Una gita siriana

Ieri sono stato a fare una gita tutta particolare, molto siriana. Sono stato invitato da Milly che ha organizzato un congresso sull'agricoltura giovedì scorso, a cui ho partecipato, e la gita era in chiusura di questo evento per intrattenere alcuni relatori, anche se hanno partecipato alcune colleghe siriane con parenti. Eravamo una decina. Dunque, la destinazione dichiarata era Ma'lula, avevamo un pulmino affittato con l'aria condizionata che funzionava solo quando l'autista scendeva dal mezzo, apriva un baule e rimetteva in funzione l'apparato. Siamo arrivati a Sednaya, un villaggio cristiano che già conoscevo, abbiamo fatto un giro del paese con il bus senza mettere il piede per terra e senza vedere praticamenteniente perché le finestre del pulman erano tutte tappate con delle specie di tappezzerie spessissime di velluto che non lasciavano passare un filo di luce.

Poi, con grande stupore mio, sentendo che la gente diceva di avere "visitato" Sednaya in questo modo, siamo ripartiti verso il convento dei Cherubini. E' un posto in altitudine e infatti l'aria era parecchio fresca. Qui siamo scesi, abbiamo visto la chiesetta e dopo un quarto d'ora siamo ripartiti, pensavo verso Ma'lula, finalmente. Invece, colpo di scena, ci si ferma a un ristorante e ci fanno sbarcare. Qui inizia la magnatoria (il vero scopo di ogni gita araba), con mille portate di qualsivoglia vivande. Quando pensavamo di aver finito, si ripartiva con un'altra portata: antipasti di mille tipi, carne, frutta, dolce, caffè. Non ce la facevo più e pensavo di essere all'ingrasso.

Accanto a me stava il mio nuovo compagno di casa, Jesús di Siviglia, a cui finora ne sono capitate di tutti i colori da quando è arrivato qui in Siria. Per dirne una, il taxi dall'aeroporto a Damasco gli è costato 25 euro quando normalmente costa 5 e adesso si è preso la diarrea. Non sapeva assolutamente cosa mangiare e ad ogni piatto mi chiedeva: "Mi farà male?". Ma la cosa strana era anche questa abbondanza, perchè qui al ristorante tutti ordinano in eccesso e di solito avanzano il cibo. Jesús ha contato 15 piatti di frutta, ossia più di uno a testa! Siamo rimasti divertiti di fronte a questa gente che continuava a mangiare, quando era partita con l'idea di fare una gita. C'era anche un professore universitario di Valencia, José, che aveva partecipato come relatore, e sulla strada del ritorno ci ha suonato la chitarra e cantavamo. Gli arabi gli hanno chiesto di cantare la "macarona" (intendendo la macarena, la canzone dedicata alla famosa Madonna di Siviglia)!

Il clima atmosferico e quello politico

ImageSi sente proprio l'estate qui. Oggi ho visto la temperature di un termometro che segnava oltre 40 gradi. Il caldo continua con un sole rovente. Anche la doccia, che cerco di fare sempre fredda, scende calda come fosse riscaldata, dal serbatoio che sta sul tetto. Il pomeriggio e fino alla notte inoltrata l'aria si scalda come in un forno e sudo in continuazione. 

Ma per parlare di un altro clima, quello politico, si nota di essere di un regime poco libero. Ancora oggi si leggono slogan (Hafiz al Asad per sempre), anche se credo che alla sua morte tutti abbiano tirato un sospiro di sollievo, data la sua natura sanguinaria e la politica repressiva che ha sempre adottato. Ora a capo di questa "democrazia", come naturalmente succede in tutte le democrazie arabe, è succeduto al "trono" il figlio Bashar, medico oculista di formazione inglese. Con il cambio si sono riempite le strade, i negozi, i minibus, ecc. delle sue foto, in occhiali da sole, con i baffetti, o in altre pose svariate. Se non altro, però, non ha una faccia così ripugnante come Ben Ali della Tunisia, soprattutto nella mia foto preferita in cui si stringe le mani da solo, vestito di una tunica azzurrina. Molti siriani chiamano il loro presidente al-duktur, con molta concisione, rispetto e forse conformistico timore.

Tra casa e università

Per quanto riguara la casa, mi trovo molto bene con i due coinquilini, Géraldine, una francese e Jesús. Sono arrivati nel quartiere anche molti altri stranieri per studiare, chi all'istituto francese, che frequenta Jesús, chi in altri istituti. L'istituto francese (Ifead) propone un programma intensivo, con 5 ore al giorno di studio, ma a un prezzo molto alto, più del triplo rispetto all'università. Io sono abbastanza contento dell'università, perché, anche se il ritmo è meno intenso rispetto a Tunisi, ci viene richiesta più partecipazione attiva nella lezione.

Ieri sono andato all'Ifead a vedere un film tunisino, invitato da Jesús, e ho incontrato una mia compagna francese del corso a Tunisi due anni fa. E stato bello rivedersi e raccontarci le novità, ricordando la nostra insegnante, Najat, soprannominata il drago per la sua severità, dato che non era possible sgarrare, pena essere ripresi come a scuola elementare. D'altra parte la stessa aula era quella di una scuola elementare con i banchetti dimensionati per il corpicino di un bambino di 10 anni! Di anno in anno, e ormai sono tre che passo l'estate studiando arabo, è bello rincontrare le persone conosciute anche in paesi diversi, della famiglia degli arabisti.

Ho iniziato con questa settimana da domenica le lezioni del livello avanzato secondo, proprio con una bella lezione di politica. Abbiamo letto un articolo tradotto in arabo, scritto da un americano dell'opposizione che criticava la guerra contro l'Iraq. Dopo di che il professore si è lanciato nel commento, pacato ma deciso, e naturalmente senza scrupoli di imparzialità su questo argomento di attualità molto delicato, il che mi ha urtato, perchè ho considerato la scelta poco delicata, per il primo giorno di lezione. Inoltre la situazione non era tale da mettere tutti in grado di esprimere il proprio parere, visto che un professore ha sempre un ruolo di superiorità sulla classe e non può esserci parità come ci sarebbe in una discussione tra amici. Ma dopo tutto mi sono anche detto, ripensando al fatto di non essermi espresso sull'argomento, che con certe persone non vale la pena di perdere tempo a discutere. Che strano: magari le mie idee non differivano molto da quelle che esponeva il professore, ma il fatto stesso di venire indottrinato mi dava molto fastidio. Non sono in grado di offrire una visione argomentata della questione che non conosco abbastanza, ma non sono abituato ad ascoltare lezioni pronte e la visione unilaterale mi dà molto fastidio. Ma cosa possiamo pretendere dagli arabi? Imparzialità, pluralità, rispetto? 

Questa settimana abbiamo avuto, noi tre della casa, un invito dai nostri vicini dirimpettai a un tè serale per conoscerci. Sono molto carini tutti, sono tre franco-magrebini che fanno uno stage all'ambasciata di Francia. Ci sono anche due italiani, uno dei quali l'ho incontrato al monastero e mi sono trovato a dormire in camerata con lui, sperando di non avere altra occasione simile perché russa come una locomotiva e produce piccole esplosioni proprio quando uno cerca di prendere sonno. C'era poi uno yemenita, Ali, che vive nella stessa casa, simpatico.