno voluto accompagnarci a Sednaya in auto. Eravamo in 6 come sardine, ma è stata una bella occasione per vedere anche questo bel convento che domina con la sua imponenza tutta la valle. Ci siamo interrogati a lungo sull'identità di questi personaggi, soprattutto dell'inglese che potrebbe essere un commerciante d'armi... Tra l'alto sulla strada per Sednaya abbiamo incontrato quell'olandese dall'aspetto molto hippy che avevo visto a Deir Mar Musa e che a sua detta sta andando a piedi a Gerusalemme, partito da Amsterdam. Ma di strada ne ha fatta poca dall'ultima volta...