Hebron, la gravità del conflitto

19 agosto - Si torna già al lavoro. Anche oggi sono stato nel cortine del S. Sepolcro a leggere il nuovo romanzo che ho iniziato da poco.

La sera Hiba, una collega, ci ha invitato con anche la scatenata e simpaticissima centralinista e abbiamo passato una bella serata in allegria mangiando knafe a casa sua. C'era anche la nonna, la quale però non ha mangiato il dolce che contiene formaggio perché sta seguendo uno dei rigidi digiuni che praticano i cristiani orientali.

Questo è il digiuno della Vergine, in cui sono vietati carne e derivati così come latte e derivati. Ho sentito più volte dire da religiosi occidentali, e deve essere un luogo comune tra di loro, che la fede qui si ferma a questi aspetti. Io credo che questa affermazione sia  contaminata da un complesso di superiorità europeo (anzi, vaticano). Se qui la cultura cristiana si sostanzia in questi termini, sono ben felice di vedere un modo di essere diverso da quello europeo, proprio perché è autoctono, non imposto dal centralismo.

Questa sera mi accorgo che è stato necessario tutto questo tempo per incominciare a entrare in confidenza con le colleghe del lavoro. I rapporti tra uomini e donne sono molto diversi qui rispetto a casa e vige una separazione netta. In un primo tempo mi sembrava di percepire una certa diffidenza verso noi volontari, ma era in parte un comportamento sociale di donne che si rapportano a un uomo.

Stasera parliamo naturalmente anche dei nostri pazienti e mi accorgo che lo facciamo considerandoli quasi degli amici. 

20 agosto - Nel pomeriggio partiamo con Francesco e Yuri per Hebron dove visitiamo le contese “tombe” dei patriarchi tra moschea e sinagoga. Le vie del centro in parte ristrutturato sono però deserte, i negozi chiusi, i militari punteggiano ogni via. L'umiliazione dei palestinesi che devono entrare nella loro moschea in un territorio teoricamente loro affidato, ma passando attraverso un controllo di militari ebrei sembra ormai essere un dato di fatto, uno status quo. La provocazione degli ebrei che si sono insediati nel cuore della città è odiosa e ancora di più la difesa militare che viene garantita ai coloni dalle istituzioni dello stato ebreo.

L'insediamento è sorto col pretesto delle tombe di Abramo e compagnia, cosa che a mio parere è di una sciocchezza bestiale. Per me sono personaggi mitici e non storici e ho l'impressione di visitare la tomba di Giove Pluvio! Ma quando la religione va a braccetto con la politica, anche le scelte più assurde si ammantano di sacro.

Vediamo poi la quercia rinsecchita di Abramo. Ancora una volta mi viene in mente quella novella del Boccaccio in cui un tal frate spacciava per reliquie le piume dell'angelo Gabriele. A volte l'uomo ha bisogno di favole, ma se le favole sono una scusa per fare la guerra questo è un fatto assai grave e anche retrogrado.

La sera la tele diffonde notizie e cronaca del viaggio del Papa. Non posso mangiare in santa pace perché due suore sono venute ad ascoltarle in italiano nella nostra cucina. L'acustica della stanza a soffitto voltato fa rimbombare la voce e io, che non sopporto la tele in italiano, fuggo appena posso e mi metto a leggere nella saletta di ricevimento.