Il fertile altopiano di Dalat

19 gennaio - La partenza per Dalat è teoricamente alle 7.45 con un pulman open tour. La puntualità di questo servizio è da interpretare in modo relativo, ma se non altro risulta conveniente essere prelevati direttamente all'albergo senza bisogno di recarsi alla stazione degli autobus. Come punto di svantaggio, invece, va detto che essendo un servizio pensato per i viaggiatori stranieri, ci si trova isolati dalla realtà del paese ed è per questo che finora vi ho ricorso solo rare volte , preferendo il treno o altri mezzi pubblici.

Finalmente è tornato il sole. La tentazione è troppo forte per potervi resistere e nell'attesa del pulman mi dirigo verso la spiaggia a soli due isolati dall'albergo. Si apre davanti alla vista un bel mare azzurro chiaro in una luce un po' abbagliante del sole ancora basso sull'orizzonte che si rifrange nell'umidità di cui è densa l'aria. Le onde hanno perso quella tinta fangosa dovuta al maltempo e si rompono in bianca spuma sulla sabbia. Molte persone sono impegnate a curare il proprio fisico con esercizi ginnici. Gente di tutte le età, venuta apposta sul bel fronte di mare per respirare aria buona e muoversi, sciogliendo le membra a passo di marcia, facendo esercizi a corpo libero sul bagnasciuga o con un bastone di legno. Chi è arrivato in bici, l'ha lasciata sulla sabbia e sta movendosi accanto ad essa. Un giovane pratica yoga, anche se non sembra molto concentrato, e mi dà un'idea di benessere.

Giungo a Dalat dopo una corsa di diverse ore lungo la costa che poi piega verso l'interno. La città si trova sull'altopiano a quasi 1500 m di altitudine, quindi bisogna scavalcare il dislivello praticamente scalando un enorme gradino, oltre il quale si apre un vasto pianoro. L'ascesa è spettacolare perché mentre si guadagna in altezza attraverso fitte foreste, si amplia l'orizzonte che arriva ad abbracciare tutta la pianura al margine della costa. Arrivati alla sommità ricomincia la marcia più o meno in piano attraverso strabilianti coltivazioni di ortaggi e frutti per ogni dove. La campagna, di terra rossiccia, non è più segnata dal reticolato di risaie, ma ha assunto un aspetto tutto diverso.

Raggiungo la città, abbastanza stravolto da questo viaggio che fa rimpiangere la comodità del treno. È piuttosto grande con un bel laghetto che mi ricorda quello di St. Moritz. Esploro alcune vie alla ricerca del centro, ma in realtà allontanandomi da esso.

20 gennaio - La prima tappa di oggi è al mercato. Come avevo capito ieri attraversando l'altopiano, il prodotto principale della zona sono gli ortaggi e il mercato trabocca di ogni sorta. Freschi, grandi, croccanti alla sola vista, sono offerti in ceste e cassette, probabilmente dagli stessi produttori. Sono una meraviglia. Girando e scattando foto ci passo tutta la mattina, dopo aver fatto colazione con la marmellata di fragole di cui va famosa Dalat, che però trovo esageratamente zuccherata. Mi sembrano molto più invitanti le ceste di bacche fresche, fragole e more scure, che vengono vendute fuori dal mercato coperto.

Nel pomeriggio affitto un motorino per esplorare i dintorni della città. Arrivo al villaggio di Lat e poi mi spingo oltre fino a un lago circondato da belle pinete, disabitato e desolato. Ovunque la terra è rossiccia e fertile, provvista di impianti di irrigazione a spruzzo o annaffiata manualmente dai contadini che muovono una larghissima doccia di acqua sulle piantine in crescita.

Spingendomi oltre, seguo l'indicazione per un altro villaggio raggiunto da una strada asfaltata che presto diventa sconnessa e di terra. Incontro un piccolo branco di cavalli guidati da alcuni mandriani. Vengono incanalati sulla strada sterrata e mi passano al trotto, mentre io osservo sul ciglio in disparte la loro giovane energia. Più avanti sulla strada, il gruppo di equini incontra un veicolo e tutti reagiscono d'istinto con uno scatto di panico uscendo dal tracciato e dirigendosi all'impazzata verso i campi. Tuttavia sulla traiettoria di questa fuga irrazionale si trova una recinzione di filo spinato e rimangono impigliati e feriti sul petto.

Alla messa nella cattedrale la presenza è numerosa: tantissimi giovani divisi secondo il sesso nelle due sezioni destra e sinistra della chiesa. Commuove vedere questa congregazione che prega nella maniera in cui sono stato educato a fare a migliaia di chilometri di distanza. Ma senza capire le parole del rito, quanto più mi sembra una follia collettiva, la religione.