Spaesati a Konia

19 aprile - Nottata tremenda: il tè puro bevuto ieri sera – non l'avevo diluito con acqua come si dovrebbe fare sempre qui e ammetto che il gusto pungente mi aveva fatto presagire qualcosa – non mi ha fatto fare sogni tranquilli. In più si è aggiunto un temporalaccio con fulmini e tuoni che pareva deciso a far saltare in aria la gracile palafitta in cui ci riparavamo.

 

ImageMi sono alzato alle 8.30 e ho fatto colazione. Abbiamo poi preso il pulmino per tornare alla strada principale. Sul pulman per Antalya siamo saliti con un gruppo di altri viaggiatori e abbiamo portato un po' di scompiglio tra la gente già a bordo. Ad Antalya abbiamo preso un pulman per Siole dove siamo arrivati alle 13.30. Passate le rovine romane, ci siamo addentrati nella città per trovare uno spettacolo terrificante. Si trattava praticamente di una città tedesca trasportata sul Mediterraneo per un diabolico incanto, con centinaia di negozi per turisti della peggiore specie e orde di gente in giro. Un posto indegno.

 

Siamo quindi fuggiti quanto prima per dirigerci verso Konya passando per Meglavgar. Il viaggio di 4 ore mi ha permesso di ammirare un paesaggio montuoso innevato, poi la desolazione dell'Anatolia centrale.

Konya è una città molto grande di 500.000 abitanti con negozi di ogni tipo. Alla stazione dei pulman siamo stati accolti da una folla di seccatori che insistevano per portarci al nostro albergo. Siamo stati accompagnati da un ragazzo che per tutta la sera ci ha importunato in ogni modo, ma in qualche modo ci siamo liberati di lui.

La cena non è stata un gran che, dato che per l'ora tarda non abbiamo trovato che una pasticceria e abbiamo preso quello che sembrava meno peggio. L'albergo è strano: nella stanza c'è un'applique con una lampadina rossa che ci ha fatto molto ridere. Però il signore al banco è gentile. Anche qui è più facile esprimersi in tedesco perché l'inglese non è parlato.

20 aprile - Questa giornata è dedicata alla visita di Konya. Dopo la colazione in una pastane, iniziamo con la collina di Aladino, dove si trova un'antica moschea, poi le due scuole coraniche alla base dell'altura. Attraversiamo poi il bazar con i numerosi negozi. È stato particolarmente bello vedere la parte dedicata agli alimentari. Al nostro ingresso nella zona un venditore ci ha offerto un cetriolo sott'aceto, poi un peperoncino del tipo “più piccante di così non si può” che per mezz'ora mi ha fatto bruciare la bocca.

Abbiamo fatto il giro della zona. Kim voleva albicocche secche e le sono state regalate. Tornati all'inizio abbiamo cercato di comprare yogurt, ma anche questo l'abbiamo dovuto prendere dal venditore senza poter pagare il prezzo in cambio! Poi un altro mercante ci ha fatto sedere nel suo negozio per offrirci del tè e un suo dolce. Sono tutti così affettuosi e gentili!

All'uscita abbiamo dovuto affrontare l'emergenza dei rompiscatole che ci hanno cercato nuovamente di importunare. Inoltre, poco prima di pranzo, all'entrata di una moschea, ho ricevuto un tentativo di conversione da parte di un fedele musulmano.

Dopo pranzo visitiamo il museo di Mevlana e il museo Koyunogou. Il primo è stato decisamente interessante anche per il significato che riveste per i musulmani e i dervisci. È stato difficile per me sentirmi commosso da questo posto in senso religioso, ma capisco quello che si possa provare se penso alla mia visita ad Assisi qualche mese fa. Mevlana, comunque, ha lanciato un messaggio universale rivolto a tutti gli uomini indipendentemente dalla fede o dal proprio passato.

Il secondo museo è stato esilarante. Eravamo gli unici visitatori e avevamo un custode che ci ha seguito in ogni singola sala, come se dovesse prevenire il furto o il danneggiamento di tesori inestimabili. C'erano cartelli per distinguere le varie sezioni, ma il meglio di tutto è stata la Fossil section: sotto il cartello ci stava una bacheca derelitta con un solitario osso di mammut che ci ha fatto scoppiare dal ridere, con il guardiano alle nostre spalle.

Per cena, combiniamo una marachella. Compriamo una bottiglia di vino (qui vietato) e la beviamo di nascosto nel negozio di kebab usando i bicchieri del tè. Ci facciamo però scoprire per il turacciolo sul tavolo! Il giovane cameriere si sente in dovere di lanciarci un'occhiata complice e riprenderci scherzosamente.

Alla sera telefono al papà per fargli gli auguri di compleanno.