Grande spostamento ad Antakia

13 agosto - Mi sono alzato con tutta calma alle 9. Prevedendo di saltare il pranzo, ho fatto colazione in due posti diversi con panini dolci e tè, poi sono andato all'otogar e mi sono imbarcato alle 10.30 per Kayseri. Fino a Tokat il pulman è stato quasi vuoto, poi si è riempito. È stato un viaggio lungo, fino alle 17.30, ma non pesante. Il mezzo era comodo con sedili spaziosi. Abbiamo fatto pause, in una delle quali ho comprato una strana crema con un grappolo d'uva disegnato sulla scatola, ma non l'ho ancora provata. Sono stato seduto accanto a un liceale presso una scuola americana di Tarso che parlava inglese.

 

Prendo il servis per entrare in città e scendo alla cittadella. I negozi sono per lo più chiusi essendo domenica, ma alcuni lavorano e noto quelli che vendono carne secca, specialità del posto. Mi abborda quasi subito un agente di qualche venditore di tappeti a cui chiedo indicazioni per arrivare all'hotel. Mi ci porta, ma quando mi sento chiedere 25 TL per la camera, temo che ci sia di mezzo anche la sua commissione e soprassiedo, dicendo che ci penso un attimo. Fuori faccio telefonare da un negoziante della zona per verificare il prezzo e quando scopro che era stato quotato correttamente, mi tolgo ogni dubbio e torno all'albergo prendendo la stanza per 20 dopo un ribasso. In effetti il posto è carino e ben curato e vale questo prezzo.

Faccio un giro per la città e mi fermo a mangiare dato che a mezzogiorno avevo preso solo uno spuntino. Di ritorno all'hotel mi intrattengo nella sala comune dove mi viene offerto un bicchierino di tè, poi un secondo, mentre il cameriere e un ospite tentano con me una faticosa conversazione in turco.

14 agosto - Oggi è il giorno del secondo grande spostamento. Devo scendere fino ad Antakia e per questo avrei l'idea di prendere il bus delle 10 della compagnia Kent, la stessa di ieri. Dopo la colazione in albergo, vado quindi a cambiare 50 € per coprire le ultime spese in Turchia e poi all'ufficio della Kent, dove mi dicono che l'autobus delle 10 è pieno. Decido di andare comunque all'otogar e di cercare un'altra soluzione sul posto, ma… sorpresa! L'impiegata, una ragazza carina che parla anche un po' di inglese, mi annuncia che è spuntato un posto. Lo prendo e poco dopo sopraggiunge il servis che mi porta al terminal della Kent. Nell'attesa vedo il pannello che pubblicizza le piste da sci sul vulcano estinto che fa da sfondo a Kayseri e mi metto a sognare di un viaggio invernale da queste parti o addirittura in Cappadocia sotto le nevi.

Arriva il pulman e ci mettiamo in marcia. A una fermata una giovane signora mi dà una manciata dei suoi pistacchi, dando inizio ad una conversazione in turco che tocca in un primo tempo i nomi di varie celebrità italiane. Se sapesse che per me la tele nazionale non esiste nel modo più assoluto, che non seguo il calcio e rifiuto la cultura di massa preconfezionata! Che seguo invece qualche sceneggiato siriano…

Ma la signora insiste nei suoi sforzi e vuole coinvolgermi, ma purtroppo la mia conoscenza nulla della lingua turca non mi permette di partecipare molto. Trascorso il tempo di circa mezz'ora che giudico necessario per cortesia e dopo una sosta del pulman per il pranzo dove mangio un ottimo piatto di bamia, faccio trasparire la mia intenzione di leggere. A fatica riesco a far passare l'idea in modo garbato, ma poi mi gusto una lettura molto istruttiva del capitolo sulla storia del paese.

Arrivo ad Antakia e raggiungo con fatica la chiesa che ha anche una foresteria. È una piccola oasi rinchiusa tra muri come tutte le case del vecchio affascinante quartiere. Come ospiti trovo un ragazzo italiano e una spagnola. Esco a mangiare con quest'ultima intrattenendomi in una piacevole e fluente conversazione. Faccio poi il bucato e mi ritengo contento e soddisfatto anche di questa tappa da cui non mi aspettavo molto. Già in questa città si ritorna ad ascoltare e a usare l'arabo. Da domani sarà un ritorno alla grande entrando per la frontiera siriana.