Marrakesh, vivace e animata
Ammalato...
15 novembre - Per questa giornata non ho molto da dire, dato che sono stato tutto il giorno a letto, cercando di guarire la febbre.
Matteo è andato in auto a vedere le gole del Dadès.
16 novembre - Mi sento meglio, in grado di affrontare uno spostamento. Ci moviamo fino a Ouarzazate dove torno però a rimettermi a letto prima di mezzogiorno non appena arrivato. Matteo va a visitare la valle del Draa e Zagora. Intanto il riposo mi ha fatto bene e sento rivenire già parte delle mie forze per riprendere il viaggio con l'entusiasmo di prima.Finisco di leggere La chute di Camus. La sera mangiamo in un ristorante dove suonano stranamente canti natalizi. L'aria è fredda e soffia vento a raffiche.
17 novembre - Si riparte per Marrakech. La strada si snoda prima nella pianura ai piedi dell'Alto Atlante con viste incantevoli sulle vette già innevate. Le bachine sono protette tramite barriere di foglie di palma dalle sabbie che altrimenti inonderebbero e cancellerebbero la strada. Poi il percorso si inerpica verso i passi montani che permettono di scendere in seguito verso la città. I panorami sono spettacolari. È il tratto di strada che mi è piaciuto di più finora. A tratti il paesaggio non è più quello brullo della zona predesertica, ma è ricoperto oasi di foreste verdi.
Lungo la strada di montagna ci sono diversi venditori di minerali, pietre, ceramiche. Ci fermiamo per sentire il prezzo di una strana geode di cobalto. Il venditore parte da 200 Dhr, poi vedendoci increduli e pronti a ripartire, è disposto a scendere fino a 40 Dhs. C'è la possibilità che si tratti di una patacca, ma il prezzo non è una follia, cosicché compero “l'uovo”. Dopo anni per togliergli la polvere l'ho messo sotto l'acqua e si è rivelato nella sua squallida verità, cioè una base di argilla con stuzzicadenti impiantati e ricoperti di cristalli di pirite. Ci ho fatto sopra una bella risata!
Ci è capitata anche l'avventura della benzina. Credevamo di poter fare rifornimento in una certa località, ma ci viene detto che la prossima stazione è a 75 km. Non ci rimane che acquistare 5 litri di benzina da un trafficone al prezzo esorbitante di 18 Dhr al litro, quando normalmente paghiamo 7,5 Dhr. È una benzina d'oro, ma se non altro possiamo ritenerci fortunati di non rischiare di rimanere a secco.
Arrivati a Marrakech fatichiamo per trovare la minuscola stradina perduta dove riconsegnare l'auto. Dopo lunghe ricerche ci arrendiamo e stiamo per telefonare da una téléboutique per chiedere aiuto, ma l'incaricato dei telefoni ci dice di dare un'occhiata dietro l'angolo perché lì c'è un'agenzia di noleggio. Ebbene, è proprio la nostra!
Prendiamo un taxi per la Medina, dove troviamo l'Hôtel Gazelle. Sono ancora debole; sotto il peso dello zaino mi muovo ancora barcollante e con capogiri.
Incominciamo l'esplorazione della città. La famosa piazza Dmaa el-Fna, di per sé poco attraente e senza costruzioni notevoli intorno, è animata da crocchi di gente che si stringono intorno a ciarlatani, cantastorie, artisti di strada, imbonitori, venditori di cianfrusaglie. La gente è molto partecipe. Verso sera il coinvolgimento e la folla aumentano, la gente inizia a mangiare raggruppata ai tavoli dei venditori di cibo cucinato sul momento seguendo norme di igiene assai dubbie, come il lavaggio delle stoviglie in secchi d'acqua sotto il bancone.
La Medina è come altrove composta dai vari suq e le solite centinaia di micronegozi. La sera mangiamo vicino all'hotel. Guardando la posta elettronica, apprendo che Kim verrà a trovarmi da Londra con una sua amica australiana, per il periodo di Natale.
18 novembre- La colazione la facciamo sulla terrazza di un bar che dà sulla piazza. Il sole brillante e caldo ci fa intrattenere mentre decidiamo sul da farsi. Visitiamo il palazzo del Gran Visir de la Bahia, poi le tombe dei Saoditi con un bellissimo mausoleo dalle decorazioni sopraffine.
Ci spingiamo verso uno dei parchi, ma scopriamo dopo mezz'ora di cammino che è chiuso.
Torniamo sulla piazza per il pranzo. Qui una signora francese appena arrivata si informa presso di noi sulla sicurezza del cibo. Sembra piuttosto preoccupata! Tuttavia la rassicuro perché seguendo poche precauzioni non ci è successo niente.
Matteo visita per conto suo, mentre io torno in albergo dove leggo, faccio il bucato e sto sul terrazzo al sole caldo. Sulla terrazza è anche l'occasione per riflettere su tante cose, alcune anche dolorose. Ogni tanto ci vuole un momento così di chiarificazione con sé stessi. Magari fosse così semplice spiegarsi così anche con gli altri…
Alle 17 esco per fare due passi tra i negozi. La gente è tanta che a volte ci sono ingorghi umani, veri e propri imbottigliamenti. Il trasportatore con l'asino o il cammello di tanto in tanto avverte anche qui con “barek” per non urtare qualcuno.
Alle 19 incontro Matteo. Decidiamo di andare all'hammam. È certamente bello darsi una bella strigliata, ma siamo un po' delusi per il confronto con il bagno di Fès, molto più caratteristico e autentico. Andiamo a mangiare all'Ali e qui incontriamo la coppia che avevamo conosciuto a Merzouga.
Giriamo per le bancarelle.