Verso la Cappadocia

21 aprile - Partiamo da Konya, ma prima bisogna sottoporsi all'elaborata procedura del cambio dei travellers' cheque, che richiede ben 7 firme e un'attesa di 20 minuti per la modica somma di L. 200.000. Alla otogar prendiamo il bus per Aksaray con sosta di un'ora a Sultanham, un caravanserraglio selgiuchide molto interessante, unica costruzione nella campagna vuota. Pranziamo nella solitudine del posto appena fuori dell'edificio. Che strano pensare che oggi è venerdì santo. Ad Aksaray risaliamo sul pulman diretto a Ilahra.

ImageParte quasi subito e lungo il tragitto vedo le prime costruzioni troglodite e le formazioni rocciose della Cappadocia. Arrivati al villaggio e installati nella pensione, avvertiamo il cambiamento della temperatura. L'aria è fresca e si vedono le pendici innevate del vulcano estinto che troneggia sul paesaggio. Dopo una sosta di riposo usciamo per camminare verso il villaggio, poi ci inoltriamo sul bordo della valle con stupende vedute della gola e del fiume bordato di salici e di alti pioppi appena coperte da gemme di verde tenero.

Ceniamo nel ristorante dell'albergo. Con noi una coppia di olandesi, un israeliano e altri due signori. Ci intratteniamo a parlare e a scambiarci i ricordi di avventure vissute in Nepal.

22 aprile - Ieri abbiamo deciso una soluzione drastica per la giornata di oggi. Dato che per uscire da questa valle con i trasporti pubblici è problematico e rischiamo di rimanerci intrappolati per un giorno e mezzo, prendiamo il pulman delle 7.30 per Selime e da lì risaliamo a piedi la valle per evitare di farla avanti e indietro, cosa che non ci permetterebbe di prendere il pulman delle 13 per Aksaray.

Ci svegliamo dunque alle 6.30 e liberiamo la stanza dai bagagli per depositarli all'ingresso. La camminata da Selime ha inizio in questo villaggio scavato nel tufo e ancora abitato. Camminiamo con l'israeliano, mentre gli olandesi stanno per conto loro fuori vista. Presto incontriamo un ragazzino, Mustafa che si offre di mostrarci, da buon padrone di casa, la sua zona. È simpaticissimo! Non riuscendo a esprimersi in una lingua da noi comprensibile, mima tutto e animatamente. Ci mostra la chiesa rupestre, non per i rovinati affreschi rimasti, ma perché è il posto dove lui gioca a calcio. Poi fieramente indica un'incisione su una parete: è il nome della sorella e del fidanzato racchiusi in un cuore!!

Proseguiamo verso Ilahra, ma la pace delle prime ore del mattino svanisce con i gruppi organizzati che sfornano decine di persone alla volta. Sembrano per lo più turchi.

Faccio un pranzo veloce di un kebab nel centro del paese e andiamo ad Aksaray. Dopo un po' di contrattazioni circa le varie possibilità di trasporto – devo ancora riconoscere l'importanza di parlare tedesco in questo paese – ci imbarchiamo per Nigde e da qui prendiamo un pulmino per il monastero di Gümüsler, molto interessante, tutto scavato nel tufo e con una chiesa affrescata magnificamente.

Anche il tragitto per Nigde è stato splendido, tutto attraverso la pianura sterminata alle falde dell'antico vulcano sotto un cielo cosparso di bellissime nuvole.

Kim parte stasera per Istambul per partecipare ai festeggiamenti di Anzac Day e ci salutiamo bevendo un tè insieme. Tra qualche giorno ci ritroveremo laggiù. Io mi dirigo verso il centro per cercare un albergo che trovo al secondo tentativo, dato che il primo è pieno.

Esprimersi con le persone al banco è un'impresa impossibile: loro non una parola in una lingua straniera, io non una parola di turco. Esco per una visita alla città che trovo abbastanza interessante per quanto piuttosto malconcia nella parte vecchia. La parte moderna è invece caratterizzata da movimento attivo. Dall'alto della rocca lo sguardo si stende con il solo limite delle montagne all'orizzonte. Ai margini della città inizia il piatto e arido terreno, ancora sotto nuvole di forme e colori nuovi e stupefacenti.

Dopo cena mi ritiro allo studio dell'itinerario per i prossimi giorni e per la lettura del romanzo di F. Sagan Le garde du coeur che ho comprato a Konya.