Le gole del Todra

Mi sveglio di buon'ora pronto per partire verso le gole del Todra e approfittare di una giornata piena. Alle 6 sguscio fuori dall'albergo aprendo il portone di ferro ancora sprangato con il catenaccio e mi dirigo alla piazza dei taxi. Sono l'ultimo passeggero che mancava per completare il taxi, quindi non ho neanche il tempo di bere un caffé col latte.

Image Sulla vettura, mentre attraversiamo la pianura semidesertica delimitata dalle due catene dell'Atlante, suona una salmodia del Corano e i raggi del primo sole rischiarano questi enormi spazi facendo risaltare colori vari ma delicati. 50 km di marcia spedita su una strada rettilinea e sono a Tineghrir, alle 7.

Bisogna aspettare il successivo trasporto per arrivare alle gole, quindi ho il tempo di fare colazione in un baretto dove il giovane padrone, un buffone, scherza parlandomi con accento egiziano. Il taxi raccoglie un gruppo di donne da una casa sulla strada. Si interessano a me e  al mio viaggio. Risaliamo la costa e ammiro uno stupendo palmeto nel fondo della valle, mentre sul lato opposto si vedono rovine di case in fango. In poco tempo sono alle gole e prendo indicazioni per fare il giro ad anello su per le montagne aride. Dovrebbe durare tre ore.

Passo attraverso l'incredibile strettoia rinchiusa da baluardi rocciosi verticali di disumane proporzioni e all'uscita chiedo conferma a un venditore che il sentiero inizi proprio lì. Intraprendo la salita sul serpeggiante sentiero roccioso e penso tra me e me che sono proprio un pazzo, dopo la sfacchinata di ieri, a volermi imbarcare in un percorso impegnativo anche oggi. Tuttavia i piedi e le gambe non sono per niente indolenziti, solo il sole è già cocente e mi domando cosa diventerà più tardi.

Mi ci vuole una buona ora di salita per arrivare al culmine del passo dopo cui la valle si apre in nude forme di roccia. Ma se fino a qui il sentiero era chiarissimo, a partire da questo punto non capisco bene che direzione devo prendere. Provo a seguire una traccia sulla sinistra che mi porta verso il crinale, ma dopo una salita di 25 minuti, perdo le tracce. Torno indietro e vedo arrivare quattro persone straniere e un'altro del posto che spezzano questa solitudine deserta.

ImageMa nemmeno loro sembrano sapere dove dirigersi a giudicare dalle loro espressioni perse e dal loro incerto camminare. Non gli chiederò niente. Seguo invece l'individuo solo che sale sulla destra verso un altro monte. Lì, a perdita d'occhio, il sentiero è tracciato, tuttavia mi rendo conto ben presto che sto andando nettamente fuori rotta. Inoltre a un certo punto perdo di vista anche quell'uomo e per giunta si perde anche il tracciato.

Su queste montagne aride i sentieri non spiccano come tracce color terra in mezzo a prati verdi; sono soltanto il segno dei passi tra le pietre. In lontananza avvisto dei pastori, ma sono troppo distanti per andare a chiedere. Torno quindi giù al passo.

Devo essere passata un'ora mentre giravo a caso, ma ora vedo un gruppo di gente che sale accompagnata da una guida. Con una marcia a tutta birra mi porto al loro livello, li supero, raggiungo la guida e normalizzo il passo. Stanno risalendo quel sentiero sulla sinistra che avevo prima preso e poi perso. Arrivati alla cresta si fermano ad ammirare l'ampio panorama. Devono essere scandinavi, a giudicare dal biancore della loro pelle.

Chiedo alla guida delle indicazioni e mi addita molto più sotto un tornante del sentiero che sto cercando. Loro, invece, riprenderanno la via del ritorno per la strada da cui sono venuti.

Mi butto giù per il pendio cercando di mantenere la direzione alla bell'e meglio perché sono fuori da ogni traccia. Ma la nudità di queste montagne non sbarra l'orizzonte. Quando arrivo al sentiero, vedo un po' più sotto il gruppo dei quattro che avevo incontrato prima, spagnoli. Li raggiungo e mi presento e scendiamo insieme conversando simpaticamente. Mi avevano visto anche ieri mentre salivo i tornanti del Dades in compagnia dei liceali.

Arriviamo al villaggio e ci rinfreschiamo nell'acqua del torrente, poi ritorno all'albergo e sono le 14. Essendo partito alle 8, se il sentiero si faceva in tre ore, ho veramente battuto ogni record, ma senza la minima segnalazione è stata veramente un'impresa.

Image Alle 16 dopo essermi un po' riposato, ne invento un'altra. Mi chiedo, mentre pedalo la bicicletta che ho noleggiato, se riuscirò mai a godermi una vita di contemplazione, soddisfatto solo di me stesso, immobile e appagato.

Scendo verso il palmeto di Tineghrir. In verità un po' pensieroso per la salita che dovrò fare al ritorno dopo le fatiche di questi giorni, proprio quella che su cui adesso mi sto lasciando andare in una marcia libera senza freni né pedali con molto godimento. I panorami sono bellissimi e mi fanno dimenticare il dopo.

Mentre scendo i tornanti incontro un turista che spinge affaticato la bici su per la salita e mi ricorda che poi toccherà a me. Arrivo al palmeto e mi addentro seguendo deliziosi sentierini attraverso campi e frutteti. Un semplice giardino si trasforma in un paradiso in mezzo a queste montagne di aridità, come sarebbe una splendida oasi traboccante di acqua circondata dal più secco deserto.

Attraverso il fiume e giungo alle vecchie case di terra per lo più in rovina che purtroppo vengono abbandonate in favore di nuove costruite col mattone. Poi inizio il ritorno perché siamo prossimi al tramonto, ma invece di seguire la strada di prima, mi spingo su per il fondo della valle percorrendo i sentierini tra le coltivazioni. A volte devo scendere dalla sella perché sono invasi dal fango, a volte barcollo tra i canaletti d'acqua, due volte devo attraversare il fiume su tronchi di palma e con la bici in braccio.

Image Ora il sole sta scendendo inesorabile e per non rischiare di perdermi tra i campi nel buio, torno alla strada. Ma ho già guadagnato altezza e superato il punto dei tornanti. Per di più ho apprezzato moltissimo questa traversata del palmeto e questo rilassante giro in bici.

Sono all'albergo alle 20. Chiedo notizie sul trasporto per Imilchil, ma regna l'incertezza più completa. Dicono che c'è un autobus che passa alle 8… alle 8.30… alle 7… forse… non si sa… bisognerebbe telefonare all'autista. Insomma, non ci capisco niente come al solito, ma vedrò domani che ne sarà, se lo trovo.  Altrimenti tornerò a Thineghrir e da lì proseguirò l'avvicinamento a Fes su un'altra strada.