Sul fiume Salum

È ora di partire di nuovo. Sul retro della camionetta la polvere sollevata riempie gli occhi, si deposita sui vestiti e sugli occhiali, si infiltra tra i capelli, la si ritrova tra i denti. Dopo il cambio in una cittadina polverosa, arrivo a Ndangane dove la cosa che colpisce è il giro di barcaioli in agguato per accaparrarsi i turisti a cui vendono un giro in piroga a una cifra assurda. Mi incammino lungo la sponda con due bambini, Ibou e Osman, che mi accompagnano con la loro simpatia fino al villaggio accanto, dove mi intrattengo con un signore che mi racconta della sua famiglia. Davanti alla moschea si alza un centenario albero di fromager, con giganteschi rami spogli che formano quasi un tetto su tutta la piazza. Il tramonto è stupendo: il sole cala sulle acque riflettendo luci sempre più smorzate.

13 febbraio. Mi sono svegliato di primo mattino e con un altro viaggiatore italiano ho raggiungo l'imbarcadero nel villaggio accanto da cui prenderemo la barca per andare all'isola di Mar Logj. Il sole non è ancora sorto e solo i primissimi bagliori dell'alba ci permettono di trovare la strada. Il chiarore si intensifica velocemente e rischiara le acque della marea che sono ora alte. I banchi di sabbia che affioravano ieri sera, ora sono ricoperti da uno leggero strato di acqua, ma ricordo la loro posizione per sapere dove attraversare a guado in un paio di punti. La barca arriva dopo un'ora circa carica di passeggeri, ma non parte prima delle 9, il tempo per riempirsi di gente che vuole attraversare nel senso contrario. La traversata di circa mezz'ora è entusiasmante per i colori brillanti e originalissimi della natura, soprattutto il blu carico delle acque e il verde giallastro delle mangrovie che bordano tutte le sponde. Si arriva così all'isola, che è più propriamente un grosso pezzo di terra delimitato dai meandri del fiume che cercano sbocco nell'oceano.

Oggi, che è domenica, a Mar Lodj si tiene la messa al tamtam. La chiesa è gremita di gente agghindata dei più bei vestiti, alcuni a tema religioso. I tessuti di alcune camicie sono decorati con immagini sacre e scritte religiose. Delle donne inoltre spiccano i lembi sparati per aria del tessuto coloratissimo annodato in testa. Ma la cosa più singolare è l'animazione musicale di canti accompagnati dai tamburi: i ritmi africani scandiscono un canto corale pieno, di tutta la gente che con una partecipazione di massa, canta melodie toccanti dalle assonanze non familiari. Il maestro del coro dirige con il tocco delicato delle mani che si stagliano scure sullo sfondo della parete, danzando quasi sinuosamente al suono di questa musica incantata. Il numero dei bimbi è altissimo.

Al ritorno, il vento increspava le acque conferendo loro tonalità nuove, blu carta da zucchero, e le faceva scintillare sfavillanti nella luce più intensa. Tutti i colori della natura, invece di risultare slavati dal sole allo zenit, sono brillanti e al loro meglio. Le strisce di sabbia che emergono nella bassa marea aggiungono nuove tinte a questo quadro, che non potrebbe essere più fantastico.