Gita in montagna. Abianeh

ImageUn iraniano residente a Londra mi ha spiegato come prendere il trasporto per Abianeh, ma mi rendo conto ormai a cose fatte che mi ha diretto anche lui alla solita piazza di passaggio e non alla stazione degli autobus. Temo che l'esperienza si riveli traumatica come a Qom. Attendo un po', poi trovo un'auto che è disposta a portarmi fino ad Abianeh direttamente, ma il prezzo mi sembra troppo alto.

In realtà non è in valore assoluto una grande cifra, ma per il livello locale dei prezzi sì. Qui la benzina si vende a 4 centesimi di euro al litro, ma è razionata. Il paradosso è che il petrolio abbonda, ma mancano le raffinerie, la tecnologia e le capacità per farle funzionare.

Attendo ancora, domandandomi se dovrò stare sotto il sole ancora a lungo. Tuttavia ora ho capito la tecnica: ogni veicolo è buono per trasportarmi e non occorre aspettare il veicolo ufficiale. Queste rotonde funzionano come stazioni degli autobus non ufficiali. Non ci sono cartelli, né pensiline, solo l'informazione che si può ottenere chiedendo a tutti e che tutti sono sempre disponibili a dare.

Presto trovo un'auto diretta a Natanz per un prezzo del tutto ragionevole. Ci mettiamo in marcia. Mi lascia al bivio per Abianeh a 15 km prima di Natanz e inizio a fare autostop. Potrebbe essere un tragitto critico, ma sono fortunato: si ferma l'auto di una gentile famiglia di Shiraz che si è stretta sul sedile di dietro per farmi salire davanti. Marito e moglie parlano inglese, sono stati in Inghilterra per studiare e sono entrambi molto carini. Mi lasciano il numero di telefono per chiamarli quando arriverò a Shiraz.

Il villaggio rossiccio si trova a oltre 2200 m di altitudine, ma il sole è sempre forte e l'aria calda. La prima incombenza è rifocillarsi. Mangio un piatto di pollo con melanzane e riso accompagnato da yogurt fermentato, che mi affascina per tutto il contenuto di cultura e di storia che racchiude, come può essere un'opera d'arte o un pezzo di musica tradizionale. I suoi sapori avvolgenti e ricchi, i suoi colori, la sua consistenza e gli abbinamenti tra i gusti insoliti mi portano a sperimentare una tradizione diversa, prodotta dalle profondità di questa terra millenaria.

Cammino poi per le viuzze ammirando le case, la moschea e l'intero villaggio dal lato opposto del fiume secco, che raggiungo scalando il terreno cosparso di spini con delle calzature del tutto inadatte. Tra questa vegetazione desertica spuntano bellissime piante, come i cespugli di lavanda in fiore, o dei cuscinetti strabilianti dalla forma geometricamente perfetta che sembrerebbero soffici, ma in realtà, come le piante di questi climi, sono tutte spine.

ImageDopo diversi tentativi di trovare una sistemazione per la notte o un passaggio per tornare a Natanz, non mi resta che prendere un'auto a noleggio. Arrivo all'albergo Shahin solo al tramonto. I due anziani proprietari sono in servizio al ricevimento, ma abbiamo difficoltà a capirci. Vorrebbero avere subito il mio passaporto, mentre a me piacerebbe sapere prima il prezzo della stanza. Nonostante questo momento di incomprensione in cui ci troviamo contrapposti e mi sembra di farli disperare, un sorriso è poi sufficiente per diventare amici.

Mi indicano la moschea: la si raggiunge percorrendo un breve tratto di strada bordato da fitti fusti di platano. Un gruppo sparuto di fedeli è radunato per la preghiera notturna e attendo nell'ombra dell'atrio, ammirando il portale tutto decorato di piastrelle azzurre che nella luce artificiale del lampione perdono le loro sfumature di colore, ma rimangono un'opera che cattura lo sguardo.

9 agosto. Anche stamattina ritorno alla moschea. Un enorme platano la precede e copre parte della cupola dell'imamzadeh che è a forma di piramide, molto aggraziata. Non c'è altro a Natanz, ma questo poco è degna traccia del suo passato. Ma al giorno d'oggi questa città è soprattutto famosa per l'impianto sotterraneo di arricchimento dell'uranio che non è più molto segreto. Grazie al discorso nucleare, è sotto le luci della ribalta.

Parlando con la gente ho avuto reazioni disparate su questo tema controverso. C'è chi scherzando ha chiesto se di ricordo da Natanz mi ero portato due etti di uranio, altri che mi hanno guardato con sospetto, credendo di aver smascherato un giornalista o forse una spia… Ho avuto modo di sentire cosa pensa la gente sulla questione nucleare e sono stato sorpreso di trovare reazioni a volte disilluse. Ci sono coloro che sospettano, in linea con il pensiero della comunità internazionale, che il programma non sia solo per fini civili, come invece giurano e spergiurano quelli al governo. Curiosa questa posizione, che ancora una volta mi fa capire come, al di là delle opinioni su questa faccenda, sono di fronte a una nazione complessa fatta di gente che pensa.