Betlemme di nuovo

4 agosto - Nelle ore di pausa vado con Francesco a Betlemme e troviamo suor Donatella nell'ospedale della Caritas che ci parla della difficile situazione dovuta al muro, della mentalità del personale locale dell'ospedale, poco impegnato rispetto ai nostri criteri. Si lamenta dell'inattività delle parrocchie e dei rapporti tesi con gli ortodossi.

Poi visitiamo il laico ospedale di Bet Jala dove parliamo con il direttore. Raccolgo informazioni perché considero un futuro periodo di volontariato in una struttura come questa, che pare efficiente e moderna. Il direttore critica moderatamente iniziative come l'ospedale Caritas, in quanto dipendenti esclusivamente da aiuti esterni e quindi scarsi rispetto al radicamento sul territorio e alla crescita professionale locale. È convinto che occorra una volontà nella gente del posto. Parla poi di uno spirito che superi la lacerante divisione tra le confessioni cristiane, dove ciascuna ha la sua chiesa, il suo orto, i suoi fedeli, il suo ospedale. Avverte che questa è un'ulteriore debolezza dei cristiani in Palestina e in particolare di Betlemme, già dimenticata dall'Autorità per essere a maggioranza cristiana.

Daniel mi ha invitato già da tempo ad andare a messa con lui una sera. Lui ci va tutti i santi giorni. Sembra rapito in estasi dallo stare qui a Gerusalemme. Vive un lato mistico e spirituale, a quanto pare, forse un po' idealizzato: un giorno mi parlava con trasporto della pace che nota fra tre nostri pazienti, rispettivamente ebreo, musulmano e cristiano, quando passeggiano insieme (nel maledetto corridoio che odio!) tenendosi per mano e in un'istituzione cristiana. Qui tutti i pazienti sono registrati in base alla religione del padre che si acquisisce per automatismo, quindi anche i fuori di senno appartengano necessariamente a una religione, ovvero nella mentalità orientale a un gruppo sociale-religioso-politico.

A questo commento di Daniel, tra me e me, mi chiedevo come si possa parlare di pace tra le religioni riferendosi a queste persone che non sanno neanche di essere al mondo? Parliamo piuttosto di desiderio di pace nell'umanità senza attributi dovuti all'educazione… ma anche questa mi sembra una grande utopia, visto che la propensione è all'interesse personale, purtroppo.

Con Daniel non abbiamo mai passato una serata insieme, pur parlando a lungo e discutendo di varie cose in altre occasioni. Ho quindi deciso di accettare il suo invito per la sua amicizia. Andiamo a messa dai Gesuiti (dove mi fanno leggere le letture in inglese). Rimaniamo per cena invitati da Francesco.

Nella città antica troviamo una strada chiusa dalla polizia e apprendiamo che un arabo ha appena accoltellato un ebreo fuori da un bar.