Entusiasta alla scoperta della Cappadocia

23 aprile - La sveglia di stamattina, Domenica di Pasqua, è mattutina perché intendo partire con il bus delle 9. In centro trovo i bambini che si preparano per la sfilata del giorno dell'Indipendenza. La colazione è memorabile, degna del giorno di festa che è oggi, con pagnottine dolci fresche di forno.

Vado all'otogar e prendo il pulman per Derinkoyu dove visito la città sotterranea. Si tratta di un luogo stupefacente, a tratti angosciante nello scendere per i cunicoli sotterranei che via via portano a una profondità considerevole. In alcuni passaggi non è possibile stare ritti, ma si può passare solo chinati, il che accresce il senso di oppressione. È una straordinaria testimonianza storica.

Riprendo al volo il pulman per Nevşehir dove attendo il prossimo trasferimento alla città di Urchisar. Qui cerco innanzitutto una base per dormire e trovo un albergo con stanze scavate nella roccia, dove vengo accolto da una francese e un turco che pure parla francese. Chiedono 10 milioni per una stanza, accetto e vado a mangiare una pide. Sul ritorno però mi informo presso un altro otel, dove per una stanza migliore chiedono solo 5 milioni. Effettuo quindi il trasferimento e lascio per scusa il libro Le garde du coeur che ho appena terminato di leggere.

ImageMi incammino quindi verso Göreme attraverso la valle delle piccionaie con paesaggi di una sconvolgente singolarità. I colori tenui primaverili, gli uccelli che cinguettano e i fiori sugli alberi da frutto sono elementi di un quadro unico di cui sono un attore, in continua evoluzione perché vivente.

A Göreme vado verso il museo all'aria aperta. Qui le chiese rupestri sono riccamente decorate e di varie forme e stili pittorici. Mi accodo per alcune spiegazioni a un gruppo di Terni.

Alla chiusura inizio il rientro a piedi verso Urchisar con un cielo che presenta nuvole così pittoresche da farmi restare in ammirazione di tanto in tanto. In lontananza si scorgono le pendici ancora innevate di un vulcano estinto. Per la cena opto per lo stesso locale di mezzogiorno dove mangio due pida. Torno all'albergo sotto una fredda pioggia, ma la camera è accogliente e mi riscalda presto.

24 aprile - Dopo la colazione sulla bellissima terrazza panoramica dell'albergo, lascio il bagaglio per fare un giro in Uchisar. Salgo alla rocca per ammirare il paesaggio con un amplissimo orizzonte su valli e nuvole. Scendo poi all'incrocio per prendere il bus per Zelve. L'attesa dura a lungo, così decido (vedendo altre persone camminare) di raggiungere Göreme a piedi. Le due persone, scopro, sono americani in viaggio per un anno e parlo con loro cammin facendo.

A Göreme prendo al volo il pulman per il bivio di Zelve. Da lì c'è un percorso di 2 km per arrivare a questo paese troglodita abbandonato. Sono titubante circa la visita, ma poi mi decido ad entrare. Faccio cambiare 10$ all'ufficio del museo perché a Uchisar non avevo trovato una banca. La visita è fantastica, contro tutte le aspettative. Si tratta di un villaggio rupestre abitato fino al 1954. Salgo per i cunicoli del monastero scavato nella parete per ritrovarmi sospeso tra queste rocce tanto versatili quanto friabili.

Mi dirigo ad Aktepe con l'intenzione di pranzare. In realtà il “buon ristorante” indicato dalla guida resta un'illusione, dato che è chiuso e non ne rimane traccia.

Proseguo quindi a piedi per la valle dei camini delle fate. Il paesaggio è spettacolare anche qui, ma forse non raggiunge la singolarità dei dintorni di Zelve dove i camini delle fate avevano fino a tre punte.

L'incrocio, dove le mie aspettative prevedevano l'innesto su una importante arteria su cui sarebbero passati numerosi mezzi di trasporto, è in realtà l'inizio di una storia di fatica. La strada non vede infatti il passaggio di trasporti pubblici e devo raggiungere Ürgüp a piedi e con lo stomaco vuoto. Rettifico: con un'albicocca secca nello stomaco, offertami da un venditore di souvenir sulla strada, sicuramente mosso a pietà dal mio stato di turista a piedi e per di più portandosi sulla schiena un pesante zaino.

Comunque arrivo a Ürgüp ancora in vita e mi metto alla ricerca di un albergo dopo alcuni tentativi falliti di imboccare la strada giusta.

Trovo il bell'Hotel Elvar con una camera linda e accogliente per 5 milioni dopo una controfferta. Esco a rifocillarmi alla pasticceria (dove divoro una torta di banana e baklava con tè), poi, con le forze racimolate, mi misuro alla scoperta della città: salgo sulla terrazza panoramica da cui la vista è tutta da godere: ne bevo avidamente senza stancarmi per mezz'ora. Forse è la stanchezza che mi sta rendendo meditativo. Scendo poi a osservare le vetrine dei negozi mentre cade un po' di pioggia sulla città e rinfresca l'aria. Ceno al ristorante con forno tandir.

Per concludere una giornata di cammino non poteva mancare la visita al bagno turco storico. Per 3 milioni il trattamento è d'eccezione: cabina, asciugamani, teli, massaggio, tè; tutto, insomma, per poter uscire tonificati e rimessi a nuovo.

Nel frattempo si è rimesso a piovere. Uscendo per comprare una bottiglia d'acqua e una birra (ahimé, Wasserbier), vengo accostato da un mercante di tappeti che mi sfodera il suo repertorio di astuzie commerciali e mi mostra la sua bella mercanzia. Mi faccio un'idea dei prezzi e sono tentato su qualche articolo, ma prendo tempo…