La decadenza di Meknès

8 novembre - Al risveglio alle 7.30 mi devo riprendere da una notte passata in un letto umido. Prima dell'alba avevamo sentito il muezzin rompere il silenzio della notte con la chiamata della prima preghiera, cui rispondevano, lontane come un eco, altri voci più fioche. Dopo aver tentato di riposare ancora un po' a letto, usciamo e ci incamminiamo verso la stazione per prendere il treno delle 9 per Meknès. Ma prima facciamo una colazione con il caffè migliore che abbia mai bevuto.

Durante il viaggio finisco di leggere la parte generale della guida sul paese e inizio un libro di Balzac comprato ieri sera, che si rivela uno strazio e non ho la pazienza di continuare. Arrivati a Meknès prendiamo una camera al Majestic, in bello stile coloniale, poi pranziamo, quindi ci dirigiamo alla fila dei taxi per Moulay Idriss, sulla strada per Volubilis. Il viaggio alquanto scomodo nella Mercedes affollata dura una mezz'ora, attraverso una campagna molto ampia coltivata ad ulivi e cosparsa di campi arati. A Volubilis ci arriviamo dopo mezz'ora di cammino dal bivio a cui ci facciamo lasciare. La zona archeologica è interessante con numerosi  mosaici. Dopo la visita e un buon tè alla menta sotto l'ombra degli alberi, ci mettiamo  nuovamente in cammino per riprendere un taxi al bivio e facciamo la strada con un simpatico uomo di ritorno dai campi che ha lavorato come comparsa in Gesù di Nazareth di Zeffirelli, girato quasi trent'anni fa nel suo villaggio.

Moulay Idriss appare arroccato come una macchia di bianco sulla pendice della collina. È un centro di pellegrinaggi con stradine strette che risalgono fino al cocuzzolo da dove la vista spazia sulle campagne immense. Non è possibile entrare nel mausoleo per noi “infedeli”, quindi aspettiamo il tramonto, incantevole, sulla parte alta poi ridiscendiamo alla piazza dei taxi e prendiamo la Mercedes che ci porta a Meknès per 7 Dhr.

Dobbiamo sopperire al cibo scarso di mezzogiorno e così optiamo per un ristorante dove gustiamo un abbondantissimo couscous di agnello. Rotoliamo verso l'albergo per il meritato riposo.

Image9 novembre - Anche stamattina il letto mi è parso umido e schiacciante sotto il peso delle coperte di lana. La doccia consta di un getto arrabbiato di acqua rovente che non è possibile diluire con quella fredda. Può lasciare cicatrici perenni sulla pelle della schiena. Ci incamminiamo verso la medina, ma prima mi fermo per sostituire il libro di lettura che occuperà i momenti morti o di riposo, nella speranza che la mia scelta sia stavolta più fortunata. Compro di Driss Chraïbi Le passé simple.

La medina è brulicante di vita e di mercanti. Scambio alcune battute con un venditore di rimedi naturali che mi illustra le ipotetiche proprietà delle erbe nella medicina berbera. Qua e là comperiamo quello che servirà per il pranzo: focaccia di semola, frutta. La medersa è molto ricca e un gatto intrattiene i visitatori con le sue moine e le sue pose.

Mangiamo sulla piazza davanti a Bab al-Mansour, poi ci sediamo al bar, prima di dedicare il pomeriggio alla città imperiale. All'ingresso di questa alcune guide offrono i loro servizi, ma decidiamo per il fai-da-te. Vediamo la piazza d'armi, il mausoleo di Moulay Isama'il e ci soffermiamo presso il mercante di tappeti di fronte, che ci mostra dei manufatti.

Poi ci incamminiamo verso i granai e le stalle, che visitiamo al calar del sole. La giornata è stata splendida, il cielo tersissimo, l'aria secca, la temperatura ideale. Rientriamo all'albergo a piedi percorrendo i larghi viali di collegamento tra la medina e la ville nouvelle, nell'architettura urbana voluta dal generale Lyautey. Intanto ci informiamo per la cena, ma alla fine decidiamo di rimanere al locale di ieri sera che ci ha soddisfatto.

Così, dopo una breve sosta all'albergo, ordiniamo al Gambinus una tajine di pollo. Per completare la serata e non ritirarci troppo presto andiamo anche al bar Opéra dove, proprio mentre i camerieri stanno riordinando e pulendo tutto per la chiusura, prendiamo un'orzata con pasticcini marocchini. La vita notturna non sembra la specialità del Marocco.