Per il lago di Tiberiade

27 agosto - Oggi parte il gruppo per Tabgha sul lago di Tiberiade. Dopo il bagno mattutino aiutiamo a caricare i bagagli e le provviste tra cui 5 vassoi di uova che impiliamo su uno scatolone nel corridoio del pulman. Vediamo già la frittata fatta. Dopo la partenza del gruppo aiutiamo a spostare alcuni letti con acrobazie incredibili tra le porte e i passaggi.

Nel pomeriggio abbiamo il matrimonio della sorella di Jacqueline e alle 19 andiamo a prendere il bus per Bet Jala dove si svolgono la cena e le danze. Finiamo alle 0.30 e tornati a casa andiamo a salutare Hiba e Susanne che stanno facendo il turno di notte. Beviamo una tisana insieme.

28 agosto - Oggi partiamo per Tabgha con Pino per raggiungere gli altri. Ci sono Doris, Marietta e Jacqueline. Carichiamo l'auto all'inverosimile e partiamo per la strada della valle del Giordano.

A Tabgha mi metto ad aiutare ai lavori. Facciamo fare il bagno ai pazienti in una piscina con acqua corrente di fiume poi una passeggiata sulla riva del lago e torniamo per la cena.

Passiamo la serata con le ragazze e Pino fumando narghilè. Mi dimentico di chiedere a Pino, che è biblista, se non esista una lettura secolare di un filone della Bibbia che presenta e legittima la conquista della terra, ora come allora, come ordine divino, una sorta di forte giustificazione a ogni azione compiuta nella via della conquista, che anche un tempo è stata portata avanti militarmente. La violenza di alcuni passaggi della Bibbia è d'altronde un dato di fatto e faccio fatica ad accettare questa contaminazione politica e nazionalistica soprattutto stando sulla terra incriminata e macchiata di già troppo sangue.

29 agosto - Dopo una notte non del tutto piacevole per il caldo e il senso di soffocamento, inizio la giornata con il bagno agli handicappati. Io, Doris e Marietta andiamo poi a Tiberiade dove noleggiamo le bici e partiamo per il giro del lago. È un bel giro ma il caldo è spaventoso e afoso e sembriamo essere gli unici pazzi che si sono imbarcati in un'impresa simile in un giorno di agosto e a 200 metri sotto il livello del mare.

Facciamo qualche bagno di tanto in tanto per rinfrescarci dell'insopportabile temperatura. Doris a mezz'ora di strada dopo una sosta scopre di aver dimenticato il marsupio con soldi e passaporto all'ultima spiaggia. Chiede quindi un passaggio in autostop e un giovane ebreo estremista la accompagna e la riporta indietro alla bici, mentre parla del pericolo che crede rappresentino gli arabi per il suo popolo.

Io e Marietta aspettiamo nel frattempo su una spiaggia, ma capitiamo in un luogo per ebrei osservanti dove le donne devono stare separate dagli uomini. I cartelli sono scritti solo in ebraico e io vengo richiamato, essendo entrato nel lato femminile. Mi chiedo perché citiamo sempre gli arabi per essere retrogradi e bigotti?

All'uscita incontriamo il parcheggiatore che cerca di dirci qualcosa in ebraico ma non lo capiamo. Parla di donna… bicicletta… fa gesti… niente. Dato il contesto di severità religiosa, supponiamo che Marietta, in quanto donna, non possa salire sul sellino della bici in quell'area! Ma non è questo. Quando scorgiamo Doris che ci sta cercando capiamo che il parcheggiatore voleva appunto segnalarci la sua presenza. Tutto è andato per il meglio perché ha ritrovato le sue cose.

Proseguiamo un lungo tratto, poi decidiamo di lasciare l'impresa ciclistica incompleta perché troppo faticosa. Io mi fermo a Tabgha a 12 km da Tiberiade, le ragazze chiedono un passaggio. Sono quasi arrivato a destinazione quando le vedo su un furgone con le biciclette e mi salutano. È l'ultima volta che ci vediamo...

Di ritorno a casa cerco di separare Vince, il cane del convento, da un cane lupo con cui si sta azzannando. Brutta idea, perché mentre afferro il corpo dell'altro mi trovo quattro acutissimi denti canini di Vince impressi nel dito. Vida mi deve medicare e bendare.

George manifesta chiari segni di irrequietezza per mancanza di sigarette di cui a Gerusalemme si può approvvigionare con più libertà. Qui no invece e sta inventando mille scuse per tornare in città: dice che c'è troppa luce qui, che gli bruciano gli occhi... È buffissimo!