Riflessioni sul Campo Lithica

Sono al giorno finale del campo. Sto aspettando le 5 per andare a casa di Felicia e José e lì passare l'ultima notte in Minorca. È strano: in questi ultimi due giorni sono stato assalito da una marea di sensazioni e sentimenti molto intensi che mi hanno fatto riflettere, soffrire e pensare. Ora i miei compagni sono quasi tutti andati. Chi è partito durante la settimana, chi stamattina, chi partirà nelle prossime ore.

ImageIl gruppo che ha passato insieme questi giorni si è sciolto e questa unità a cui abbiamo dato forma rimarrà solo nei nostri ricordi. Facendo passare le schede del questionario finale rievoco le persone che mi hanno accompagnato in questa esperienza e che mi hanno dato allegria, compagnia spirito di comunanza e motivi di riflessione. È buffo vedere che il legame che ci ha stretti l'ho sentito molto più forte da ieri, cioè alla fine del campo. Non è stato facile i primi giorni adattarsi gli uni agli altri e rompere quelle barriere culturali, linguistiche e personali che ognuno porta con sé. Ma in queste ultime 24 ore è successo qualcosa che mi fa sentire già nostalgico per questo capitoletto della mia vita che si sta chiudendo in modo definitivo. Forse vorrei che questa semplicità di vita, questo spirito disinteressato che ci ha raccolti insieme e ci ha fatto in un certo senso abbandonare le nostre vite particolari, anche a costo di lavorare gratuitamente, potesse protrarsi nel tempo indefinitamente. Ci siamo potuti apprezzare come brave persone, io credo , arricchite di una storia che solo ognuno di noi conosce, gravate di problemi che solo la nostra mente può afferrare e forse molto spesso neanche quella.

Per quanto mi riguarda mi sono accorto che questi giorni hanno tradotto il mio desiderio di prolungare lo stile di vita che finora ho condotto, anche a di là dei suoi confini naturali nel tempo. Trovarmi con parecchi partecipanti più giovani di me di diversi anni mi ha messo sicuramente in discussione. Non perché non sia stato in grado di adattarmi al loro modo di pensare, anzi, in realtà credo di non avere dovuto sostenere nessuno sforzo perché appunto mi ritengo ancora giovane e senza troppi vincoli mentali.

ImageIl problema però è stato soprattutto la coscienza di essere fuori posto, di volermi attaccare a qualcosa che ormai appartiene a gente diversa. Questo pensiero mi ha dato una malinconia profondissima, che mi ricorda quella vissuta durante il campo di Comiso. Forse la stanchezza e l'indisposizione fisica hanno amplificato il malessere interiore. Comunque sia, il solo fatto di sdraiarmi a letto mi ha fatto sentire, soprattutto nelle ore pomeridiane della siesta, avvolto da una cappa di isolamento e solitudine che non ho potuto sopportare e ho dovuto scuotere via rinunciando al riposo e portandomi in uno spazio comune al pian terreno. Seppure vuoto, mi dava l'impressione di compagnia.

Ieri ho preferito andare a lavorare invece di stare tutta la mattina in casa. La vicinanza dei miei compagni mi ha confortato. Io, che sono abituato a una vita indipendente e quasi solitaria, mi ritrovo dipendente da questo gruppo raccogliticcio. Chissà come sarà il mio ricordo complessivo di questo periodo quando i sentimenti si saranno assestati e saranno assimilati da quella macchina schiacciasassi che è il tempo. Chissà come ricorderò la fatica di vivere insieme un'esperienza di gruppo, di aver sentito espresso in parole esplicite, scomode i timori, gli imbarazzi sull'atteggiamento reciproco, di riportare ad unità le tendenze centrifughe e gli interessi non sempre coincidenti dei singoli.

Io credo che questo sforzo mi abbia arricchito di nuovi stimoli e interessi e mi abbia apportato i tanti tratti positivi che ho riconosciuto nei miei compagni. Il lavoro che ci ha unito ci ha fatto certamente sperimentare qualcosa che spero potrò ripetere in futuro senza temere che sia ormai troppo tardi.