Cooperative emiliano-romagnole

ImageSono tornato da un viaggio di studio tra le cooperative emiliane e romagnole, che è partito con un seminario presso Confcooperative a Bologna. Uno dei relatori ci diceva che Bologna è al centro delle grandi vie di comunicazione ed è raggiungibile in due ore da un numero di località in una ampia fascia nei suoi dintorni, in cui cadeva Bergamo. Peccato che eravamo partiti alle 6.40 per arrivare dopo 4 ore, per via dell'intasamento orribile sulle autostrade e le tangenziali in concomitanza della fiera Saie. Poi abbiamo avuto un formidabile incontro con un economista, di cui all'università avevo dovuto studiare un libro di microeconomia, piuttosto ostico, ma che non avevo mai avuto il piacere di sentire. Ed è stato davvero un intervento vivace e sapiente il suo, anche per come l'ha saputo presentare.

ImageDopo il convegno, abbiamo preso la strada delle cooperative da visitare nei dintorni e soprattutto verso Imola, dove abbiamo visto quella delle ceramiche, una di trasporti e logistica, un salumificio e una cantina, tutte esperienze molto interessanti. Credevo che i problemi di traffico, congestioni e densità, deturpamento del paesaggio e alta densità abitativa fossero problemi lombardi, ma ho visto anche lì grovigli di strade invasi da auto, bordati da osceni capannoni, infestati da insegne e pubblicità. Quando vedo questo spettacolo, vorrei tornare nello Zanskar e rimanere per un po' in quella desolata solitudine di paesaggio incontaminato.

Non ho capito perché alla Galleria Ferrari di Maranello, tutto appare sotto il titolo La Ferrari e l'America. Troppe bandiere a stelle e a strisce, usate come sfondo dei pannelli con le fotografie, mi hanno infastidito da subito. Il migliore mercato delle Ferrari sarà l'America?

ImageMagari non lo è, ma che senso avrebbe sfoggiare un altro legame economico, se non è con la nazione strapotente del mondo. Le regole del gioco dicono che bisogna essere amici dei potenti e dei forti, no? E farsi belli di ciò per brillare della loro luce.

Ma ammettiamo che la relazione commerciale sia effettivamente privilegiata con l'America: mi chiedo allora che bisogno c'è di proclamare così apertamente questo rapporto? Il visitatore dimentica quasi che la Ferrari è un prodotto italiano. Ma certo! Che sciocco dimenticarlo: è proprio per questo che si sbandiera così abbondantemente un vessillo straniero. Un italiano non è contento se non dice tante sciocchezze in qualche lingua straniera quando le potrebbe dire nella sua bella lingua; se non si gloria di una bandiera che non è la sua. Stupida mentalità che ho visto proprio epitomizzata dal prodotto simbolo di un'Italia che ha perso anche l'orgoglio di sé stessa.