Il pugile albergatore

ImagePercorrendo le viuzze bordate dalle case basse ritorno a una dimensione più umana e conosciuta fino a raggiungere l'albergo di ieri notte, dove riprendo il bagaglio. Ho deciso di andare da Mobinjon, l'ex pugile ormai anziano che affitta camerate nella sua vecchia casa e che avevamo già visto all'arrivo a Bukhara. Nel cortile trovo un polacco che sta parlando con un francese.

Il polacco sta attendendo che Mobinjon si svegli dal riposo pomeridiano perché come me ha bisogno di una sistemazione. Ma l'attesa si prolunga, tanto che nel frattempo provo a interpellare una vicina pensione. Poi ritorno nel cortile e continuo a conversare con gli altri due, a cui si è ora aggiunto un franco-marocchino che insegna all'università della Rochelle. A un certo punto, finalmente, si apre una porta delle varie che danno su questo cortile arroventato e spunta Mobinjon, in canottiera e lottando ancora contro il torpore lasciato da un sonno appena terminato.

 

Mi vede e mi riconosce, poi mi saluta dicendomi: "Italia!" Avvicinandosi dopo qualche minuto, decide di prendersi un po' di rivincita su di me, che l'altro giorno, dopo aver visto la camera, avevo deciso con i miei compagni per una sistemazione un po' più comoda, voltandogli le spalle.

Ma ora ritorno a chiedergli ospitalità, così esordisce dicendomi che il mio prezzo sarà di 10 $ invece dei 7 $ che tutti pagano qui. Scherza, chiaramente, ma il suo viso è duro e non fa un sorriso. Senza parlare una parola di inglese, la sua mimica e il suo modo di esprimersi sono esilaranti. Anche se sta recitando una commedia a mie spese, mi sento protagonista davanti a tutti gli altri e al tempo stesso spettatore di questa sua pantomima divertente. Non posso trattenermi dallo sghignazzare.

Quando poi decide di essersi rifatto abbastanza, mi lancia un segnale di fine delle ostilità canticchiando un'aria di opera italiana e citando i nomi di alcuni cantanti lirici. Infine annuncia che pagherò anch'io 7 $.

Ma non è finita, perché ora viene il meglio. Mobinjon ha una camera "bella", quella da cui lui stesso è emerso dopo la siesta e deve stabilire a chi assegnarla tra me e il polacco. Ma non ha fretta e prima di sistemarci, si lancia in un'invettiva antinipponica.

Evidentemente non nutre verso di loro una grande simpatia e per di più alcuni di loro devono avergli fatto degli scherzetti poco simpatici, come partire senza pagare il conto. Allora con voce in falsetto, imita il giapponese tipico che bussa alla sua porta e appena lui si affaccia senza preamboli taglia corto chiedendo con buffo accento "Mobinjon? How much?".

Sentendolo recitare così com'è, sempre in canottiera e pantaloncini corti da pugile, mi fa pensare che questo è proprio un personaggio e mi fa scompisciare dalle risa. Poi, con un sorriso un po' perfido in cui si vede brillare qualche dente da cui l'oro non si è ancora del tutto scrostato, trancia dicendo "Japan, finish!"

Ora ha deciso come procedere per assegnare la camera bella tra me e il polacco: lancerà una moneta e farà a testa o croce. Chi perderà, se ne andrà nel dormitorio con gli altri, chi vincerà avrà la camera "bella". Il professore Jamal gli fornisce la moneta, Mobinjon dice che Italia vincerà se sarà testa e lancia la moneta.

Un attimo di attesa che fa assaporare all'uditorio attento, poi scopre la moneta sul suo palmo e… sono vincitore! Peccato che il polacco era arrivato prima di me e ora deve accontentarsi. Mobinjon da parte sua, dopo avermi tenuto in sospeso per la sua ripicca, si trova a dovermi dare la sua cameretta prediletta.

Non che sia poi 'sto gran ché: è una piccola camera con un grande letto singolo di ferro battuto e le pareti parzialmente decorate. Le sta facendo Mobinjon stesso, dato che si vedono barattoli e pennelli in un angolo. I muri stanno rilasciando lentamente tutto il calore che hanno assorbito durante il giorno e preferirei dormire all'aperto.

Per la doccia bisogna attraversare un'anticamera, poi una cucina e arrivare infine in una stanza da bagno disordinata con la vasca da bagno di smalto marrone. Mi ripeto che questo è davvero un personaggio.

Sono finalmente libero, ora che è tempo di tramonto. Esco a vedere tutte quelle ultime cose che mi mancava di visitare, poi vado a cenare in un locale sulla strada dove offrono anche birra alla spina. Si aggirano personaggi strani, piuttosto inzuppati di alcol, ma ci trovo anche il francese Adrien con un inglese e mi invitano a sedermi con loro. Tanti sono i francesi in questo paese. Di italiani ne ho visti soltanto in gruppi, ma mai singolarmente e tanto meno negli alberghi economici che frequento. Non è probabilmente una sistemazione probabile per questa clientela che non manifesta nemmeno grande spirito di iniziativa nel muoversi in maniera indipendente.

Quando torno, Mobinjon ha mandato il polacco a comprare un'anguria e ce la offre tagliata in un modo tutto suo. Conosco due francesi, Sandrine e Matthieu, con cui mi accordo per partire domattina alla volta di Urgench in taxi collettivo. Poi converso con Jamal sul sufismo.