Tempo libero: gita a Quneitra

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In realtà il tempo libero non è tantissimo, perché oltre alle lezioni dell'università e al tempo di preparazione dei compiti, ho sei ore settimanali di dialetto siriano alla sera dalle 7 alle 9. Cosicché spesso in questi giorni arrivo a casa alle 10 dopo aver attraversato la città piena di traffico su di un autobus che fa il percorso più assurdo che abbia mai visto, con vari giri su se stesso. L'altra sera, poi, dal retro dell'autobus si è sentita un'esplosione sorda e si è visto molto fumo puzzolente uscire: forse era il compressore della porta...

Sono andato a Quneitra, la città al confine con Israele, completamente distrutta dagli israeliani nel '73 e ora in zona neutra. Occorre una autorizzazione speciale per entrare nella zona e me la sono procurata la mattina stessa. Jesús voleva venire con me, ma gli è capitata l'ennesima disavventura: ha perso il portafoglio nel minibus, accorgendosi pochi minuti dopo esserne sceso. Così io sono andato a chiedere il permesso per tutti e due all'ufficio, mentre lui si è fatto tutte le pattumiere della zona per timore di aver buttato via il portafoglio insieme a un succo di frutta che aveva bevuto. Poi ha aspettato tutti gli autisti della linea al capolinea, nella speranza di ritrovare il suo portafoglio, ma invano.

Davanti all'ufficio dei permessi, ho incontrato tre monaci di Der Mar Musa, di cui uno svizzero, piuttosto acido, che diceva che in Siria la burocrazia è più produttiva che in Italia. Avrà avuto la sua brutta esperienza con qualche permesso di soggiorno in Italia, ma purtroppo a me si può toccare tutto tranne il mio paese, soprattutto quando parla uno straniero, così mi sono proprio inviperito e gli ho risposto male. Nel frattempo avevo perso la speranza di andare con Jesús a Qunetra e sono partito da solo.

La città è proprio al confine. Si vedono le torri di avvistamento nel Golan occupato, ma si respira un clima di sonnolenza. Tutto è stato distrutto, in atti di violenza gratuita delle truppe israeliane. Si vede una chiesa, una moschea e l'ospedale crivellati, saccheggiati, distrutti. Si percepisce poco la dimensione della città perché quasi tutto è crollato. Ma è molto evidente la dimensione del conflitto che sta squarciando il Medio Oriente da decenni. 

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Per dire quanto il conflitto è vivo e sentito, descrivo il calendario che abbiamo in casa. Raffigura la Cupola della Roccia di Gerusalemme circondata da avambracci concatenati, a simboleggiare la solidarietà musulmana contro il nemico. Al di fuori di questo cerchio, ci sono tre stelle di Davide da cui escono tre teste di cani (qui simbolo del demonio) rabbiosi e latranti.

Serata a teatro

Nel pomeriggio di questo sabato abbiamo avuto un invito a teatro, perché l'amico di Anis, Adnan Sallum, da cui sono stato ospitato in campagna l'anno scorso, è un regista. Quando sono arrivato al "grande" teatro, insieme a Jesús, non sapevo se piangere o ridere, ma mi sono detto che c'era voluto un bel coraggio per invitarmi in un posto simile. Era ben peggio del più miserabile teatrino scalcinato di oratorio con 10 bambini in croce che aspettavano di vedere 'sto spettacolo, che in realtà era il pifferaio magico in marionette. Una pena assoluta. Per fortuna è durato solo 40 minuti, ma ci siamo detti che qui sono tutti grandi fannan (artisti) e muhandisin (ingegneri) a parole soltanto.

Adnan, che è direttore del "grande" teatro, aveva anche un campanello per chiamare l'inserviente dalla stanza accanto (la voce sarebbe troppo volgare) e farsi portare il tè. Così abbiamo concluso che anche lui deve esere del partito o un alauita privilegiato. Però ci ha invitato a casa dei genitori in campagna a Tartus, e loro sono persone davvero squisite.

Inviti a cena 

Sono stato a una serata, invitato da Anis, a Beit Jibri che è un famoso ristorante in una casa storica di Damasco. C'era un intrattemento musicale di liuti e in conclusione una cantante ha interpretato molto bene Alf laila wa laila di Um Kalthum. Abbiamo mangiato molto e bene, non si sa a spese di chi, ma molto e bene. Al nostro tavolo era seduta una parlamentare poetessa conosciuta per la sua "corruzione", come ci spiegava un altro commensale che parlava sottovoce in spagnolo a Jesús, anche se lui in un primo tempo aveva capito che era famosa per la sua "produzione"! Così abbiamo riso un bel po' immaginando il personale del suo ipotetico Ministero della poesia con 850 impiegati che sonnecchiano tutto il giorno.

Tornando a casa, era già quasi l'una, siamo passati davanti a una porta da cui usciva musica e mi sono affacciato. Siamo stati invitati a entrare e partecipare con questa famiglia cristiana e i vicini alla festa di sant'Elia, che è anche il nome del sig. Bashouri, ovvero il droghiere, perciò gli abbiamo fatto gli auguri. Ci hanno offerto la torta, ci hanno proposto una coscia di pollo che abbiamo gentilmente declinato, e dell'araq. Poi si sono aperte le danze, dalle più tradizionali (dabke) a quelle moderne. Ma alle due ho pensato che era il caso di andare a letto per non soffrire il giorno dopo in classe e così ci siamo ritirati. 

Gita a Bludan

Ho fatto una gita a Bludan, un paese di montagna sulla catena antilibanese frequentato in estate da spregevolissimi sauditi che con macchine lussuose e fare strafottente credono di essere i padroni del mondo, mentre sono soltanto figli di rozzi cammellieri. Eravamo io Géraldine e Anis. Abbiamo fatto una lunga camminata sulla cresta della montagna in un paesaggio desertico. Anis non si aspettava una passeggiata, essendo arabo, e nonostante l'avessi avvertito, si è fatto cogliere alla sprovvista dal nostro piglio sportivo a dispetto del sole cocente. Qui, quando si parla di andare a fare una gita in montagna, si intende prendere un mezzo di trasporto, arrivare a un ristorante, scendere per mangiare a più non posso e ritornare a casa. E' stata una cosa inaudita quindi che siamo arrivati qui, abbiamo camminato e siamo ripartiti senza mangiare!!

Il ritorno dalla cima della montagna è stato un po' difficoltoso, ma siamo riusciti a trovare un passaggio su una camminonetta che ci ha caricato (io sul cassonetto tra le cassette di verdura) fino a scendere al negozio di questo tizio che voleva rifilarci uno sciroppo di more costosissimo, dopo essersi vantato nel puro stile musulmano delle sue virtù religiose, delle sue mogli, della bellezza della vita. Ma questo discorso, io sapevo, era solo il preludio della stangata, che si beccato Anis, il quale si è visto costretto dalle circostanze a comprare il prezioso sciroppo a tre volte il prezzo normale. Ma tra musulmani si capiranno meglio, spero. Io ci rinuncio.

Géraldine è partita e ha preso il suo posto un'altra francese di Nizza, Marie-Anne di Nizza che però è andata per una settimana a Beirut per trovare alcuni parenti.

Un brutto colpo

Purtroppo oggi leggendo la posta degli amici dall'Italia ho avuto una notiza tremenda: una collega è morta improvvisamente. È stato un colpo immaginare questa disgrazia in una famiglia appena formata e ho cercato subito di mettermi in contatto con i colleghi al lavoro per sapere qualcosa di più. Ma per alcuni giorni i miei messaggi sono rimasti senza risposta, quindi ho deciso di telefonare per informarmi. Sono riuscito infine a parlare con qualcuno, ma ho ottenuto solo risposte evasive e imbarazzate... che strano. Dopo alcuni giorni ho saputo la verità completa da un'amica, la quale mi ha informato che la nostra collega si è tolta la vita... Ho passato una giornata intera e più con questo pensiero che mi ha tormentato e oppresso, senza trovare spiegazione a un atto disperato. Ho lasciato per lei un pensiero scritto nel registro della chiesa di Anania.

Addio a Jesús 

Ho poi avuto un problema sanitario, dovuto probabilmente al labane comprato al "consolato" del sig. Bashouri, che mi ha dato un'intossicazione alimentare con un po' di febbre e naturalmente diarrea... ma niente di grave. Gli stessi siriani vi sono soggetti perché gli alimenti d'estate sono a volte avariati. C'è tra l'altro un venditore di succhi di frutta curdo nel quartiere, che deve usare tra gli ingredienti le armi biologiche che non hanno trovato in Iraq, perché Jesús ne ha preso uno ed è dovuto correre a casa per l'effetto immediato. E a me è successo lo stesso due giorni fa. Ma i suoi succhi sono così buoni che vale la pena.

A proposito, Jesús è partito ieri e ci siamo fatti le ultime risate a crepapelle ieri sera trascinando la sua valigia-armadio a rotelle per le strade del quartiere. Sembrava un treno sferragliante in modo tremendo! Mi ha chiesto di accompagnarlo fino alla stazione di Baramke da dove prendeva l'autobus per l'aeroporto, per aspettare lì quattro ore fino alle 4 del mattino. Dopo tutto quello che gli è capitato non si fida più di nessuno e ha paura che lo freghino ancora. Così l'ho accompagnato e gli ho dato la benedizione per un viaggio di ritorno con l'appuntamento a Damasco l'anno prossimo.

Sono ormai le ultime due settimane di studio e le ultime tre in Siria. Nonostante sia ancora abbastanza tempo, più della vacanza normale di un lavoratore, mi sembra che il tempo sia già scaduto e che occorra rimettersi in carreggiata per proseguire la vita di sempre. Non so se la desidero o no; forse non c'è molta differenza tra un posto e un altro per vivere, a parte le comodità di cui uno può godere in un dato paese. In realtà il lavoro di vivere lo si porta avanti ovunque siamo, con quello che c'è di bello e di brutto.

Ieri a lezione di dialetto sono rimasto un po' turbato dallo stato in cui era la nostra professoressa, che si vede chiaramente, è una donna che soffre. Ci parla spesso di tante cose che le sono accadute nella vita, con amarezza, con disillusione, con stanchezza. Tante cose che ci confida apertamente, forse troppo apertamente, perché non siamo intimi amici, ma solo suoi studenti. All'inizio mi sentivo come di fronte a una persona molto umana, in grado di confidarsi, disposta a rivelare delusioni e dispiaceri, senza paura di essere troppo giudicata. Ma ieri ho sentito il peso della tristezza e della confidenze. Mi ha fatto paura, mi sono specchiato.