La chiusura della frontiera

Aspetto nel cortile leggendo fino all'ora di partire. Per questo pomeriggio partecipo a uno spettacolo a cui assistono giornalmente migliaia di persone: ho preso accordi per andare in trasporto collettivo alla frontiera con il Pakistan, a 30 km da Amritsar, dove ogni sera si svolge una cerimonia di chiusura.

Una enorme folla segue l'evento ai due lati del confine parteggiando per la rispettiva nazione con acclamazioni che vengono incitate da una voce al microfono, mentre le guardie inorgoglite da tanto sentimento marciano su e giù a passi militari così esagerati nell'ampiezza e nella rigidità da risultare ridicoli. Sembra una farsa.

 

Da una parte e dall'altra le guardie arrivano a stringersi la mano prima di chiudere il cancello per la notte e ammainare le bandiere.

Il calore, invece, non fa per ridere. Eì  intensissimo per via della stagione e dell'ammassamento corpi accalcati sulle gradinate. Presto il sudore mi inzuppa completamente la maglietta e i leggeri pantaloni in un'attesa sotto il sole che non lascia scampo.

La calca per accaparrarsi un posto sulla gradinata è stata tremenda. Credevo che ne sarei uscito ammaccato. Appena aperto il cancello c'è stato un movimento incontrollato che mi ha fatto perdere il dominio di me stesso e mi sono sentito in preda a forze inspiegabili eppure incontrollabili, trascinato da corpi appiccicosi tutt'intorno e guidato da spintoni senza che potessi identificare da dove venissero in particolare. Ho fatto fatica addirittura a estrarre il mio zainetto che è rimasto come risucchiato all'estensione del mio braccio, impigliato nella calca.Image

Nel pulmino ho conosciuto un simpatica coppia neozelandese e una loro amica scozzese. Mi mettono in guardia sulla strada da Srinagar a Leh, che mi descrivono come la più paurosa esperienza che abbiano mai vissuto… Già lo sapevo, ma non mi consola sentirmelo ripetere. Dicono che nelle curve il pulman su cui viaggiavano faceva rotolare dal fianco della montagna sassi della strada e mi consigliano di evitare il lato dell'autista.

Allo stesso modo, non mi ha rassicurato sapere da un Gagan incurante delle mie emozioni che oggi a Srinagar si è verificato uno scoppio in un pulman di turisti. Diverse persone sono risultate ferite e 6 sono morte. Gagan me lo ha annunciato stamattina, riferendomi le notizie che mi potessero interessare, non immaginando che se sarei rimasto turbato, anche se non lo voglio dare a vedere. Mi diceva anche che l'ultimo scoppio nel Kashmir risale a solo circa 15 giorni fa in un mercato.

La sera prendo congedo da Gagan dopo un'ultima visita al santuario, passando contromano perché l'attesa sarebbe troppo lenta nella lunghissima coda che ora arriva fino al marciapiede intorno al bacino d'acqua. Saluto anche il mio compagno di stanza cileno di origine ebrea, che avevo indovinato dal cognome di assonanza poco spagnola.

Mi avvio verso la stazione in rickshaw con un piccolo giapponese che ride in continuazione, divertito di non so che cosa. Il mio treno parte alle 23.50. Ho una cuccetta al primo livello che uso solo per starmene sdraiato, ma non prendo sonno. In compenso i pensieri spaziano dall'esplosione di Srinagar su quel pulman di turisti, alla strada per Kargil attraverso il famigerato passo Zoji La.