Il gioiello di Badami

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Sono partito con un autobus alle 9 per raggiungere il centro di Bagalkot, a cui si arriva dopo aver percorso una campagna a volte coltivata, a volte sterile. La strada era spesso fiancheggiata da filari di radi alberi, ma di così grandi dimensioni che formavano una sorta di galleria vegetale molto vaporosa. A Bagalkot quasi immediatamente si è presentato il secondo autobus per Badami.

Questo è un centro molto animato attraversato dalla strada brulicante di movimento, di mezzi, ma soprattutto di uomini; e naturalmente inondata da suono e rumore.

Badami fu la capitale dei primi Chalukya dal 540 al 757 d.C., una dinastia che regnò su grandi parti dell'India centrale e meridionale fino al XII sec. con le successive dinastie dei Chalukya orientali e dei Chalukya occidentali. Nella loro epoca, il Karnataka raggiunse l'età dell'oro, passando da piccoli regni a un vasto impero consolidato da un'efficiente amministrazione e fiorenti commerci. L'architettura, concentrata in quest'area che è una vera miniera archeologica, è la testimonianza visiva che ci è giunta della loro fioritura culturale ed economica.

Scostandosi dalla strada verso la falesia di arenaria rossa, si stende invece il bel villaggio antico di case basse, ordinate. Le strade formano a volte angoli dove razzolano i maiali o i polli, riportando in pieno all'anima rurale di questo centro immerso tra le campagne. Verso sera la gente esce di casa e presso la propria porta fa comunella raggruppandosi in crocchi di adulti e anziani che chiacchierano, mentre i più piccoli giocano.

Più oltre, sotto la falesia, si apre una cisterna-lago di acqua melmosa o meglio verdastra di dense alghe. Alcune lunghe gradinate scendono su tratti della sponda fino all'acqua e lì diverse donne lavano il bucato battendolo vigorosamente sulle pietre. Sembrano compiere un movimento iroso con la stoffa bagnata: la brandiscono in una mano e poi con tutta la forza del braccio la picchiano come per sfracellarla a terra.

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A un lato del lago la falesia rossa è meta dei pochi turisti stranieri che arrivano qui e di qualche scolaresca in gita. Sono quattro grotte spettacolari e antichissime (VI-VIII sec. d.C.), piene di stupende sculture, tra cui l'impressionante Shiva danzante e Vishnu che domina con un piede la terra e con l'altro i cieli. La pietra stessa è una meraviglia con le sue venature che attraversano le colonne squadrate in disegni naturali di variopinte filigrane.

Ritorno facendo il giro intorno al lago e passando dal bel tempio accucciato sulla sponda fino a toccare le acque. Di fronte, sul lato del villaggio si vede tanta gente assembrata occupare un bel tratto della scalinata. È quasi l'ora del tramonto e penso d'istinto che stiano ammirando gli ultimi raggi del sole riscaldare il tempio di fronte.

Mi spingo fino a entrare nella scena e capire meglio. La gente guarda il lago puntando una zona, a volte gettando una bacca rossa ad una certa distanza come per indicarla. C'è un'atmosfera incuriosita, ma sinistra, di timore. Mi è sembrato di sentire anche un sommesso pianto.

Allontanandomi dalla zona, ormai con il forte sospetto che sia successa una disgrazia, vedo una bimba con la faccia triste e una guancia solcata dal passaggio delle lacrime.

Più avanti, tra le belle viuzze del villaggio ormai illuminate da una luce crepuscolare, mi addentro tra le case per scoprire angoli pittoreschi seguendo la mia curiosità e l'invito di una giovane attratta dalla mia presenza. Con poche parole e a gesti, questa bella ragazza musulmana mi conferma che stasera nel lago è annegato un uomo.