Camminata a Deir Mar Musa

ImageNell' ultimo fine settimana sono stato a Dair Mar Musa, un monastero cristiano antico che si trova appollaiato sulle montagne proprio al margine del deserto. Sono partito con Géraldine e abbiamo deciso di fare la strada a piedi. Siamo arrivati a Al-Nabak e da lì abbiamo iniziato sotto il sole del pomeriggio la salita sui colli desertici, senza ombra, ma almeno rinfrescati da una brezza costante. Al monastero abbiamo passato la notte e abbiamo incontrato per caso anche altri compagni di corso che erano venuti però dalla strada corta, che dura circa 20 minuti e sale a gradini dall'altro lato. Abbiamo dormito nel convento e mangiato tutti insieme con sempre davanti la distesa desertica e sotto un'infinità di stelle. Il giorno seguente abbiamo ripreso la strada, quella lunga, del ritorno, ma stavolta è stata molto dura dato il sole della mattina. Arrivati al margine del villaggio ci siamo seduti all'ombra di un albero fuori da una casa colonica e presto è spuntato il padrone che voleva a tutti i costi farci accomodare all'interno. Dopo poco è arrivato il figlioletto con bevande fredde per tutti noi (ed eravamo 5 perchè oltre a me e Géraldine si erano aggiunti due italiani e un americano). Poi è arrivata la moglie con altri due figli, e non erano tutti perché ci è stato detto che in tutto erano 8. Un bell'esempio di ospitalità medio orientale...

Lo stesso ci è capitato quando abbiamo cercato di fare autostop nella cittadina per tornare alla stazione dei minibus per Damasco. La prima macchina ha preso tre di noi, la seconda macchina ha caricato me e l'americano nel cassone posteriore per il trasporto di merce! Avremo aspettato in tutto 5 minuti appena. Naturalmente questo è uno degli aspetti positivi della cultura qui. Ce ne sono altri meno piacevoli e addirittura altri ridicoli. Per parlare di quelli ridicoli si può dire quanto sono pasticcioni nel fare tutto.

Pasticci arabi

 - nel migliore albergo di Damasco un cameriere serve il caffè agli invitati del convegno e aggiunge latte nelle tazze. Il bricco del latte è stracolmo e rovescia una certa quantità sulla moquette. Tuttavia, non contento, continua con le seguenti due tazze; non pensa che potrebbe semplicemente spostarsi sopra la tavola per evitare lo scempio;
- cartello enorme in una strada di Damasco dove i nomi sono scritti in arabo e in inglese. Dice: Avenue 8 Mrach (invece di March);
- dicitura in francese su un pacchetto di biscotti: "les petits gâteau délicieux ont rempli avec la vanille a parfumé la crème". Senza aggiunte né emendamenti!!

Finezze arabe

- uomo che si taglia le unghie dei piedi sulla porta del suo negozio in centro di Damasco;
- uomo che cammina in moschea senza scarpe con due buchi enormi sulle calze in corrispondenza degli alluci;
- signora velata che mangia una barretta di cioccolato nel minibus, si impiastra la bocca di cioccolato, poi, finito di mangiare, getta la carta dal finestrino;
- gente che si affanna per salire sull'autobus come morti di fame che assaltano il forno del pane, mentre non sono ancora scesi i passeggeri;
- conferenza: i relatori devono citare una persona e non ricordandosi il nome, riempiono la pausa di esitazione dicendo shu smo (come si chiama?). "il ministro shu smo";
- un partecipante alla conferenza che fa un intervento e si presenta dicendo di essere il muhandis (ingegnere). Qui ci tengono molto ai titoli, ai rapporti gerarchici, alle dimostrazioni di rispetto e di vassallaggio. Ma essere ingegnere qui spesso non vuole dire gran che come livello culturale...

Il "consolato" di Bab Tuma

ImageProprio sotto casa abbiamo il negozietto del signor Bashura che tutti chiamano Monsieur perché balbetta qualche parola di francese e ha lavorato anni addietro all'ambasciata di Francia. Non è che abbia la faccia molto sveglia, sembra sempre un po' intorpidito e non deve nemmeno essere un'aquila di intelligenza. Però oramai noi il suo negozio lo chiamiamo il "consolato di Francia" perché ci tiene molto a specificare il suo passato lavorativo presso l'ambasciata francese. Il suo negozio è un buco e c'è dentro di tutto. 

Poi Monsieur Bashura ti parla in francese appena c'è in giro qualche altro cliente, così fa vedere che sa una lingua straniera! Nel suo negozio c'è di tutto, tranne il latte condensato, che ho cercato presso di lui l'altro giorno, dato che Jesús ne aveva comprato una scatoletta in un altro negozio e mi era venuta voglia di fare un crème caramel. Madame Bashoura voleva darmi lo yogurt! Quando gli ho spiegato meglio cosa volevo, mi ha assicurato che in tutta Damasco non esiste cosa simile. Forse in Francia... ma a Damasco no e mi sono accontentato della sua spiegazione.

Questa è la foto che gli abbiamo fatto io e Jesús con Monsieur Bashura e gliene abbiamo anche dato una copia che lui ha molto gradito, tanto che continuava a ridacchiare divertito tra sé e sé come fa sempre e l'ha collocata su uno scaffale in bella mostra.

Il rinnovo del visto

Ho dovuto rinnovare il visto di ingresso in Siria e chiedere l'iqama, ovvero il permesso di soggiorno, passando dall'inferno della burocrazia siriana, che non posso di sicuro rendere in una descrizione succinta. Basti sapere che una volta trovato l'ufficio competente, si deve fare la caccia ai moduli, alcuni dei quali sono venduti a uno sportello, altri in un negozio sotto. Poi bisogna compilarne 3 copie identiche, appiccicare il francobollo comprato in un altro negozio, far fare le fotocopie del passaporto in un altro bugigattolo e pazientemente mettersi in coda allo sportello dove tutti di passano davanti con la massima impudenza (se cuelan!! mi piace detto in spagnolo).

Così, una volta arrivato al fronte di battaglia, cioè davanti all'impiegato, ho deciso di passare avanti anch'io per non rimanere a vita in quella postazione e ho teso tutte le mie carte al poliziotto, il quale le ha prese scegliendo da tre mani di altrettanti postulanti. Poi purtroppo il capitano che doveva firmare la pratica (è il cittadino a dover rincorrrere le varie firme tra i vari uffici, naturalmente), mi ha respinto la domanda perchè diceva che le foto non erano abbastanza recenti e ho dovuto rifarle. Ho quindi portato il tutto con le foto nuove al capitano, indi a un altro ufficio dove l'impiegato, che stava dormendo con la testa sul tavolo, si è svegliato apposta per me per registrare i miei dati. Infine ho riportato il tutto al primo sportello dove un impiegato, infastidito dalla mia domanda su quando potessi ritirare tutto, mi ha detto di andarmene via!!! E non mi ha rilasciato nessuna ricevuta naturalmente.

Io e Jesús eravamo esterrefatti e divertitissimi soprattuto quando alcune altre spagnole che doveva specificare l'indirizzo di residenza in uno dei famosi moduli si sono accorte di non saperlo. Così hanno cercato di telefonare al padrone di casa dal loro cellulare, ma non capivano cosa dicesse e hanno quindi pensato di passare il telefono all'impiegato all'altro lato dello sportello, e costui per tre volte ha perso la linea e si è anche un po' alterato... Non ce la facevo più dal ridere.

Io dico che gli arabi dovrebbero avere uno sportello speciale nelle questure italiane con un trattamento simile a questo, apposta per loro. E guai chi si lamenta!

Lo studio in università

Con lo studio procedo bene. Non voglio annoiare sugli argomenti che trattiamo, perché so che non sono dell'interesse di tutti, anzi sono sicuro che sono dell'interesse di ben pochi, quindi salto i dettagli. Abbiamo comunque tre professori, di cui uno è un uomo del partito e guarda caso è anche il direttore del centro. Le sue lezioni sono strane, sono un insieme di citazioni di versi poetici di autori disparati, frammiste ad accenni di teorie sulle scuole di critica letteraria psicoanalitiche e filosofiche. Ci ha proposto un racconto di un autore siriano, Zacaria Tamer, che era senza alcun senso e abbiamo dovuto scrivere un commento. Ma almeno abbiamo anche studiato alcune poesie del grande Nizar Qabbani.

Un altro professore ci insegna letteratura antica e sembra molto preparato e dà lezioni interessanti. Gli argomenti sono però un po' pesanti, o forse sono i testi ad essere difficili e quindi meno abbordabili. Un terzo professore, giovane, ci dà lezione di lingua, stilistica e retorica, ovvero come la intendono qui, elencazioni di casi, sottocasi e particolarità. Però anche con lui studiamo testi e li analizziamo.

L'uomo del partito, che è quello che ci ha proposto l'articolo sull'Iraq il primo giorno, ha pensato bene di proporci come secondo argomento niente meno che le Crociate, altro argomento molto neutro e poco controverso tra tutti i possibili. Io dico che molti  arabi, poveri loro, sono spesso frustrati e hanno bisogno di prendere una rivincita. Purtroppo lo fanno in una maniera tanto grossolana che l'unica cosa che si può fare è compatire questo approccio poco intelligente.

Perché? Lo dico subito. Il capitolo sulle crociate era tratto da un libro di scuola, naturalmente l'unico ufficiale, e parlava solo di efferatezze compiute dai crociati. Sia pure. Ma quando sono arrivato agli esercizi e leggo: "fai un paragone tra i crimini compiuti dai crociati durante il loro attacco alla patria araba e i crimini commessi dai sionisti di Israele nella Palestina occupata", mi sono detto che avevamo passato ogni limite. Il parallelo storico non ha nessun fondamento, si tratta solo di propaganda e di diffamazione.

Così durante la lezione, quando l'uomo del partito si lamenta che il mondo occidentale scredita costantemente il mondo arabo e gli dà un'immagine sempre negativa, accostando sempre il terrorismo alla parola arabo e musulmano (ma io dico che è purtoppo proprio così nella realta' dei fatti!), io ho preso la parola e ho detto che se i pregiudizi li ha l'occidente, altrettanti ne ha l'oriente su di noi. E gli ho citato l'esercizio sopra riportato, dicendo che è del tutto gratuito e senza fondamento fare un parallelo simile. Ha dovuto ammettere che i pregiudizi li abbiamo entrambi reciprocamente, ma ha aggiunto che la colpa di tutto è di Israele e dell'America, che hanno portato la rovina nel mondo intero. 

Saggia conclusione araba! Qui si parte sempre dalla cosiddetta teoria della cospirazione (di Israele contro gli arabi) per arrivare a conclusioni talmente assurde che diventano ridicole. Il bello è che il capitolo terminava elencando una decina di conseguenze delle Crociate che si riassumono in vantaggi che l'occidente ha usurpato agli arabi, come la bussola, l'architettura urbana avanzata, l'uso di cartine geografiche e altre cose che ci hanno permesso di avere il Rinascimento, di fare scoperte geografiche ecc. Che analisi oggettiva!