Il matrimonio

16 agosto - Mi sveglio alle 8, pronto per occuparmi del passaporto. Bevo un caffè con i miei ospiti, poi i ragazzi mi danno uno strappo all'otogar in auto. Gli autisti che lavorano qui sono ormai diventati amici: Semih mi accompagna all'agenzia di spedizioni, ma lì mi dicono che il documento è ancora in viaggio, non si sa dove, e arriverà forse domani. Torno a casa rassegnato e mi offrono una colazione alla turca, accompagnata da una lunga conversazione.

Il marito è un tipo calmo, parla arabo con proprietà. Sono una famiglia convertita al cristianesimo da alawiti che erano, ma il marito non ha ancora fatto il passo del battesimo. Mi racconta che mentre era in Arabia Saudita per lavoro, dei parenti gli hanno telefonato dicendo di aver visto sua moglie in televisione prendere il battesimo. Nemmeno lui ne sapeva niente. Naturalmente si è scatenato uno scandalo, seguito dal taglio delle relazioni con i parenti. Probabilmente lui non se l'è sentita di compiere il passo e secondo me non lo farà mai, anche se, mi assicura la moglie, Gesù è già nel suo cuore e sicuramente è nelle sue orecchie, con tutto il lavaggio di cervello che deve subire ogni giorno. Ma lui ha in progetto di emigrare nuovamente e raggiungere un fratello in Sudan.

Dato che devo starmene forzatamente qui, questo pomeriggio andrò al matrimonio. Mi dicono di farmi trovare a casa alle 15.30, ora in cui è stato prenotato il pulmino per andare al paese sulle montagne.

Immaginando che l'orario sia indicativo, mi presento con un leggero ritardo e infatti non vedo nessuno pronto. Le donne sono tutte dal parrucchiere. In casa c'è però il personaggio particolarissimo della nonna. Non ho il tempo di entrare nel cortile che questa vecchietta, vestita completamente di nero ma di abiti dalla foggia moderna, con il capo coperto da un piccolo fazzoletto, anch'esso nero, che le raccoglie i capelli, mi abbraccia e mi bacia. Incomincia a spron battuto a raccontare in una voce un po' intermittente come spezzata da un singhiozzo, quello che devo per buona parte indovinare.

Non mi chiede presentazioni, forse le hanno già detto che sono un ospite della casa. Ma lei ha molto da dire: è tornata stamattina da un pellegrinaggio a Izmir alla supposta casa della Madonna ed è euforica. Mi dice di avere 86 anni e ha passato 18 ore nel pulman anche durante la notte per tornare a casa. Non mi capacito, ma mi sorprendo ancora di più quando apprendo che stasera verrà anche lei al matrimonio!

Intanto racconta tutti i dettagli del pellegrinaggio, la gente che c'era, l'emozione che ha sentito e di tanto in tanto si commuove. Una lacrima spunta al suo occhio mentre il flusso della voce si interrompe per qualche secondo, ma poi riprende con un entusiasmo coinvolgente, che non ho mai sentito così forte. Riprende con altre storie concatenate di sogni e visioni che l'hanno portata alla conversione solo pochi anni fa e ha trascinato con sé tutta la famiglia. Una fede senza dubbi, la sua, che commuove veramente. Beata lei!

Verso le 17 siamo ancora in attesa e l'autista spazientito se n'è andato a fare quattro passi. Arriva al tavolo una padella di carne e verdure che sono invitato a mangiare come spuntino e se mi fermo un istante per respirare la nonna mi incalza dicendomi: "Mangia, tesoro!"

Arrivano finalmente le donne con un trucco talmente pesante e pettinature così artefatte da sfiorare il volgare. Le preferivo senz'altro come le ho conosciute ieri sera, ma devo lanciare il complimento di occasione. Finalmente si parte.

Al villaggio, che raggiungiamo dopo mezz'ora di strada già animata da musiche, battiti di mani e attesa della festa, scendiamo tutti dai minibus e troviamo un suonatore di una stridula trombetta accompagnato da un tamburo che fanno ballare i giovani con allegri motivi tradizionali. Poi, raggruppata la compagnia già numerosa, passiamo sotto un portico dove si percepisce odore di stalla – siamo in campagna – e si sale in casa dalla sposa, che troviamo in attesa nella sala, vestita di bianco.

La ragazza non accenna al minimo sorriso, guarda modestamente verso terra, e sembra aspettare il patibolo. Quelli che riescono a entrare nella sala assistono alla continua esecuzione della musica, cui si sovrappongono sporadici battiti di mani e lunghi acuti gorgoglii lanciati dalle donne. Arriva lo sposo che fa scendere la sposa per strada mentre si forma una gioiosa processione verso la chiesa. Mi unisco al gruppo in movimento e mi domando come abbia fatto a mettermi in una simile situazione: in Turchia, tra gente cristiana di etnia araba e in procinto di assistere a un matrimonio ortodosso!

La cerimonia è bellissima. Due sacerdoti parati di rosso e oro e uno di bianco officiano il rito, celebrato con canti di salmodie, letture con risposte cantate. Il pubblico in parte seduto, in parte in piedi disposto senza ordine davanti e dietro l'altare di fronte all'iconostasi. Non esito a fotografare, come del resto tutti, anche se mi sento un po' in colpa per non seguire il rito, che comunque arriva a impressionarmi profondamente.

Mi sento tuttavia meno in colpa quando vedo che addirittura uno dei sacerdoti scatta per conto di una donna una foto agli sposi. La cerimonia ortodossa è celebrata in lingua araba. Come mi hanno detto, questo fatto è uno dei motivi per cui i giovani passano alla chiesa cattolica dato che sono più familiari con il turco. L'arabo non è insegnato nelle scuole, rimane per le nuove generazioni una lingua parlata, tutt'al più le parrocchie ortodosse insegnano la scrittura.

Ci spostiamo al vicino ristorante dove mangiamo all'aria aperta e poi balliamo. È una bella festa e mi diverto per davvero, rallegrandomi dell'invito che mi è stato rivolto con tanta sincerità. Pur nel mezzo dell'allegria per gli sposi, comunque, la protagonista di tutta la serata resta per me la nonna, che osservo al tavolo divertirsi, seguire la musica con il battito delle mani, fumarsi una sigaretta; poi a un certo punto dopo cena, la osservo incredulo alzarsi e scendere in pista per ballare pacatamente. Come se le 18 ore di pulman notturno non esistessero ai suoi 86 anni.

Il gruppo musicale canta anche una canzone a tema Gesù che manda tutti in visibilio e scatena applausi a ogni strofa. Concludiamo con l'henné di cui io stesso mi impiastro un dito per scherzo. Torniamo alle due di notte. Io sono stanco, ma la nonna come se niente fosse, è ancora fresca come una rosa.