Marocco, prima esplorazione

Essaouira, pittoresca

Image25 novembre - Pensavo di partire da solo per Essaouira stamattina, ma John ha deciso di muoversi anche lui, invece di fermarsi lungo la costa per una tappa. Quindi ci rechiamo dopo la colazione al parcheggio dei taxi e ne troviamo uno diretto per Inezgane senza sosta a Tiznit. Viaggiamo davanti in due schiacciati nel sedile del passeggero ed è la prima volta per me. Il primo tratto di strada si snoda lungo la costa e offre belle viste sul mare blu. Oltre Agadir, poi, su un altro taxi in cui sediamo dietro, ci sono ancora stupendi scorci su spiagge deserte e tratti di mare azzurro con un cielo molto terso. Il viaggio è parecchio lungo: sono quasi 300 km e la scomodità della posizione anchilosa le gambe, soprattutto visto che accanto siedono marocchini comodamente allargati e distesi. Mi viene da supporre che tutti gli storpi che vedo in giro derivino la loro infermità da viaggi troppo frequenti su queste trappole.

Arriviamo a Essaouira verso le 15, attraversiamo la strada principale della città in cerca dell'albergo di cui John ha l'indirizzo. La città ha un aspetto ordinato e piacevole, anche per lo stato di buona manutenzione di strade ed edifici.

Passeggiamo nel porto osservando la scena animata dei pescatori e dei venditori di pesce. Poi ci sediamo in un bar per prendere un café au lait e chiacchierare.

Prima di cena andiamo alla ricerca di un bar per bere una birra e troviamo un albergo piuttosto elegante. Ci sediamo con la birra sulla terrazza e la ragazza della accoglienza esce trafelata per avvertirci che bere in pubblico è… vietato! È la prima volta che mi scontro con l'ipocrisia musulmana e la trovo assurda. Ci sediamo dunque in un atrio che pare un castello medievale e a lume di candela beviamo la bevanda proibita. Un cameriere viene a controllare che lo stoppino sia a posto. John mi insegna a giocare a scacchi. Poi andiamo a mangiare in un ristorante nella zona del porto, per tornare infine alla camera con vista sulle mura.

Epilogo a Casablanca

26 novembre - È sera e sono seduto sulla terrazza di uno dei bar su una piazza di Essaouira. Sgranocchio datteri – alcuni hanno il verme, quindi è meglio controllare prima di ingurgitare – e ho ordinato un café au lait. Non mi interessa se il cafè mi terrà sveglio perché stanotte non dormirò. Tra meno di tre ore, a mezzanotte precisamente, partirà il pulman per Casablanca che coprirà i circa 350 km e arriverà verso le 5 di domani. Sarà un viaggio da incubo. Ho già preso congedo da John verso le 16.30 e ci siamo scambiati gli indirizzi, ma non penso che ci rivedremo mai più.

ImageLui è fuggito disgustato da Essaouira alla ricerca di un posto meno turistico, più genuino. E pensare che a me piace molto questa città, turistica fin che si vuole, ma storica e incantevole. Lui ha preferito invece quella mezza porcheria di Sidi Ifni che ho subito forse un po' troppo a lungo per amore della sua compagnia, ma non avevo voglia di starmene da solo. Forse avrei dovuto avere più coraggio e determinazione, tuttavia non avevo grandi idee sul da farsi e dopo tutto è stata una bella settimana in compagnia, credo. Temevo di annoiarmi e di dover passare giorni oziosi e deprimenti a leggere, ma ho incontrato un buon compagno di viaggio che mi ha dato qualcosa in più.

La giornata di oggi l'ho passata tutta in città. Ho fatto la colazione sulla bella terrazza assolata, dove ho finito di leggere il mio libro. Anche John ha terminato il suo Morocco that was e me l'ha lasciato.

Poi siamo usciti e abbiamo passeggiato per la città. Ci siamo presi un tè chiacchierando, quindi siamo scesi all'albergo di ieri dove naturalmente abbiamo bevuto una birra e abbiamo fatto due partite a scacchi. Verso le 15.30 abbiamo mangiato delle salsicce con una zuppa marocchina.

Da quando ci siamo lasciati ho vagato per la città comperando alcuni oggetti in legno lavorato e mi sono fatto tagliare i capelli, il taglio più accurato della mia vita e mi sento rimesso a nuovo.

27 novembre - La divisione in giorni è del tutto fittizia perché ho vissuto le ore notturne da sveglio, prima aspettando il pulman nella stazione, poi avvolto nel sacco a pelo sui sedili del pulman. Ho cercato invano la migliore posizione per dormire, ma questa naturalmente non esiste perché i pulman, come i taxi, sono costruiti appositamente per azzoppare la gente.

Sono arrivato a Casa alle 4, ho aspettato fino alle 4.30 nella stazione della CTM, poi mi sono mosso per Casa Port per prendere il treno. Le strade sono deserte nella notte, ma si vedono bei palazzi moderni che denotano una certa ricchezza. Alla stazione prendo il treno delle 5.15 e arrivo velocemente all'aeroporto Mohamed V. Faccio un ottimo volo verso l'Italia, rilassato e calmo.

A Milano prendo l'autobus, poi il treno per Bergamo tra l'odioso squillo dei telefoni cellulari. Sono proprio ritornato in Italia!

Il Medio Atlante

21 novembre - Godiamo di un bel sole sulla terrazza al risveglio. Scendiamo per la colazione a pian terreno dove tre francesi omosessuali piuttosto grotteschi si mettono a parlare con me mentre John è in banca.

Facciamo un giro per la Medina e vediamo le mura molto ben conservate, indi ci dirigiamo verso la stazione degli autobus e dei taxi per cercare un trasporto verso Inezgane.

Troviamo un taxi collettivo che ci porta velocemente a destinazione. Nella calca del viaggio sono costretto a rivolgere il lato sinistro del viso al sole che è molto caldo. Chissà un viaggio in queste condizioni nel pieno dell'estate!

A Inezgane mangiamo una tajine nella stazione degli autobus, poi saliamo sul pulman per Tiznit. Un contadino carica una pecora viva nel portello del bagagliaio dove ho collocato il mio zaino e prego che non le passi per la mente di scaricarsi sopra i miei vestiti. Poi, prima che si parta numerosi venditori miserabili salgono a bordo per proporre la loro merce. Alcuni sono spassosi, ad esempio quello degli unguenti o uno che propone bustine di camomilla di cui non finisce più di declamare le proprietà. A Tiznit ritiro lo zaino caldo di pecora, ma asciutto, e prendiamo al volo il pulman per Tafraoute. È un viaggio molto bello che si addentra e si alza in quota su per i monti dell'Anti Atlante. Vero sera i colori si fanno accesissimi e mi godo un insieme di paesaggi meravigliosi.

Anche lungo la costa tra Inezgan e Tiznit ho notato scorci del tutto sorprendenti. Non mi aspettavo un gran che, ma in realtà i colori tenui e la dolcezza delle colline mi hanno sorpreso.

Troviamo l'albergo Tanger in centro con 2 turche sulle tre di tutto l'albergo che risultano orrendamente intasate. Mangiamo una buona tajine nella sala bar dell'albergo che alla sera è anche un ritrovo popolare, poi saliamo in camera dove John con una radiolina si sintonizza sul World Service della BBC per ascoltare le notizie.

22 novembre - Partiamo per una camminata, come avevamo deciso ieri sera. Ci riforniamo di cibarie e di acqua e ci mettiamo in strada per vedere alcuni villaggi berberi della valle.

Ad Asmenat vediamo la Maison traditionnelle, una casa berbera che appartiene a un signore cieco che ce la descrive minuziosamente in arabo. John mi aiuta a capire. Ci rimettiamo in cammino per raggiungere altri villaggi lungo la valle che stiamo risalendo.

La temperatura è buona, ideale per camminare. Alle 15 dopo aver preso un bivio dalla strada asfaltata (ora siamo su una pista) mangiamo pane e sardine, poi ci rimettiamo in cammino perché la strada è ancora lunga.

Ad un certo punto abbiamo un'esitazione sulla direzione e ci spingiamo fino alle prime case in vista per chiedere indicazioni sul ritorno. Mi dà l'impressione che nessuno dei bambini sembra capire per certo cosa vogliamo, ma dai gesti intendiamo che occorre ritornare sui nostri passi per un po' e piegare a sinistra. Pare che siano ancora parecchi chilometri, forse 12?

Il sole sta ormai tramontando per lasciare posto a una luna piena che, già sorta da tempo, ora appare sempre più splendente nel cielo. I colori sono ancora bellissimi e anche gli effetti di luce. Gli ultimi chilometri li percorro in uno stato di euforia con la luna alle spalle che getta l'ombra netta dei nostri corpi in movimento sul terreno accidentato della strada di terra battuta. Arriviamo alle 19, andiamo all'hammam per ristorarci della fatica e mangiamo in albergo. Ancora notizie radio in camera e preparativi per la partenza di domani.

Sidi Ifni, addormentata sulla costa

23 novembre - Ci svegliamo alle 7.30 per prepararci a partire con la corriera delle 8.30 diretta a Tisnit. Dopo la colazione paghiamo il conto, in cui si sono dimenticati di farci pagare una notte. Il viaggio in discesa segue la stessa strada di due giorni fa, ma è meno impressionante, forse per la luce diversa o per la mancanza dell'effetto di novità.

A Tiznit prendiamo un taxi per Sidi Ifni, che percorre il tratto collinare costiero con begli scorci sul mare.

ImageSidi Ifni è una città addormentata fatta di case bianche cadenti di architettura spagnola dei tempi coloniali. Non c'è niente di nota ma l'atmosfera è particolare. Andiamo all'albergo Suerte Loca dove conosciamo una coppia australiana, Sarah e Jonathan.

Nel pomeriggio scendo alla spiaggia e leggo un po' prima che un seccatore venga ad importunarmi con il suo vano parlare. Faccio due passi verso il porto, ma sul mare è calata una specie di nebbia sinistra che rifrange la luce del sole in una luminescenza abbagliante e spettrale. Per di più in lontananza si intravede sopra le acque oceaniche la vecchia gru di scarico delle navi che pare un relitto alla deriva che emerge nel mare.

Torno all'albergo per una partita di bigliardo con John e una birra nel bar sulla spiaggia in cui siamo gli unici clienti insieme agli australiani. Ceniamo in gruppo.

24 novembre- Vado con John in centro e ne approfitto per dare un'occhiata alla città. Dopo aver sbrigato alcune commissioni, ci accomodiamo sulla bella terrazza dell'albergo Belle Vue dove sorseggiamo un tè e leggiamo i nostri rispettivi libri.

Torniamo all'albergo per il pranzo. Nel pomeriggio decido di fare un'escursione alla città di Goulemime, detta porta del Sahara, i cui edifici sono tutti di color cremisi. Niente di particolare ma la campagna che attraverso è interessante. Dalla stazione dei taxi mi incammino verso il centro, mi siedo in un bar e ordino un succo di arancia che mi viene portato da una cameriera assai antipatica che mi fa una smorfia di disprezzo, chissà per che cosa. Continuo la lettura di Le passé simple.

Quando sono di nuovo a Sidi Ifni è ormai buio e incontro gli amici alla Belle Vue giusto in tempo per prendere una birra insieme. Ceniamo ancora in gruppo, parlando anche con un signore francese solo al tavolo accanto, poi saliamo nella casa dei padroni che ci hanno invitato a una serata di festa. Si suona musica con i tamburi o bonghi e la chitarra. Chiedono a tutti di cantare una canzone del proprio paese. Gli anglosassoni imbarazzati non escono con niente, pur con tutta la scelta esistente. A me fanno cantare Oh bella, ciao. In realtà non è un gran che di divertimento e intrattenimento; i tedeschi sembrano sull'orlo del collasso, ma me ne ricorderò perché sarà forse questa la nottata vissuta fino all'ora più tarda qui in Marocco: andiamo a letto a mezzanotte passata.

Sono rimasto solo

19 novembre - Sento Matteo muoversi silenziosamente e quando mi alzo un poco più tardi scopro che è già partito. La sua vacanza è terminata e se ne torna in Italia, a me rimane ancora una settimana, che devo però ancora organizzare, pur con uno strano umore di demotivazione addosso.Vado a fare la colazione al bar sulla piazza.

Mi incammino poi per la stazione delle autolinee per informarmi sui trasporti verso Agadir – forse lì trovarò un po' di caldo. Sto riflettendo invano su cosa fare in questa settimana da solo, ma non mi riesco a decidere per qualcosa di veramente convincente. Nemmeno Agadir sembra l'ideale, perché al di fuori del circolo degli alberghi per vacanze organizzate, la città è poco interessante in quanto moderna e sembrano esserci loschi giri di prostituzione nel centro.

ImageI giardini della Majorelle sono chiusi, allora torno alla Medina, mangio un orribile panino alla carne trita, rientro in albergo dove mi hanno ora dato una singola al primo piano e mi riposo un poco.

Nel pomeriggio visito un museo che trovo molto interessante non tanto per i manufatti artigianali esposti, pure molto belli, quanto per i locali in cui è allestito. Si tratta di una dimora privata del secolo scorso.

Al calare della notte mi intrattengo sulla piazza ad ascoltare la musica di un gruppo berbero con due brave e affascinanti danzatrici che suonano dei “cimbalini” attaccati alle dita e decido che tra tutti questo è il mio strumento preferito. È una bella esibizione.

Anche dopo mangiato vago di gruppo in gruppo per vedere cosa succede intorno, ma sempre tenendo un orecchio alla musica di un gruppo che suona dei piatti più grossi, riproducendo un ritmo accattivante che pare lo sferragliare di un treno simulato con coperchi di pentola.

Parto ancora, ma per dove?

20 novembre - Ancora una colazione sulla terrazza, ma è l'ultima perché oggi mi sono deciso a partire. La estinazione non mi è ancora del tutto chiara, forse Agadir, ma nel recarmi alla stazione delle autolinee mi balena un'idea: tornare di nuovo verso le montagne.  E così il ragazzo che mi avvicina nella stazione e mi chiede dove vado per portarmi allo sportello della sua compagnia che serve Agadir, mi guarda sbalordito quando mi vede dirigermi decisissimo vero lo sportello e chiedere un biglietto per Taroudannt, via Tizin Test, il passo di oltre 2000 m. Ho visto infatti sul tabellone che parte un autobus alle 10. È un lungo viaggio di 8 ore; non so nemmeno io verso dove vado di preciso, ma è un'esperienza che solletica il mio spirito di avventura e sono contento di questa scelta.

Aspettando la partenza nel bus malconcio, noto di essere l'unico turista tra tanti volti berberi di campagna. Una volta partiti, presto si avvicinano le montagne. Il cielo è velato da un leggerissimo strato di vapore che fa assumere al sole delle tonalità iridescenti. Ci addentriamo in una valle,  tocchiamo villaggi che sembrano a un'infinita distanza dal mondo di una città.

Ad Asni sale un ragazzo inglese che si siede nell'ultimo sedile rimasto libero, accanto a me. Iniziamo a parlare. Dice di essere appena sceso dal Jebel Toubkal ed è diretto a Taroudannt come me.

Ci fermiamo per uno spuntino in un piccolo villaggio dove prendiamo dei ceci in brodo e spiedini. Mi accorgo che parla arabo, che ha studiato in Yemen, diventerà ufficiale dell'esercito inglese, qualcosa in relazione con i Gurka, ha già viaggiato per il Medio Oriente. Poi ci si rimette in moto.

ImageÈ la salita verso il passo percorrendo la lunghissima valle con paesaggi spettacolari su strapiombi mozzafiato. È incredibile che un autobus possa inerpicarsi fin quassù. A tratti è davvero pauroso, dall'alto del finestrino, soprattutto quando incrociamo un altro veicolo. Una volta addirittura è stato un camion. Il mezzo si deve sporgere fino sulla banchina proprio al filo del precipizio.

Superato il passo il tempo è nuvoloso in alta quota, ma scendendo si rasserena. L'ultimo tratto lo facciamo in taxi con uno spettacolare tramonto che infuoca tutto il cielo.

Prendiamo una camera insieme in un albergo dove alloggiano anche tre giovani marocchini, maestri nelle vicinanze e venuti a passare nel centro più importante della zona il loro fine settimana. Usciamo a berci una birra poi a mangiare una buona tajine. Poi torniamo in camera dove leggiamo e decidiamo il da farsi per domani.