L'arrivo a Damasco

ImageVerde... verde, come il verde che illumina i minareti delle moschee di Damasco di notte. Verde che si vede dall'alto del monte Qasiun e che punteggia la metropoli, e che quando si passeggia nelle vie a volte abbaglia la vista, perché colpisce gli occhi con la sua fluorescenza. Verde dentro i minibus di cui l'autista deve essere particolarmente fiero, perché quando arriva il crepuscolo non si dimentica mai di accendere anche questa luce nell'abitacolo dei passeggeri. E naturalmente è sempre un neon, perché per i siriani non c'è miglior luce del neon e forse non hanno tutti i torti, dato che con il caldo che fa a Damasco in estate, tutto quello che non scalda è una benedizione dal cielo. 

Sono arrivato a Damasco dopo un viaggio da Odissea che è durato dalle 10 di mattina a mezzanotte e mezzo. All'aeroporto di Damasco ho dovuto constatare che una delle valige non era arrivata, il che mi ha comportato sporgere la denuncia e tutta la trafila conseguente. Sono stato tre notti in un albergo vicino a quello che avevo preso l'anno scorso in Suq Saruja, in attesa di trovare una sistemazione definitiva.

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Il primo giorno ho cercato di prendere contatto con Gianluca, di cui avevo il numero di telefono. Sono arrivato a casa sua per scoprire che se ne era andato ad Aleppo in gita per un giorno. Il suo padrone di casa mi ha mostrato la stanza sua, sperando che la prendessi da subito, perché lui la lascerà libera domani per tornare a Beirut e poi in Italia. Però ho preferito soprassedere e parlare con Gianluca personalmente per telefono, per chiedergli un parere, visto che si tratta di una sistemazione per due mesi. Gianluca mi dice che la stanza diventa caldissima nel pomeriggio e che c'é di meglio sul mercato. Mi dà il numero di una ragazza che vive nella stessa casa, Milly, siciliana, qui da un anno e mezzo per lavoro.

La contatto e le chiedo indicazioni su altre case. Lei ha una buona conoscenza della città ma è anche ormai al limite della sopportazione: non ne può più di stare qui. Vede solo le tante cose negative della vita qui, che certamente costituiscono un problema, ma il suo stato d'animo non le permette di dare un giudizio sereno e apprezzare gli aspetti positivi. Mi fa ridere tanto quando ci mettiamo a parlare degli arabi!! Se ne esce con certe storielle e aneddoti da scompisciarsi dalle risa... a volte un po' esagerati, però.

Comunque seguo ora tre linee di azione: ricerca della casa, iscrizione all'università e recupero della valigia all'aeroporto. Sembrano cose semplicissime, ma bisogna essere qui per capire: la valigia bisogna andare a prenderla all'aeroporto, non la spediscono; l'università vuole un fottio di documenti, ivi compreso il test dell'aids da fare in un ospedale all'altro capo della città e la lettera di raccomandazione della nostra ambasciata che sta a un terzo capo della città; in quanto alla casa, almeno posso dire che ce ne sono tante e chiedendo per le strade del quartiere cristiano la gente ti indica i posti. Con Milly andiamo a vedere una casa dove lei è stata un certo tempo e questa mi piace: pulita, tranquilla, nel quartiere cristiano. 

C'è però un problemino da risolvere: ho telefonato ad Anis (un amico tunisino che vive qui) il quale insiste per ospitarmi lui in casa sua. Io immaginavo già come fosse la sua casa... anche prima di vederla, oramai di arabi me ne intendo. E infatti quando vado a trovarlo trovo un porcile: io lì non ci vivrei neanche un giorno. Meglio pagare e vivere indipendente ma nella pulizia. Però devo agire con diplomazia per non offenderlo, quindi invento una storiella e lui ingoia la pillola.

La lezione di dialetto

Ieri sera sono andato con Milly a lezione di dialetto siriano al Centro culturale spagnolo. Un inferno per arrivarci: ho pensato di prendere il taxi per non impantanarmi con i service, i pulmini che sfrecciano da tutte le parti e che bisogna fermare al volo. Se ci si siede vicino al conduttore, i passeggeri ti passano la moneta del biglietto e bisogna darla all'autista dicendo quante persone stanno pagando, poi restituire anche il resto!

Comunque ho preso il taxi e chiedo: "Centro culturale spagnolo, via tal dei tali". Quello mi guarda come se avessi chiesto la luna, e mi dice: questa strada non esiste. Io insisto e dico che sarà forse nella zona delle ambasciate. Così partiamo, ma a ogni semaforo nel traffico caotico del pomeriggio, il tassista si sporge e chiede indicazione alle persone nelle altre macchine, poi ai poliziotti. Nessuno sa. Allora gli dico di portarmi all'ambasciata americana, dato che so che è nella zona. Poi continuiamo a chiedere finché troviamo il genio della palude che dice di sapere. Il tassista torna vittorioso e mi dice: dobbiamo cercare dove c'è la bandiera spagnola (che perspicacia!), ma ogni tanto mi ripete che quella strada non esiste. Alla fine mi lascia davanti a un palazzo con la bandiera, pago, sono contento: sono arrivato. Sto per suonare quando mi accorgo che si tratta dell'ufficio commerciale spagnolo!! Allora disperato telefono a Milly che mi dice di chiedere dell'ospedale Shamy, che è vicino e finalmente arrivo. I primi giorni sembra complicato fare le cose piu' semplici!!

La lezione la tiene una professoressa drusa, una persona molto interessante,  anticonvenzionale; ogni tanto racconta qualche battuta sul Profeta o lancia qualche frecciata al regime. Ed è la seconda persona oggi che ho trovato diversa da come mi aspettavo, perché anche la padrona di casa, che mi ha invitato a un caffè di benvenuto, mi ha fatto sorbire un predicozzo sui musulmani e poi anche sugli ebrei. Si parla di tolleranza tra le varie confessioni qui, ma sembra piuttosto che tutti si guardino con sospetto, indifferenza o disprezzo. Per inciso nella chiesa latina di Bab Tuma, c'è una lapide che dice che tale missionario fu " assassinato dagli ebrei"! Qui ci sono sono tante culture che convivono, ma si guardano tutte in cagnesco.

Il corso all'università

Ho ritirato il test dell'aids, ho preso il minibus per l'università e mi hanno detto di passare domani con la lettera dell'ambasciata (oggi era il termine dell'iscrizione, per cui sono partito con tanto anticipo). Domani farò l'esame di ingresso. Ho incominciato a pensare al tema della tesi che bisogna presentare per fine corso. E un tema libero, ma va sviluppato con documenti vari. Ho comprato un libretto di poesie di Nizar Qabbani, un possibile soggetto. Oppure i romanzi di Najib Mahfuz o la canzone araba di Umm Kalthoum, insomma vedrò...

Oggi, domenica, ho iniziato il corso. Eravamo 7 in classe e mi sono preoccupato un po' quando la proffe ha chiesto che genere di testi ci interessassero e 4 persone almeno, musulmani, hanno detto argomenti religiosi! Però ci sono anche altri che studiano al di fuori di un interesse religioso, per fortuna. 

Le lezioni sono ormai alla fine della prima settimana. Da domenica passerò al gruppo avanzato secondo, ossia l'ultimo corso previsto nel piano di studi, che istituiranno appunto da quel giorno. In realtà le lezioni nel gruppo attuale sono buone, impartite con un metodo moderno, più attivo rispetto a quello di Tunisi e la professoressa è una ragazza avvenente, tanto che, anche velata come sempre viene, la sua semplice bellezza risalta ancora di più. Però nell'altro corso avremo tre materie e non solo lo studio della lingua. Infatti ci sarà letteratura moderna e antica, oltre a politica ed economia. Queste ultime, sono proprio curioso di vedere come le tratteranno, dato che qui tutti i professori devono essere affiliati al partito di governo, il Ba'th, fratello di quello iracheno di Saddam Hussein. 

Gianluca mi ha detto che le lezioni di letteratura sono state molto interessati e che l'insegnante è molto valido. Ieri, io e gli altri, abbiamo avuto con il direttore del centro un colloquio per alcuni ragguagli circa il nuovo corso. Naturalmente ci ha avvertito dell'impegno che ci verrà richiesto, anche se con questo caldo non è facile trovare la concentrazione... Proseguo anche con le lezioni di dialetto siriano, ora al centro culturale italiano, con la stessa professoressa che insegnava all'istituto Cervantes.

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Qui a quasi 700 m di altitudine il sole batte fortissimo. Mi sono stabilizzato nel mio quartiere di Bab Tuma, senza ancora capire in realtà come funzionano queste maledette viuzze intricatissime che ogni volta mi portano dove non voglio andare, oppure mi fanno arrivare in uno dei tanti vicoli ciechi. Comunque riesco sempre a uscirne e anche ho imparato a usare bene i service. A proposito di chiese, tra Bab Tuma e Bab Sharqy, due delle porte della città antica, ce n'è un'infinità, per andare a messa basta solo scegliere che rito si vuole ascoltare: latino, armeno, ortodosso, siriaco, ecc. solo che la domenica qui è il primo giorno lavorativo della settimana e si resta un po' confusi.