Sono rimasto solo

19 novembre - Sento Matteo muoversi silenziosamente e quando mi alzo un poco più tardi scopro che è già partito. La sua vacanza è terminata e se ne torna in Italia, a me rimane ancora una settimana, che devo però ancora organizzare, pur con uno strano umore di demotivazione addosso.Vado a fare la colazione al bar sulla piazza.

Mi incammino poi per la stazione delle autolinee per informarmi sui trasporti verso Agadir – forse lì trovarò un po' di caldo. Sto riflettendo invano su cosa fare in questa settimana da solo, ma non mi riesco a decidere per qualcosa di veramente convincente. Nemmeno Agadir sembra l'ideale, perché al di fuori del circolo degli alberghi per vacanze organizzate, la città è poco interessante in quanto moderna e sembrano esserci loschi giri di prostituzione nel centro.

ImageI giardini della Majorelle sono chiusi, allora torno alla Medina, mangio un orribile panino alla carne trita, rientro in albergo dove mi hanno ora dato una singola al primo piano e mi riposo un poco.

Nel pomeriggio visito un museo che trovo molto interessante non tanto per i manufatti artigianali esposti, pure molto belli, quanto per i locali in cui è allestito. Si tratta di una dimora privata del secolo scorso.

Al calare della notte mi intrattengo sulla piazza ad ascoltare la musica di un gruppo berbero con due brave e affascinanti danzatrici che suonano dei “cimbalini” attaccati alle dita e decido che tra tutti questo è il mio strumento preferito. È una bella esibizione.

Anche dopo mangiato vago di gruppo in gruppo per vedere cosa succede intorno, ma sempre tenendo un orecchio alla musica di un gruppo che suona dei piatti più grossi, riproducendo un ritmo accattivante che pare lo sferragliare di un treno simulato con coperchi di pentola.

Parto ancora, ma per dove?

20 novembre - Ancora una colazione sulla terrazza, ma è l'ultima perché oggi mi sono deciso a partire. La estinazione non mi è ancora del tutto chiara, forse Agadir, ma nel recarmi alla stazione delle autolinee mi balena un'idea: tornare di nuovo verso le montagne.  E così il ragazzo che mi avvicina nella stazione e mi chiede dove vado per portarmi allo sportello della sua compagnia che serve Agadir, mi guarda sbalordito quando mi vede dirigermi decisissimo vero lo sportello e chiedere un biglietto per Taroudannt, via Tizin Test, il passo di oltre 2000 m. Ho visto infatti sul tabellone che parte un autobus alle 10. È un lungo viaggio di 8 ore; non so nemmeno io verso dove vado di preciso, ma è un'esperienza che solletica il mio spirito di avventura e sono contento di questa scelta.

Aspettando la partenza nel bus malconcio, noto di essere l'unico turista tra tanti volti berberi di campagna. Una volta partiti, presto si avvicinano le montagne. Il cielo è velato da un leggerissimo strato di vapore che fa assumere al sole delle tonalità iridescenti. Ci addentriamo in una valle,  tocchiamo villaggi che sembrano a un'infinita distanza dal mondo di una città.

Ad Asni sale un ragazzo inglese che si siede nell'ultimo sedile rimasto libero, accanto a me. Iniziamo a parlare. Dice di essere appena sceso dal Jebel Toubkal ed è diretto a Taroudannt come me.

Ci fermiamo per uno spuntino in un piccolo villaggio dove prendiamo dei ceci in brodo e spiedini. Mi accorgo che parla arabo, che ha studiato in Yemen, diventerà ufficiale dell'esercito inglese, qualcosa in relazione con i Gurka, ha già viaggiato per il Medio Oriente. Poi ci si rimette in moto.

ImageÈ la salita verso il passo percorrendo la lunghissima valle con paesaggi spettacolari su strapiombi mozzafiato. È incredibile che un autobus possa inerpicarsi fin quassù. A tratti è davvero pauroso, dall'alto del finestrino, soprattutto quando incrociamo un altro veicolo. Una volta addirittura è stato un camion. Il mezzo si deve sporgere fino sulla banchina proprio al filo del precipizio.

Superato il passo il tempo è nuvoloso in alta quota, ma scendendo si rasserena. L'ultimo tratto lo facciamo in taxi con uno spettacolare tramonto che infuoca tutto il cielo.

Prendiamo una camera insieme in un albergo dove alloggiano anche tre giovani marocchini, maestri nelle vicinanze e venuti a passare nel centro più importante della zona il loro fine settimana. Usciamo a berci una birra poi a mangiare una buona tajine. Poi torniamo in camera dove leggiamo e decidiamo il da farsi per domani.