Ancora costretto al Cairo...

11 novembre - Prima di andare a letto ieri sera ho fatto un programma per i prossimi due giorni, senza naturalmente considerare gli imprevisti che potrebbe comportare il problema ambasciata. Da domani, con gli uffici aperti, dovrei essere operativo, cosicché stamattina ne approfitterò per compiere altre visite turistiche.

Dopo una colazione sulla panoramica terrazza all'ultimo piano, vado verso la porta Bab el Zuweila, ripercorrendo sotto la luce del sole la strada già esplorata ieri. Da qui, piegando a sinistra, fiancheggio numerosi edifici notevoli nella direzione della cittadella. Entro nella Moschea azzurra, un antico edificio dall'aria raccolta, e salgo sul minareto vincendo la paura di dover salire più di 20 gradini nel buio più completo. Ma questo cammino nell'ignoto, che dà anche un brivido di piacere, mi porta ad un angusto balconcino da cui la vista è unica: una città smisurata che sembra tutta costruita di terra, tanto è priva di colore, con minareti fiabeschi che si innalzano qua e là nell'aria polverosa e il deserto che arriva fino alle sue porte tutt'intorno. Il tutto è soffocato da una cappa di aria densa di inquinamento e di polvere che oscura quasi la luce e brucia in gola, rende i contorni più lontani sfumati nell'imprecisione.

ImageProseguo alla cittadella, la cui visita non mi entusiasma, ma cui fa da contrappunto la scoperta di due preziosi gioielli che trovo ai suoi piedi. La Madrasa Hassan e la moschea Ibn Tulun. La prima, quasi una fortezza inespugnabile, è una costruzione compatta e misteriosa che rivela al suo interno enormi dimensioni. La seconda, gigantesca già dal suo esterno, racchiude all'interno, in restauro, antichissimi tesori: fregi, elementi architettonici e decorativi di un'epoca islamica primordiale.

Per il pranzo torno al locale di ieri sera dove sono servito da un simpatico cameriere. Poi prendo la metro per la Cairo copta. Qui ci sono alcune chiese e conventi, oltre al museo copto, che sembrano trapiantati in un mondo estraneo. Vedere la croce di Cristo stagliarsi contro il cielo dell'Africa mediterranea è piuttosto singolare. Le strade del quartiere sono strette e lastricate e hanno un aspetto ordinato. Anche qui come in centro sono in corso molti lavori di restauro.

Mi reco alla stazione ferroviaria per raccogliere informazioni sul viaggio per Luxor, ma non sono ancora in grado di fare prenotazioni, data l'incognita del procedimento per la riemissione dei documenti di viaggio.

Alla piazza Hussein spero di poter assistere allo spettacolo dei danzatori sufici, trovo però un sacco di gente in attesa che non può entrare per il troppo pieno. Nella calca conosco Jodie e Steve, una coppia anglo-australiana, e decidiamo insieme di abbandonare l'impresa per passare una simpatica serata in un bar.

12 novembre - Sono seduto in un caffè, appena uscito dalla piana di Giza. Ho le gambe stanche e i piedi avevano bisogno di stare un po' fermi dopo questa giornata frenetica. Essendo oggi la prima giornata utile per affrontare la burocrazia, ho buttato via l'intera mattina per cercare di risolvere la questione del passaporto, ma queste vicissitudini mi hanno anche permesso di conoscere uno spaccato della vita egiziana del tutto interessante. Ho lottato per arrivare all'ambasciata, bloccato in un traffico pauroso e rumorosissimo. L'aggettivo “caotico” non descriverebbe abbastanza questa confusione. All'ambasciata sono stato rinviato al consolato e da qui alla stazione di polizia egiziana alla quale dovevo sporgere la denuncia di smarrimento. È stata una corsa contro il tempo (perdente) perché ho cercato di preparare il tutto per le 12, quando il consolato chiude, altrimenti bisogna aspettare fino a dopodomani, perché gli uffici non sono aperti domani.

Ma fare una denuncia in Egitto non è proprio quello che si definirebbe un procedimento lineare. Un agente ha trascritto a mano la mia denuncia su un foglio di protocollo, poi questo è stato ricopiato da un altro poliziotto su un librone che ho firmato e sono stato poi invitato a portare il primo foglio nella stanza della “bella copia” dove un'impiegata ha ritrascritto il testo, sempre a mano, su un altro mezzo foglio di protocollo strappato, senza l'ombra di un'intestazione. Infine la “bella copia” l'ho dovuta portare al timbro e alla firma dell'ufficiale. Nel complesso avrei pensato di fare più fatica a completare il procedimento, ma non mi sono state chieste molte spiegazioni e non ho avuto grandi problemi a farmi capire. Sono rimasto però sconcertato dalla farraginosità grottesca del procedimento.

Nel pomeriggio mi sono ripagato della mattinata passata tra uffici e strade intasate: sono stato alle piramidi e ne sono stato incantato. Queste montagne di pietra con uno sfondo di deserto, ma solo alla soglia di una metropoli, sono veramente una meraviglia. Risvegliano un senso di mistero, soprattutto con il viso quasi Imagesorridente della Sfinge che le precede. Riportano alla mente tanti ricordi di infanzia, per essere l'oggetto delle foto che un bambino vede sui primi libri di storia e simbolo di una delle storie più affascinanti e appassionanti dell'umanità. Sorprendono per l'antichità e la grandiosità. Nell'ambito del mio viaggio, sono la testimonianza della prima storia di questo paese, del quale finora ho conosciuto gli aspetti del periodo arabo e ottomano.

Il tramonto ha dato poi uno sfondo nuovo a questi colossi che si stagliano nel cielo e nonostante la quantità di gente sono riuscito a essere toccato nel più profondo dal grande spettacolo immobile che ho avuto la fortuna di vedere.

Ho fatto una sosta al Nile Hilton Mall per avere notizie da casa e comunicare le mie con posta elettronica, poi mi sono diretto alla mia solita via, a cui ormai sono affezionato, Talaat Harb. Qui ho mangiato in un locale accanto a quello dei giorni scorsi. Anche qui il cameriere di turno è stato simpaticissimo: mi ha addirittura regalato un bicchiere di Coca. Sono poi tornato all'albergo in taxi per accelerare i tempi e ho fatto i preparativi per domani. Ho cercato di telefonare più volte a un signore che organizzerebbe escursioni a Saqqara, ma non mi sembra affidabile. Ci andrò quindi da solo. Alle 23 poi esco con i sandali che ho comprato e prendo un tè di menta fumando il narghilè nel celebre storico caffè El Fishawi che si estende fin nel vicolo con tavoli, sedie e specchi antichi appesi alle pareti. Converso con un signore che mi lascia addirittura il suo indirizzo per andare a trovare la sua famiglia. La conversazione è però difficile perché non parla inglese.