Ci spingiamo a Nablus

25 agosto - Oggi sono di riposo ed è la prima volta che mi alzo in camera a un'ora che non sia le 6.15. Ma le zanzare mi hanno tormentato e le urla dei pazienti nel cortile mi stanno già tirando giù dal letto. Nonostante l'accoltellamento di ieri notte e i disordini annunciati da al Jazeera a Toulkarm (5 uccisi da parte dell'esercito israeliano occupante) io e Doris partiamo per Nablus.

Bella, la città. Nablus è piena di manifesti di martiri uccisi dalla guerra e di scritte sui muri in caratteri calligrafici molto curati. Mi colpisce la chiamata alla preghiera dal minareto nella valle che risuona e riempie con voce suadente tutto lo spazio. Dall'alto lo sentiamo perfettamente amplificato.

Prendiamo un frullato e partiamo per il paese di Samadia dove visitiamo alcune rovine, ma soprattutto ammiriamo il bellissimo paesaggio di colline con uliveti, purtroppo punteggiato da insediamenti ebrei, ricordo delle ferite che piagano il corpo di questa terra.

 

Prendiamo un tè nella piazza sotto i pini davanti alla moschea che era una chiesa crociata. Torniamo a casa prendendo un pulmino che per evitare la deviazione di 20 km imposta dallo sbarramento attuale sulla strada diretta (sarebbero solo 6 km a Nablus), decide di tagliare per i campi di olivi per una lunga distanza. Gli dico ridendo che non vogliamo apparire nelle notizie di domani, se i soldati ci dovessero sparare contro!

Poi sul mezzo successivo siamo fermati per ben tre volte dai soldati per il controllo dei documenti, ma mi rendo conto dell'inutilità di questa sceneggiata. Il vero scopo è molestare i palestinesi, allungando i tempi di percorrenza, imponendo l'umiliazione dell'occupante sul debole e facendo sentire la presenza militare nemica. Infatti al primo controllo io e Doris, che stavamo parlando tra di noi, non ci accorgiamo che un passeggero sta raccogliendo i documenti per farli esaminare al soldato sbarbatello che ci ha fermati. L'assenza dei nostri passaporti passa del tutto inosservata! Al secondo blocco, dopo un pezzo di strada, decido allora di non dare intenzionalmente il passaporto a colui che li raccoglie nel minibus per vedere cosa succede. Ancora una volta il soldato non si accorge!

Al punto di controllo di Qalandia si verifica un grave ingorgo che ci tiene fermi immobili per più di un'ora e non riusciamo nemmeno a salutare Francesco e Yuri che partono stanotte per l'Italia.

26 agosto -Questa sera salutiamo Hiba e Jamile con l'ultima uscita prima della partenza. Compriamo knafe e lo mangiamo in un parco, con Hiba che incontra segretamente un suo spasimante tra mille telefonate sottovoce che mi sembrano una grande bambinata da parte di una ragazza di vent'anni e più... ma siamo in Medio Oriente.

Al rientro faccio un giro in città e incontro per strada un giovane che mi ferma e dopo i convenevoli si mette a raccontarmi la sua storia d'amore, chiedendomi consigli su come affrontare l'indifferenza e la freddezza della sua amata. Dopo almeno un quarto d'ora di conversazione e di scambi di opinioni mi dice che la sua fidanzata abita molto vicino a dove siamo posizionati, anzi ci sta ascoltando parlare. In effetti guardando su, vedo una ragazza dietro una finestra che ci spia. Che strano corteggiamento!