L'afa di Gerico

11 agosto - La sveglia è diventata un pugnale al mattino. Non c'è possibilità di crogiolarsi un po'a letto e con il ritmo di lavoro e di uscite che stiamo tenendo c'è davvero parecchia stanchezza da smaltire, che si fa sentire tutta al primo mattino.

Oggi, dopo il turno, organizzeremo con le ragazze una gita a Gerico. In effetti sono in dubbio se partire o lasciarle andare: dopo mangiato mi sono steso sul letto e non mi alzerei più da questo piacevole pisolo nell'aria fresca e piacevole del pomeriggio al riparo dal sole feroce.

Comunque lo spirito attivo prevale e prendiamo il bus dalla porta di Damasco, cambiamo trasporto a Leezariye. Nel bus un ragazzo dal taglio di capelli molto moderno, lunghi sopra e rapati sotto, sentendomi parlare francese con le ragazze, mi crede un ebreo straniero e mi chiede se parli ebraico. Gli rispondo di no, ma che possiamo parlare arabo. Nella conversazione mi dimostra una caratteristica che ho notato presso i giovani arabi israeliani: il disinteresse per la politica, l'apatia, forse dovuta alla coscienza di vivere una situazione sì discriminata e di cittadini di second'ordine, ma comunque molto migliore di quella al di là dell'odioso muro che Sharon sta facendo costruire.

A Gerico iniziamo una marcia nella calura insopportabile della valle del Giordano fino al palazzo di Hisham, a cui non arriviamo a piedi come intendevamo, ma portati da un'auto che Marietta senza troppi complimenti ferma per strada.

Dopo la visita alle rovine e aver accettato il servizio del custode che ci procura un taxi per il Monastero delle tentazioni, saliamo ad ammirare la bella posizione di questa costruzione, raggiunta peraltro anche dalla funivia che in arabo chiamano telefric (in francese suona un comico doppio senso).

Nella piazza centrale compriamo pane cotto sulla piastra calda detta saj, dei datteri, poi prendiamo il pulmino dove un signore di Hebron ci paga gentilmente il biglietto in segno di ospitalità. Alla stazione di cambio ci fermiamo per fotografare lo scandaloso muro razzista che qui taglia in due la cittadina. Un ragazzo ci porta gratuitamente col suo mezzo alla fermata per rientrare a Gerusalemme tra le nostre risate sull'equivoco che si viene a creare sul costo di questo viaggio.

Visita agli amici di Faradis

12 agosto -  Oggi mi scontro con le ragazze impiegate perché alle 9.30, quando dovremmo staccare per fare la colazione, non ci danno il cambio e io vado su tutte le furie. Sono convinto che noi volontari facciamo spesso il lavoro che non fanno loro, che sono qui impiegate pagate. Usciamo poi con il prete egiziano a passeggiare in un'animata strada commerciale dove mi riprometto di tornare.

Alle 12.30 smontiamo e alle 15.30 partiamo dalla stazione degli autobus per Haifa. Sono d'accordo con Tawfiq, il cognato di un mio amico in Italia, che ci verrà a prendere qui per portarci a casa sua. Alle 18 infatti lo troviamo davanti alla posta. Andiamo in auto a Faradis dove conosciamo tutta la famiglia di Muhammad, i simpatici genitori, l'avvenente sorella, i tanti bambini e ragazzi.

Andiamo a una festa di fidanzamento, poi a casa di Abu Salim e infine rientriamo da Tawfiq per mangiare verso le 23.

13 agosto - È giorno di riposo e ci svegliamo alle 8.45, che meraviglia! Dopo la colazione partiamo con Tawfiq per Nazaret dove visitiamo la chiesa dell'Annunciazione che mi aspettavo orribile, ma che mi tocca invece con tutte gioiose raffigurazioni della maternità, mosaici offerti dalle varie nazioni ricordando Maria. Anche la grotta è molto suggestiva e mi fermo un attimo per pensare senza bisogno di una guida o di uno stimolo esterno.

Torniamo a Fredis e dopo il lauto pranzo e carichi di regali partiamo per Cerarea dove vogliamo ricongiungerci a un gruppo di pellegrini guidato da un amico di Doris per rientrare a Gerusalemme insieme sul loro pulman. Che sfruttatori che siamo! Pur senza avere un appuntamento e senza possibilità di metterci in contatto per telefono, riusciamo a individuare dopo tre tentativi la spiaggia dove i ragazzi stanno svagandosi. Facciamo un rapido bagno e subito partiamo per il rientro.

14 agosto - Nello spazio di tempo tra i due turni di lavoro vado verso la strada commerciale e mi compro un paio di sandali che mi piacciono. Di sera dopo cena esco con Doris e Marietta per andare all'università dei Mormoni dove ci risulta ci sia un concerto gratuito. Dopo una ricerca affannosa del luogo, nella convinzione di arrivare in ritardo, scopiamo che non c'è niente e quindi rientriamo a casa. Mi metto a leggere in cucina e presto Doris viene a dirmi che la signora ebrea che vediamo da alcuni giorni in giro nel convento giace distesa seminuda sul divano davanti alla sua stanza e piange, grida e si lamenta. È ubriaca fradicia di arak. La mettiamo a letto insieme.

15 agosto - Tra le due pause vado con Issa a comprare il pane per gli shawarma che mangeremo a mezzogiorno. Vado poi sul tetto del S. Sepolcro per continuare la lettura del mio romanzo. Mi sembra di stare in un'oasi di ombra quieta, circondato dagli austeri e pittoreschi monaci etiopi copti. Il cielo è azzurro, davanti a me la cupola sormontata da una bella croce dorata. Altre croci antiche spuntano dai tetti.

Oggi abbiamo diritto a un pranzo speciale perché è Ferragosto.

16 agosto - Tra i due turni vado con Doris al monte degli Ulivi con la speranza di trovare un posto tranquillo all'ombra per leggere. L'uscita si rivela una penosa ascesa sotto il caldo attraverso varie chiese tra cui il Dominus Flevit. Questo posto mi fa pensare che chiunque, dopo una tale salita sotto il sole, si metterebbe a piangere dalla disperazione.

A cena Mariangela è particolarmente noiosa con le sue 10.000 lamentele sul caldo a cui cerco di non prestare la minima attenzione anche se mi irritano molto. Mi allontano appena posso da tavola per leggere. Ormai tra di noi non c'è più comunicazione!

La sera esco all'ostello austriaco con Doris e incontriamo alcuni arabi, che dal modo di fare si direbbero in contatto con il movimento di turisti e vedo con una certa diffidenza. Passiamo la serata guardando il panorama notturno dalla splendida terrazza dell'edificio, ma sono deluso per i contenuti della conversazione.