Trek nel deserto di Giudea

17 agosto - Domani sarà giorno di riposo per noi, così nel pomeriggio partiamo verso Gerico e iniziamo la discesa nella splendida valle di Qelt, desertica e spettacolare. L'intenzione è di percorrerla tutta fino a Gerico, ma sappiamo che si tratta di una passeggiata di 4 ore o più. Inoltre abbiamo timore del calore e del fatto che ci spingiamo in una zona senza sorgenti d'acqua potabile. Partiamo comunque.

Dall'alto della valle il panorama è incredibilmente bello. Al fondo si intravede una piccola oasi con qualche palma e infatti giù incontriamo l'acquedotto che è un rivolo di acqua incanalata che scorre verso Gerico. Questa piccola vena di liquido che corre come argento vivo appare tanto più preziosa quanto è rara in un ambiente dominato dall'arsura e dall'aridità. L'aria torrida ci fa bere in continuazione e al canale non resisto alla voglia di buttarmi vestito nell'acqua per due volte, dimenticando di avere in tasca il portafogli. Con i vestiti grondanti riprendiamo il cammino. Dopo aver seguito l'acquedotto per un certo tratto incontriamo un pastore con cui scambiamo due battute.

Ci accorgiamo però di aver perso la strada del monastero e di essere saliti su una montagna al lato opposto con il sole ormai prossimo a tramontare. Incontriamo un altro ragazzo beduino con l'asino che insiste per accompagnarci al monastero. Noi speriamo di essere accolti qui per la notte, ma i monaci, data l'ora, non ci aprono e dobbiamo seguire per Gerico al chiaro di una splendida luna piena che nel frattempo è sorta. Bilal è sempre con noi e c'è anche il suo asino, che inizia a sbuffare di stanchezza. Vuole fare sedere Doris sulla bestia, ma è probabilmente solo una scusa per tener la mano sotto la coscia di lei! Doris rifiuta alle insistenze e alla fine Bilal si rassegna.

A Gerico troviamo un albergo grazie a due giovani militanti di Fath. È molto squallido e un bello scarafaggione dalle lunghe antenne spunta dal gabinetto appena entro in bagno. Mentre faccio la doccia l'acqua si interrompe e rimango mezzo insaponato, ma ci portano poi un secchio.

Dopo un panino di falafel saliamo a un bar di ritrovo sulla collina dove conversiamo piacevolmente con i due nostri accompagnatori appena conosciuti e sorseggiamo un tè, mentre un ufficiale dell'Autorità palestinese viene presto a dilettarci con una suonata di liuto.

Qui si respira un'aria del tutto diversa da quella di Gerusalemme. Dappertutto poster di Arafat, tutti parlano di questo grande Abu Ammar. Ci accorgiamo dei privilegi riservati ai personaggi della politica, gestita come puro strumento di potere. Ad esempio ci avvertono che una zona della terrazza del bar, la migliore, è riservata all'Autorità.

18 agosto - Ci svegliamo presto per prendere il bus per Masada. Osama, il militare dell'Autorità, viene a salutarci e il ragazzo dell'albergo ci accompagna alla piazza per instradarci.

Prendiamo il bus e arriviamo all'altura che sovrasta il Mar Morto. La visitiamo sotto un sole infuocato. Nella discesa incontriamo due colombiani che stanno lavorando in un kibbutz al nord e parliamo della loro esperienza. Scendiamo alla riserva naturale di Ein Gedi, che vediamo invasa da adulti e bambini schiamazzanti. Non molto riposante.

Al Mar Morto invece ci si rilassa. Un lungo bagno di galleggiamento nel sole ancora caldo ma ormai calante ci ripaga di ogni fatica. Il bus per Gerusalemme è stracolmo. Facciamo il viaggio seduti nel corridoio.