Vang Vieng

laos0759

La discesa da Phongsaly era un’impresa da affrontare con stoicismo. Spezzare il lunghissimo viaggio di 20 ore non sarebbe stato un grande vantaggio; tanto valeva tagliare la testa al toro. Le prime quattro ore sono andate su uno sterrato polveroso, soprattutto nei tratti in cui si incrociavano altri mezzi pesanti o peggio ancora quando si era obbligati a seguirli.

A un incrocio offrivano sacchetti di cetrioli per 3000 kip e ne ho comprato uno. Mi sono serviti per rinfrescarmi, freschi e croccanti come erano. Per il pranzo abbiamo fatto sosta in un locale rustico affacciato sul fiume che cucinava pesce alla griglia con aromi. Era così buono che ne ho preso un secondo, ma ho dovuto terminarlo piluccandolo a bordo del mezzo perché già si doveva ripartire.

Passiamo Udomxai, poi a luce calante iniziamo la traversata delle montagne che ci separano da Luang Prabang e qui arriviamo a notte ormai fonda. Mancano ancora quattro ore a Vang Vieng ma il pullman, condotto dallo stesso autista che ha iniziato il turno questa mattina, continuerà fino a Vientiane dove arriverà all’alba di domani.

Quando scende la notte e mi sento schiacciato dal peso del sonno, devo cercare una sistemazione più comoda per dormire perché lo striminzito sedile mi ammazza. Allora vado verso il retro del pulman e lì mi allungo su un sacco di riso. Non è proprio un cuscino di piume, perché i chicchi compatti non si modellano al mio corpo, ma almeno non sono sul pavimento. Il proprietario del riso però viene a scostare il sacco; non ha piacere che lo usi come poltrona.

Trovo allora appoggio su una fila di sgabelli che usano per far sedere i passeggeri in eccesso quando il mezzo è al completo. Ma, passato il primo momento di entusiasmo, sono scomodi come il sedile che ho lasciato. Se non che, a trattenermi in questo angolo, c'è  un monaco che sembrava dormire, ma vedendomi arrivare mi rivolge la parola e mi parla di sé.

È di Boun Neua e ha appena trascorso un periodo di permesso a casa. La sua famiglia è numerosa e povera. Coltivano un campo, ma il riso che dà a volte non basta nemmeno per sfamare tutte le bocche e non parliamo di carne perché quella non arriva mai sulla tavola. In anni di carestia, come l’anno scorso, può succedere che le inondazioni spazzino via i campi più prossimi al corso del fiume e tutto il raccolto. Il padre e i fratelli sono allora costretti a offrirsi come manodopera, come taglialegna. Non hanno l’elettricità in casa, ma sono collegati abusivamente a un vicino che gli permette di sfruttare l'allacciamento.

Lui, mingherlino, non ha un fisico che gli consente di fare lavori pesanti e aspira a studiare per diventare professore. Dato che le condizioni della famiglia non permettono di mantenere un figlio improduttivo per gli anni di studio, per seguire il suo sogno è dovuto entrare in monastero.

Essere monaco significa seguire le regole e gli orari della comunità e ricevere un’educazione religiosa, ma al tempo stesso godere di uno status privilegiato. Le offerte quotidiane dei fedeli, quando bastano, gli danno un aiuto per sfamarsi e le donazioni in denaro che a volte gli arrivano in occasione di feste religiose gli forniscono i mezzi per pagare la retta degli studi che segue nel pomeriggio. Frequenta con impegno un istituto di inglese dove investe tempo e denaro per il suo futuro. Mi rendo conto di quanto sia un privilegio poter seguire un percorso di istruzione. Mi propongo di andare a trovarlo nel suo monastero quando arriverò a Vientiane.

***

Alle 3.30 della notte vengo scaricato del tutto inaspettatamente lungo la strada nazionale fuori dalla stazione di Vang Vieng.  Già a quest’ora alcuni contadini si stanno preparando per il mercato, ma non ci sono mezzi di trasporto per arrivare in centro e non riesco nemmeno a orientarmi sulla direzione da prendere. Faccio qualche tentativo, ma desisto e torno ad aspettare sotto un lampione. Passa molto tempo prima che un taxi mi avvisti e si offra di portarmi in città. È qualsi l’alba e per strada si aggirano i giovani stranieri che hanno trascorso la nottata in divertimenti.

Vang Vieng ha questa specializzazione, di soddisfare il mercato dei festaioli. Ma mi devo ricredere sull’idea negativa che me n'ero fatto, perché non c’è solo questo, ovvero si riesce benissimo a godere della sua bella natura senza essere disturbati dalle bande dei gaudenti.

Ci sono moltissimi locali e negozi, agenzie di viaggi e di attività sportive. È una città fiorente di commerci e di turismo, che prospera al fianco del mondo rurale che vive in una dimensione parallela.

Il fiume scorre placido in un ampio letto, così basso che si può praticamente guadare. Mi piace osservare il ponte con i mezzi lenti che lo attraversano, le persone che lo percorrono, le donne riparate dai variopinti parasole. Sotto, i bimbi giocano nell’acqua, pescando gamberetti di fiume con la maschera. Altri più piccoli completamente nudi giocano con un ammasso galleggiante di bottiglie di plastica.

I templi celebrano a turno le proprie feste ed esprimono appieno la religiosità e la gioia di questa gente. In uno, i monaci stanno allestendo dei padiglioni con un reticolo di fili bianchi tesi al soffitto; dagli incroci pendono altri fili e formano una struttura geometrica misteriosamente simbolica. La folla radunata qui stasera seguirà una meditazione, ma ora le pie donne stanno pranzando e sono invitato a mangiare con loro sotto il tetto della pagoda. In un altro tempio si sta concludendo una giornata di danze, mangiate e bevute. La mia presenza è l’occasione per un’ultima serie di brindisi in mio onore a cui naturalmente sono anche invitato. Assisto poi alla festa più ufficiale di carattere politico, con un corteo raccogliticcio lungo la via centrale. Anche qui che camina accanto al festeggiato c'è un uomo che versa e distribuisce a tutti i passanti bicchierini di laolao. Lo sorbisco sebbene siano solo le prime ore del mattino.

Con un motorino noleggiato si possono esplorare le campagne sovrastate dalle alture scoscese, erose da grotte, coperte da coltivazioni, costellate di villaggi. Il fiume più a monte è invece bordato da specie di stabilimenti balneari con musica a tutto spiano e i gitanti della domenica che si godono il giorno di riposo.