Essaouira, pittoresca
Arriviamo a Essaouira verso le 15, attraversiamo la strada principale della città in cerca dell'albergo di cui John ha l'indirizzo. La città ha un aspetto ordinato e piacevole, anche per lo stato di buona manutenzione di strade ed edifici.
Passeggiamo nel porto osservando la scena animata dei pescatori e dei venditori di pesce. Poi ci sediamo in un bar per prendere un café au lait e chiacchierare.
Prima di cena andiamo alla ricerca di un bar per bere una birra e troviamo un albergo piuttosto elegante. Ci sediamo con la birra sulla terrazza e la ragazza della accoglienza esce trafelata per avvertirci che bere in pubblico è… vietato! È la prima volta che mi scontro con l'ipocrisia musulmana e la trovo assurda. Ci sediamo dunque in un atrio che pare un castello medievale e a lume di candela beviamo la bevanda proibita. Un cameriere viene a controllare che lo stoppino sia a posto. John mi insegna a giocare a scacchi. Poi andiamo a mangiare in un ristorante nella zona del porto, per tornare infine alla camera con vista sulle mura.
Epilogo a Casablanca
26 novembre - È sera e sono seduto sulla terrazza di uno dei bar su una piazza di Essaouira. Sgranocchio datteri – alcuni hanno il verme, quindi è meglio controllare prima di ingurgitare – e ho ordinato un café au lait. Non mi interessa se il cafè mi terrà sveglio perché stanotte non dormirò. Tra meno di tre ore, a mezzanotte precisamente, partirà il pulman per Casablanca che coprirà i circa 350 km e arriverà verso le 5 di domani. Sarà un viaggio da incubo. Ho già preso congedo da John verso le 16.30 e ci siamo scambiati gli indirizzi, ma non penso che ci rivedremo mai più.
Lui è fuggito disgustato da Essaouira alla ricerca di un posto meno turistico, più genuino. E pensare che a me piace molto questa città, turistica fin che si vuole, ma storica e incantevole. Lui ha preferito invece quella mezza porcheria di Sidi Ifni che ho subito forse un po' troppo a lungo per amore della sua compagnia, ma non avevo voglia di starmene da solo. Forse avrei dovuto avere più coraggio e determinazione, tuttavia non avevo grandi idee sul da farsi e dopo tutto è stata una bella settimana in compagnia, credo. Temevo di annoiarmi e di dover passare giorni oziosi e deprimenti a leggere, ma ho incontrato un buon compagno di viaggio che mi ha dato qualcosa in più.
La giornata di oggi l'ho passata tutta in città. Ho fatto la colazione sulla bella terrazza assolata, dove ho finito di leggere il mio libro. Anche John ha terminato il suo Morocco that was e me l'ha lasciato.
Poi siamo usciti e abbiamo passeggiato per la città. Ci siamo presi un tè chiacchierando, quindi siamo scesi all'albergo di ieri dove naturalmente abbiamo bevuto una birra e abbiamo fatto due partite a scacchi. Verso le 15.30 abbiamo mangiato delle salsicce con una zuppa marocchina.
Da quando ci siamo lasciati ho vagato per la città comperando alcuni oggetti in legno lavorato e mi sono fatto tagliare i capelli, il taglio più accurato della mia vita e mi sento rimesso a nuovo.
27 novembre - La divisione in giorni è del tutto fittizia perché ho vissuto le ore notturne da sveglio, prima aspettando il pulman nella stazione, poi avvolto nel sacco a pelo sui sedili del pulman. Ho cercato invano la migliore posizione per dormire, ma questa naturalmente non esiste perché i pulman, come i taxi, sono costruiti appositamente per azzoppare la gente.
Sono arrivato a Casa alle 4, ho aspettato fino alle 4.30 nella stazione della CTM, poi mi sono mosso per Casa Port per prendere il treno. Le strade sono deserte nella notte, ma si vedono bei palazzi moderni che denotano una certa ricchezza. Alla stazione prendo il treno delle 5.15 e arrivo velocemente all'aeroporto Mohamed V. Faccio un ottimo volo verso l'Italia, rilassato e calmo.
A Milano prendo l'autobus, poi il treno per Bergamo tra l'odioso squillo dei telefoni cellulari. Sono proprio ritornato in Italia!