Entrata in Kashmir

ImageE così, quasi senza accorgermene, lo sferragliare del treno mi porta fino a Jammu Tawi. Mi riprendo dal torpore a treno ormai fermo in stazione e scendo trafelato dopo aver racimolato e chiuso alla bell'e meglio il bagaglio un po' sparso sul sedile. Sono ancora intorpidito e non sono nemmeno sicuro che questa sia la stazione giusta. Per fortuna i treni indiani passano lunghi minuti fermi sul binario quando si fermano nelle stazioni.

È ancora notte fonda, sono solo le 4 e mezzo. Come altrove, i marciapiedi sono cosparsi di corpi di dormienti. Mi accascio anch'io su una panchina alla luce fioca di un neo, ma presto si verifica un'interruzione dell'energia elettrica e si rimane per parecchio al buio completo. Aspetto che piano piano sorga il sole, si rischiari il cielo, riprenda la vita.

Per andare in bagno c'è da fare una coda di un quarto d'ora, dopo aver pagato l'obolo di qualche rupia. La gente è in fila davanti alle tre porte. Chi aspetta non lascia nemmeno il tempo all'ultimo occupante di uscire con comodo prima di introdursi nella cabina. Di fronte a queste tre porte ce ne sono altre due, i bagni, con dentro uomini insaponati su tutto il corpo - li intravedo da uno spiraglio -, e si lavano. La stazione è una casa in cui vivere.

All'aeroporto vengo esaminato scrupolosamente e perquisito e ripetutamente controllato prima di imbarcarmi sul velivolo di Spice Jet, una recente compagnia a basso costo che fa scalo a Jammu Tawi tra Delhi e Srinagar. Il mezzo è già pieno a metà di gente. Nell'attesa avevo letto notizie su quello scoppio di Srinagar riportato in prima pagina da tutti i giornali che circolano in aeroporto, composti di pochi fogli scritti in inglese, ma in uno stile tutto indiano.

In mezz'ora sono a Srinagar e con questo veloce spostamento mi sono risparmiato una tirata di 12 ore di pulman su strade non del tutto belle e sicure che collegano le due capitali del Kashmir.

Sono accolto dalla famigerata invadenza dei commercianti kashmiri. Riescono a farmi prenotare una casa barca sul lago, come in effetti avevo intenzione di fare, ma avrei preferito sceglierne una vedendola. Mi trovo appioppato a uno scaltro personaggio, che mi ricorda proprio una volpe, anche nei suoi lineamenti. Vedendolo con questo filtro gli trovo un lato abbastanza ridicolo. Inizia a programmarmi la giornata nei minimi particolari, inserendo naturalmente servizi turistici che può offrirmi direttamente o di cui si renderà gentilmente, e con sicuro tornaconto, intermediario.

La sua casa barca è decisamente carina, devo ammetterlo. Tutta di legno, con dei bei mobili, un bel salottino, un gradevole terrazzino che dà sul lago. È accogliente e tranquilla, lontano dal rumore della città. Il mio angelo custode mi dice di dormire fino alle 17, che poi mi farà fare un giro non so dove, ma mentre dice questo, sento un moto interno che esprime tutta la mia contrarietà nell'essere portato in giro come un cagnolino al guinzaglio.

Infatti alle 15, quando mi risveglio da un profondo e piacevolissimo sonno che ripara i segni di quest'ultima notte passata in treno, vado al fronte della barca deciso a evadere senza farmi vedere. Purtroppo in realtà sono prigioniero dell'acqua e non posso raggiungere la sponda del lago.

Non c'è nessuno che possa traghettarmi a riva. Cerco di attrarre l'attenzione di qualche barca lontana, ma non voglio gridare troppo per paura di svegliare anche il mio secondino, che starà riposando nelle vicinanze. Poco dopo, però, appare l'inserviente della casa, evidentemente ignaro dei disegni del suo padrone e gli chiedo di portarmi a riva.

Percorro le strade della città osservando la particolare architettura delle case, prendo informazioni per il prossimo spostamento a Kargil, quello temuto. Un simpatico giovane mi accompagna alla stazione e mi aiuta a raccogliere le informazioni per scegliere tra l'autobus e la jeep. Alla fine propendo per la jeep che pur essendo più cara, mi sembra più adatta a percorrere la terribile salita allo Zoji La, sarà meno alta da terra e vedrò meno precipizi dall'alto.Image

Torno alla mia casa galleggiante dopo un pittoresco tramonto sul lago con le belle imbarcazioni che lo solcano tranquille e le acque che riflettono luci e sfumature nuove. È tardi per mangiare sulla casa battello e allora torno a riva (accompagnato dal padrone) dove prendo un punjabi thali con l'angelo custode seduto davanti a me, che pensa senza mangiare.

Vorrei tanto dirgli di sparire, ma sembra avere tanti pensieri per la testa e sicuramente starà studiando come organizzare il mio tempo di domani e propormi altri servizi, visto che oggi gli è andata storta. Infatti esterna presto il frutto delle sue elucubrazioni e mi prospetta un piano a cui non dico né sì né no, anche se aderisco all'escursione in barca al mercato galleggiante dell'alba, perché a quella già ci avevo pensato. Questo significa che anche domani mi dovrò svegliare alle 5.30.