Vagando sull'altopiano

Dopo aver esplorato Tawila parto per Kawkaban a piedi. Non so se ce la farò perché è una distanza enorme. Inoltre sono indisposto a causa, credo, del piatto di fave di ieri sera che mi ha lasciato nausea. Cammino per tre ore e mezzo senza sosta per arrivare a Bukur. Arrivo esausto e mi getto su una pietra per riposare, ignorando del tutto le proposte dei bambini che vorrebbero mostrarmi l'attrattiva del posto.

Appena riprese le forze mi rimetto in cammino per vedere il lisan, la straordinaria lingua di roccia a strapiombo orripilante sul vuoto della profondissima e ampia valle sottostante. È davvero un posto sospeso nell'aria e la sola vicinanza al bordo dà i brividi.

Riprendo la strada asfaltata sperando di trovare un'auto, ma devo arrivare a Zakati prima di riuscirci. Faccio appena a tempo a vedere i ruderi del paesino costruito su una colonna di roccia perché un'auto mi carica per seguire la nuova strada che scende a capofitto nella valle in pochi tornanti. A Shibam riconsidero il piano e decido di salire a Kawkaban, sull'orlo della falesia da cui scenderò domani a piedi. Sono a quota 2600 m e non mi stupisco pertanto dell'aria fredda che soffia qui. L'albergo è carino e mi faccio una doccia calda. Passo la serata con un gruppo di turisti olandesi stagionati.

29 aprile – Scendo dall'alta falesia per arrivare alla base dove si trova Shibam. Lascio il bagaglio in un negozio e prendo un'auto per Hababa. È un paese grazioso, ma abbastanza mal ridotto. Dopo averlo girato un po' ed essere stato perseguitato dai bambini sempre in cerca dell'eterna penna, mi dirigo a piedi attraverso i campi verso Thula. Mi dicono che in un'ora e un quarto dovrei arrivarci. Il paese che sorge sull'altura è un costante riferimento al mio andare.

Si tratta di un bellissimo posto e molto ben tenuto. Si vede che è stato investito denaro per ristrutturare le splendide case alte in pietra. Nel pomeriggio mi rimetto in cammino per tornare a Shibam. Dato che il sentiero non è marcato, mi ritrovo sulla strada asfaltata, ma non faccio uno sforzo per tornare al sentiero perché mi pare di aver camminato abbastanza per oggi.

Prendo un'auto che passa e da Shibam un collettivo per Sanaa. Vado a casa di Géraldine che mi invita ad assistere alla lezione di dialetto. È presente anche un professore tunisino che insegna alla Sorbona, attualmente ospite di Géraldine, dato che ha tenuto un seminario sulla traduzione. Usciamo a mangiare insieme pesce grigliato.