Di nuovo in strada

Lascio Aden e la casa di Sarah per continuare il mio itinerario. Prendo un taxi per Ta'izz e qui trovo un albergo dopo alcuni tentativi. Riesco ad avere per 1500 riyal, dopo una prima richiesta di 2500, una bella camera con letto fornito di lenzuola, il primo che mi è dato di avere in Yemen. Esco per mangiare e mi godo una passeggiata per le strade. La città è dominata dalla mole del Jabel Sabir, di oltre 3000 m. La città stessa è posta a una certa altitudine e gode di un piacevolissimo clima, rispetto a quello della costa. Verso sera tante persone si riversano per le strade e un numero infinito di bancarelle e di banchetti che vendono i più impensabili e svariati oggetti invadono addirittura la metà di ogni corsia della strada principale. I poveri veicoli si devono fare strada a passo di lumaca e con infinita pazienza.

22 aprile – Mi sono svegliato alla preghiera dell'alba con molta sete. Non è consigliabile bere l'acqua del rubinetto, perciò scendo all'ingresso e riempio la bottiglia da un distributore di acqua fredda, senza troppo curarmi nel mio torpore da che fonte venga. Erano le 5 e mi sono dato solo altre due ore di sonno perché voglio partire presto con un programma abbastanza intenso di cose da fare. Voglio infatti visitare Jibla a due ore da qui e poi andare a Zabid per la notte, ma per questo dovrò tornare a Ta'izz perché non ci sono collegamenti diretti da là.

La strada per Jibla è molto bella, sale per le montagne e dominiamo belle vallate, ora non più bruciate letteralmente dal sole, ma coperte da bassa e rada vegetazione. Avvicinandomi alla grande città di Ibb penso che Jibla nelle sue vicinanze sarà una delusione, ma mi sbaglio. All'incrocio sulla strada principale salgo su una jeep che mi porta a questa graziosa città adagiata su un colle. Le case sono costruite in pietra e mi ricordano l'austera architettura medievale di pietra. I minareti delle moschee sono particolari. Salgo alla moschea della regina Arwa e vengo presentato all'imam. Normalmente i non musulmani non vengono ammessi nei luoghi di culto, ma quest'uomo, ripensandoci, fa un'eccezione per me che parlo arabo, quasi fosse un segno di buona predisposizione, se non una mezza conversione.

Ritorno a Ta'izz con un altro mezzo, poi dopo un lungo spostamento in città arrivo fino alla periferia da dove partono i mezzi per Zabid. Scelgo il pulmino piuttosto che il taxi e occupo un posto davanti. È più comodo, ma mi pento subito pensando alla possibilità di un incidente. L'autista, piuttosto attempato, ha un braccio che trema, poveretto, e per un po' rimango a giocare con la fantasia macabra di finire fuori strada. Finisco per cacciare l'idea, dicendomi che il destino sta scritto.

Mentre aspettavo la partenza un giovane passeggero mi ha offerto una generosa manciata di qat. Guarda caso, proprio oggi mi dicevo che avrei provato un'altra volta a masticarlo per vedere se la mia insensibilità è davvero reale. Ma dopo un po' di strada, anche l'autista ha voluto riformi. Gli mostro la mia guancia già gonfia, ma non c'è niente da fare, estrae il sacchetto che tiene sotto la giacca e mi porge un'altra manciata di foglie, questa volta meno tenere delle prime, con un paterno invito "Khazzin!".

La strada scende dalle montagne e arriva alla pianura costiera della Tihama. L'aria qui è pesante di umidità e la temperatura è salita di molto, anche se non soffriamo ancora il caldo per il movimento del mezzo. Un lungo tratto di terra sterile è coperto da ciuffi di sterpaglie già ingiallite, poi si apre un tratto coltivato. L'autista con un cordiale sorriso mi dice che siamo a Zabid, dopo quasi tre ore di marcia, da aggiungere alle 4 ore di stamattina tra Ta'izz e Jibla e viceversa. Con una moto raggiungo l'albergo, ma senza fare la doccia approfitto dell'ultima luce del giorno per visitare la città rosolata nel caldo e nella polvere.

Sembra a tutti gli effetti un paesotto rurale con gli odori dell'agricoltura, le bestie e la fine sabbia per le strade. Non la si direbbe la capitale della scienza che è stata. Ci sono edifici interessanti sparsi, ma l'effetto è un po' deludente per la decadenza del posto. I bambini mi perseguitano a ogni passo, ma con alcuni riesco ad andare oltre la solita richiesta della biro e di monete e mi accompagnano per un tratto parlando.

In albergo c'è una coppia di neozelandesi che incontro nuovamente al ristorante sulla strada principale. La spropositata fiamma a gas su cui riscaldano il cibo disturba l'ambiente con il suo boato, anche se siamo all'aperto. Sembra di essere in fonderia. I due signori mi invitano a fare il viaggio in auto con loro domani. Anche se da una parte mi dispiace non vivere la giornata a contatto con la realtà del paese, faticando nei mezzi pubblici, ma piuttosto passarla rinchiuso in un'auto privata come in una torre d'avorio, non esito ad accettare per mia comodità e per non disdegnare la loro gentilezza.

Spesso la gente mi chiede se sia musulmano, con la naturalezza con cui mi chiederebbe "Come stai oggi? ". Alla mia negativa, mi domandano generalmente se stia cercando di avvicinarmi all'islam, cosa che nego solitamente  affiancando una manifestazione di rispetto, forse inconsciamente per comunicare un desiderio di pari trattamento. Vorrei tanto che anche loro loro rispettassero me, le mie idee e convinzioni. Sarà una vana idea? Forse, ma quanto meno cerco di lanciare un messaggio.

Ebbene, oggi dopo cena con un gruppo di ragazzi si è instaurato un interessante dialogo. Non mi sono limitato a una distratta risposta negativa quando mi dicono "Inshallah diventerai musulmano". Affermo che pur non volendo diventare musulmano, non desidero nemmeno che si convertano alla religione cristiana che identificano con l'Occidente, ma che siano semplicemente dei buoni credenti nella loro fede. E così loro dovrebbero pensare dei cristiani, perché siamo tutti uomini e fratelli.

Sopraggiunge un loro amico che ha imparato a memoria tutto il Corano. Gli chiedo che metodo abbia seguito e mi spiega con fierezza. Mi dice anche che ha letto il vangelo di S. Marco e parliamo di alcune differenze. Gli consiglio di leggere la Genesi per comparare la storia di Giuseppe ivi contenuta con quella del Corano. Ci lasciamo con reciproca stima.

Mi invitano ad andare a un matrimonio per vedere l'arrivo dello sposo accompagnato dagli amici tra recitazioni e fuochi d'artificio. Scoppia però un rissa e due gruppi di giovani si affrontano a spintoni e pugni. È la seconda a cui assisto oggi!