Il lago Inle e Kalaw

Image4 novembre - È oggi giorno di festa sul lago e la molta gente che si vedeva per le strade di primo mattino si disperde presto e si imbarca verso la pagoda, per compiere il pellegrinaggio e la preghiera. Troviamo una ragazza svedese, Mariette, con cui condividere la spesa di una barca (6000 Kts) e fare così un giro del lago.

Il paesaggio è molto singolare con isole galleggianti tra le acque scure, usate per la coltivazione, cariche di piante di sconosciuti ortaggi. Le barche stesse usate dai locali sono sospinte da un lungo palo di legno immerso in acqua così da toccare il fondo, manovrato da una gamba con agili movimenti. Ci dirigiamo al punto focale della festa, dove una moltitudine di gente ascende al primo piano della pagoda per applicare strati di foglia d'oro ai simulacri divini. Solo gli uomini hanno il permesso di compiere questa operazione e quindi sfrutto il privilegio che mi è concesso comprando da un ragazzo sulla scalinata una bustina di foglia d'oro per applicarla come gli altri fedeli alle statue. Queste in realtà si presentano come tozzi birilli, senza ormai nessuna forma riconoscibile, tanto sono ricoperte del metallo prezioso.

La gente all'interno e all'esterno mangia raggruppata in crocchi o passeggia per il mercato vivacissimo intorno al luogo sacro. Visitiamo anche un laboratorio di oreficeria in un villaggio costruito su palafitte e il monastero dei gatti che saltano, altro luogo suggestivo. I monaci sono molto accoglienti e ci offrono del tè. I gatti sono addestrati per spiccare salti incredibili dentro cerchi di plastica.

La barca stretta e lunga ci riporta poi spedita verso il paese. Incontriamo però la pioggia, dapprima rada poi sempre più battente. Il barcaiolo stende sopra di noi un telo che presto anch'esso si bagna e lascia filtrare acqua piovana. Sembra di essere in uno scafo di immigrati clandestini verso le coste dell'Europa. Occorre tra l'altro fissare il telo con mani e piedi per non lasciarlo volare via nel vento della velocità e a mala pena riesco a mantenere questa scomoda posizione semisdraiata. Ceniamo con Giacomo ed Elena nel nostro albergo.

Sulle colline di Kalaw

5 novembre - Il risveglio stamattina è di buon'ora. Ci siamo fatti prestare una sveglia per non perdere uno dei primi trasporti verso Kalaw, ma l'autoritaria padrona, terrorizzata di non vedersela ritornare, viene a chiedercela alle 6.10, prima ancora che suoni. La fatica della levataccia non vale certamente la pena perché arriviamo a destinazione solo dopo un viaggio esasperatamente lento di 3 ore e mezzo e non riusciamo quindi a iniziare una passeggiata sulle colline come previsto. Dobbiamo accontentarci di curiosare per il mercato, sulle colline intorno alla cittadina e goderci il riposo di una giornata tranquilla.

In compenso, durante il viaggio abbiamo osservato da vicino i traffici di patate che si svolgono in questa regione, dato che il nostro camioncino è stato caricato con una decina di sacchi, tutti consegnati al mercato dopo uno spostamento a passo di lumaca per via del peso che lo gravava. A ciò si sono aggiunte numerose soste misteriose che hanno scandito i 40 km del percorso e così ci si spiega matematicamente la durata del viaggio.

6 novembre - Ci mettiamo in marcia alle 8 per la passeggiata. Dal monastero sulla strada continua a giungere il cantilenante salmodiare di incomprensibili frasi amplificate dall'altoparlante che prosegue ininterrotto da quando siamo arrivati ieri. Non ha avuto sosta neanche durante la notte, ma è stato almeno abbassato un poco il volume del suono. Ogni tanto si sente un cambio di voce o il lettore che si schiarisce la gola, quasi a testimoniare che non si tratta di una registrazione, ma per il resto la monotonia del ritmo cade sulle nostre orecchie come un'ineluttabile dannazione. 

ImageLa passeggiata si svolge sulle colline sotto un bel sole e un cielo terso e siamo accompagnati da uno studente universitario che ci fa da guida. Arriviamo alle case della tribù Palaw, nelle quali entriamo e sentiamo spiegazioni sul loro stile di vita. È molto interessante vedere la cosiddetta casa lunga dove vivono più famiglie insieme, con più focolari che marcano il fulcro della famiglia e riempiono l'ambiente di fumo. Ci vengono offerti diversi tè di benvenuto e i bambini ci guardano incuriositi e in attesa di qualche regalino. In realtà diversi gruppi compiono lo stesso percorso e i bambini sanno bene che gli stranieri portano qualcosa, soldi o piccoli doni. Mi sembra perciò che questo atteggiamento sia una bruttura portata dal turismo e mi scoccia assecondarlo. Ci vengono anche offerte merci da acquistare, ma di scarso interesse. Arriviamo al Viewpoint per il pranzo alla nepalese, chapati con zucca. Piove brevemente mentre siamo al riparo della tettoia, poi riprendiamo la marcia verso la città dove arriviamo alle 15.30. La nostra guida Tan Au parla della lotta per la democrazia puntualmente repressa dal feroce dittatura militare. La lotta trova il suo fulcro nei monasteri e nell'università, che al momento si trova chiusa fino a un termine non specificato.

Di ritorno a Kalaw telefoniamo a Bergamo, indi ne approfitto per farmi tagliare i capelli da un barbiere nepalese per solo 100 kts, ovvero 300 lire. Mi spiega che la presenza della sua nazione in questo paese risale agli spostamenti delle truppe gurka ad opera dei colonialisti. Gli mostro il pendaglio d'argento che porto al collo raffigurante Ganesh e lo saluta con un riverente namasté, pronunciato con le mani giunte. Lui ha sposato una ragazza di origine indiana che lavora in un albergo. Dopo il taglio dei capelli esegue un accurato massaggio molto benefico e dopo avermi chiesto il permesso e prima che io possa pentirmi dell'assenso dato troppo alla leggera, mi fa scrocchiare l'osso del collo su entrambi i lati. Ricevo un senso di attenzione e di calore umano che qui, come anche in Nepal, si respira nel cordiale e disteso rapporto tra le persone.

Mangiamo al ristorante birmano una cena molto abbondante con riso a volontà e per solo poche centinaia di kiat. Sono perplesso sul valore del denaro e il significato della ricchezza in un paese come questo. Al giudizio di un turista appaiono molte contraddizioni e disequilibri. In molte situazioni il livello dei prezzi è artificialmente alto, soprattutto per quello che ruota intorno all'industria del turismo. Dove invece si piomba nel mondo degli autoctoni, ci si scontra ad esempio con il prezzo del taglio dei capelli che non ha proporzione con il resto.

Mi ha colpito la scena che abbiamo scorto lungo la via del ritorno dalla passeggiata: un uomo con moglie e figlioletto trasportavano per il sentiero fangoso lunghe e pesanti assi di legno a forza di braccia o in equilibrio sulla testa… al compenso di 70 kts per pezzo.