In bilico sul burrone

Image24 agosto. Ci svegliamo comodamente, poi prendiamo una colazione frugale, forse per via del ramazan. Il cielo fuori è coperto da nuvole basse che quasi toccano terra. Ci mettiamo in marcia per Maran, attraversando innanzitutto il campo di patate davanti alla casa e arrivando all'orlo della scarpata. Seguiamo questa bellissima gola che presenta diversi salti dando origine a cascate.

Attraversiamo a guado il torrente, poi il sentiero inizia ad alzarsi dal fondo della valle, mentre il fiume si abbassa sempre più, vertiginosamente. A un certo punto ho una visione raccapricciante: il sentiero davanti a me si snoda come un esile filo lungo una pendente ripida che termina bruscamente nel baratro tuffandosi a capofitto nella gola. Un passo falso sarebbe fatale.

Con circospezione affrontiamo il tratto camminando come su una corda tesa a passi incerti e corti. Mi sembra di trattenere il sospiro, poi di forzarlo in modo che sia il più profondo possibile per contrastare la tensione. D'istinto il mio corpo si piega leggermente verso monte. Dietro l'angolo un nuovo baratro e un nuovo sentiero sulla discesa. Ma non posso trattenermi dall'ammirare con morbosità il panorama impressionante dei meandri scavati nella roccia un centinaio di metri più sotto.

Arriviamo a Maran, immerso in una nebbia di nuvole basse che risalgono la valle. L'atmosfera è ovattata, non ci sono persone in giro e sembra un villaggio inospitale. Dobbiamo risolvere innanzitutto il problema di recuperare i bagagli per mandarli avanti per l'ultimo tratto.

Li troviamo da una signora all'inizio del villaggio, casualmente. Ci chiede soldi, poi parlando scopre il ginocchio per farci capire che soffre di artrosi e chiede medicine. César le lascia un analgesico, mentre ci diciamo che se non vediamo i capelli delle donne coperti dal velo, tra ieri e oggi abbiamo già visto due ginocchi. Vorremo andare in cerca di Ni'matullah, l'uomo dei muli, ma non c'è nessuno a cui chiedere. Risolviamo così di andare sulla strada e affidarci alla fortuna di un mezzo di passaggio. Sul ciglio della strada, nell'aria decisamente fresca, diamo fondo alle ultime provviste.

Passano due camion e una ruspa che fanno la spola tra due punti, trasportando terra, ma di auto nemmeno l'ombra. Al terzo passaggio fermiamo il camion; l'autista accetta di portarci avanti. Dopo dieci minuti, fa una manovra sul ciglio della strada: una marcia indietro che sembra fatta alla cieca e fa rabbrividire, scarica il cassone e poi noi con il bagaglio, proprio dove la strada asfaltata si interrompe all'inizio di un cantiere.

ImageCi guardiamo perplessi. Non capiamo bene cosa facciamo qui, ma l'autista ci dice di continuare per raggiungere Yuj. Ci mettiamo in marcia sul fondo stradale sconnesso, in una situazione surreale. La valigia enorme di César non può essere portata in spalla, ma qui nemmeno trascinata sulle ruote. Dobbiamo sollevarla in due e portarla di peso.

Passata la prima curva vediamo il quadro complessivo dei lavori. È assurdo: ci hanno lasciato nel bel mezzo di un enorme cantiere con una strada in costruzione di diversi tornanti, da realizzare nel versante ripidissimo che viene man mano domato dall'uomo e i suoi mezzi meccanici, ma mancano ancora diversi tratti. Guardando giù dall'orlo capiamo che dovremo presto lasciare la pista semplicemente perché finisce nel nulla. Bisogna tagliare per il versante scosceso e franoso, ma c'è solo un sentiero precario non battuto che scende a capofitto. Figuriamoci con il nostro bagaglio!

Vediamo a mezza costa muoversi una figura bianca che scala i tratti ripidi della salita come fosse un sentiero di alpinismo e ci raggiunge, mentre stiamo ancora riflettendo se continuare questa pazza discesa che ci sembra impossibile. È l'ingegnere del cantiere. Non si scompone per nulla alla nostra presenza che noi stessi troviamo paradossale: due stranieri carichi di bagagli in mezzo a un cantiere nelle montagne. Secondo lui si può scendere fino a Yuj, ma raccomanda di fare attenzione dove sta lavorando una ruspa più in basso. Ci guardiamo dubbiosi, ma accettiamo la sfida.

Dobbiamo affrontare il sentiero appena tracciato nella terra smossa, scandito solo da qualche masso caduto da sopra che dà un po' di sicurezza in quanto offre un appoggio più sicuro rispetto alla terra friabile. Inserisco lo zainetto in quello grande in modo da avere un unico bagaglio e invece di portarlo in spalla lo sollevo a braccio. Ma anche così mi trovo bloccato davanti a un punto insormontabile e un operaio deve intervenire in mio aiuto. Senza di lui rischiavo di rotolare a valle, senza possibilità di fermarmi. Dopo essermi ripreso da questo momento di alta tensione, il percorso ridiventa fattibile e posso rimettermi lo zaino in spalla mentre César trascina il suo cofano. Per finire, il punto dove lavora la ruspa offre qualche difficoltà, soprattutto nell'issare il bagaglio di César su per la salita di pietre. La scena è grottesca: uno spinge da sotto mentre l'altro issa dall'alto il peso.

ImageYuj è un paesino di pochissime case alle quali si accede da una ripida salita su cui ora una donna sta facendo rotolare a grande fatica una bombola di gas. Troviamo quasi subito una vettura diretta a Todekabon, una città nella lieve depressione del Caspio, piuttosto brutta e disordinata. Lungo la valle la vegetazione è abbondante con un rigoglioso sottobosco di felci e altre piante che prosperano nell'umidità. A Todekabon prendiamo un savari per Rasht.

Per le due ore del viaggio, si vedono su un lato le onde rabbiose di un mare grigio rompersi sulla costa senza spiaggia, subito bordata dal verde dell'erba e ingombra di costruzioni in questa zona molto popolata. Sull'altro lato le colline basse interamente coperte di vegetazione rigogliosa fanno dimenticare di essere nello stesso paese arido e bruciato dal sole che ho visto fino a qualche giorno fa.

Nel taxi siede anche un giovane che vuole parlare, ma in modo alquanto unidirezionale. Fa un tentativo di ospitarci a casa sua, ma il fratello gli nega il permesso perché sua moglie è in casa. Che intenzioni penserà che abbiamo? Insiste allora per accompagnarci fino in centro e prendere un albergo. In queste ore notturne di ramazan il mercato è ancora animato tra bancarelle di insoliti pesci del Caspio, bacche rosse, pistacchi freschi, olive e tanto aglio fresco e sottaceto.