Le grotte di Ajanta

ImageMi sveglio presto per partire alle grotte di Ajanta. Con tre ore di marcia in pullman attraverso l'altopiano del Deccan si arriva a una località situata a 105 km a nord della città. La stretta valle delle grotte è limitata da due pareti rocciose verticali e descrive una bella ansa, ma ora il fiume è inesistente per via della stagione secca e la vegetazione non si potrebbe definire rigogliosa. Sulla scarpata si alternano zone verdi ad altre di piante ingiallite. Alcuni alberi disegnano con i loro rami contorti e nudi affascinanti ricami che si stagliano sul cielo.

I langur fanno scorribande saltando da un ramo all'altro. Una femmina porta il proprio piccolo avvinghiato al corpo e quando si sente in pericolo per la vicinanza delle persone si immobilizza sul posto e capovolge il piccolo a testa in giù, mentre per un instinto inspiegabile sembra proteggergli i genitali mettendoseli in bocca per qualche secondo.

Lungo tutta la scarpata di roccia scura si apre una serie di cavità artificiali a mezz'altezza, collegate da un percorso che corre su uno sbalzo naturale. Ognuna è stata un monastero o un tempio di monaci buddisti o induisti, i quali hanno scavato nella roccia un'apertura, lasciando le colonne e intagliando poi raffinate decorazioni sulle pareti e sul soffitto. A volte le grotte sono decorate anche sulle pareti con dipinti un po' cupi e rovinati.

Le grotte sono state scavate in due distinti periodi separati da una pausa di inattività durata tre secoli. La prima fase comprende quelle grotte che non contengono raffigurazioni di Budda. Alla seconda fase invece appartengono quelle con immagini buddiste, datate intorno al V sec. d.C. quando la figura dell'Illuminato era stata deificata ed era diventata oggetto di venerazione.

ImageLa cosa straordinaria di questo complesso è che fu abbandonato e rimase dimenticato per secoli, fino a che ufficiali inglesi in partita di caccia alla tigre si imbatterono nella verde vallata costellata di opere d'arte. Era il 1819.

L'atmosfera originaria di spiritualità e di contemplazione purtroppo si perde tutta al giorno d'oggi perché il luogo è gremito di turisti, indiani per lo più, e non riesco ad apprezzare la tranquillità delle grotte, al di là del naturale stupore di fronte alle mirabili decorazioni scolpite.

Ad Aurangabad ho portato a termine i preparativi per il viaggio di domani che mi porterà a Sholapur ad altri 300 km di distanza, ma stavolta verso una decisa direzione a sud. Non è stato semplice trovare via telefono la compagnia che gestisce il pullman con cuccette, ma alla fine sono riuscito ad assicurarmi il posto sulla corsa delle 23.15.