Spostamento epico

14 febbraio. Mi alzo presto perché sono svegliato da una zanzara intrappolata dentro la zanzariera che mi ronza intorno. Non riesco ad aprire il chiavistello e la massiccia padrona viene in mio soccorso, con le spalle scoperte e il petto fasciato da un telo che stenta a contenere la sua ampia circonferenza. Una volta liberato, mi metto in strada, ignaro dell'odissea che sarà la giornata. L'inizio non lascia presagire bene, viste le difficoltà del motore che richiedono l'intervento di tutti gli uomini validi, incluso il sottoscritto; poi i crocchi del cambio che non ingrana le marce e infine il pneumatico che abbiamo forato. La velocità media sul fondo stradale scabroso non deve aver superato i 30 km/h e passano così le prime due ore di viaggio.

Per andare a Toubacouta la strada è comunque lunga, anche se in linea d'aria sarebbero solo una quarantina di chilometri. Ma dato che le località sono separate dai rami del delta, occorre attraversare il fiume molto più a monte, sulla strada nazionale, e ridiscendere. Morale: circa 150 km complicati da una serie di cambi e un attraversamento a traghetto. Se fosse stato solo questo, mi sarei sottoposto alle condizioni imposte dalla natura già valutate studiando il percorso, ma oggi è l'antivigilia del Mawlud e la gente si sta recando in massa alle città dove i marabout predicheranno in occasione della festa. Kaolac è uno dei richiami maggiori del gamou e sulla strada nazionale passano solo pullman e mezzi più o meno di fortuna, stracarichi di persone e bagagli in pellegrinaggio. Noleggiati dai passeggeri fin dalla partenza, non hanno spazio per uno spillo in più, nonostante la richiesta sia alta. Perfino dal tetto pende ogni sorta di contenitore e valigia, quando non sono persone che viaggiano lì sopra. Appena si ferma un raro pulmino, la folla che aspetta corre all’assalto delle portiere per poi tornare indietro delusa. Qualche fortunato riesce invero a farcela, ma è a colpi di gomitate e nella calca, cosa che non mi va di fare, perché con il bagaglio sono impedito.

Aspetto più di un'ora, poi mi convinco che non ce la farò mai ad arrivare a Toubacouta entro la sera e mi troverò bloccato per strada. Cerco allora un taxi per raggiungere il successivo incrocio di Fatick, da cui riparto con un sept places che, quello, non si fa aspettare troppo. Ma la mia gioia è di breve durata perché arriviamo al punto dove la strada finisce nel fiume e riprende sull'altra sponda. Il traghetto passerà tra un'ora e mezzo; niente da mangiare, se non i miseri cartocci di noccioline venduti al banchetto. Mi disseto e mi sfamo solo ammirando lo straordinario paesaggio e gli uccelli marini che si tuffano nell'acqua alla ricerca, anche loro, di un boccone di cui vivere. L'acqua di diverse profondità prende svariatissime sfumature di blu, dal celeste all'azzurro cupo; riflette la luce a specchio lungo la sponda. Anche le terre, a seconda della composizione e del grado di umidità o di salinità, si tingono dei colori di una ricchissima tavolozza.

Passato il fiume, il maestro che ho incontrato sul traghetto mi accompagna alla stazione dei trasporti, ma qui mi ritrovo bloccato insieme alla folla in attesa di mezzi che non ci sono. Non c'è una sola auto, la stazione è vuota, se non per i canditati viaggiatori, in viaggio per passare due giorni di festa altrove. Per sollevare l’animo in questa desolazione, mi lascio rallegrare dalla comicità della scena di un carretto a cui è legata una povera pecora, che nel movimento scivola e si ritrova penzolante appesa per le gambe. Dal negozietto compro due scatole di biscotti per avere un minimo di nutrimento.

Quando arriva l'auto, scopro che mi porterà diretto fino a Toubacouta senza cambiare più, ma la gente mormora perché gli autisti approfittano della giornata e stanno chiedendo prezzi più alti. Arrivo a notte orami caduta, dopo 12 ore di strada, semplicemente distrutto, ma trovo una camera in un accampamento semplice e carino, dove non mi sembra vero di avere corrente. Ci stanno anche una simpatica coppia di cooperanti francesi e Mike, un americano del Peace Corps, tutti in pensione presso Ibou, accompagnati anche dal cane e dal gatto di Mathieu.