Esplorando Gerusalemme e dintorni

9 agosto - Oggi lavoro su due turni e finita la fatica mattutina mi dirigo alla spianata del Tempio per visitare le moschee, solo dall'esterno, in quanto l'entrata ai visitatori non musulmani è vietata. È molto bello e suggestivo vedere questi monumenti simbolo della città e il bellissimo panorama con il profilo della parte vecchia scandito da cupole, minareti, croci di chiese e case, interrotto dagli archi e dalle costruzioni mamelucche che delimitano la spianata.

Penso che chi ha ideato questa cupola dorata luccicante sotto il sole aveva bene in mente cosa volesse dire creare un simbolo per una città, un monumento inconfondibile e riconoscibile da lontano e che si imprime nella memoria. È un forte punto di riferimento che si distingue tra la pietra delle case da qualsiasi posizione, per la sua forma, il suo colore e la sua collocazione.

Nel pomeriggio riprendo alle 14.30 con buon animo e voglia di interagire con questi personaggi. Gioco e faccio giocare con i lego colorati. Marietta dimostra uno spirito molto positivo e si nota che ha già sviluppato affetto per le varie persone, ponendosi a un livello che le permette di comunicare. Questo la rende partecipe al modo di essere dei pazienti e la fa entrare nel loro mondo per poter anche scherzare con loro o affettuosamente ridere di certi comportamenti buffi. Ma pian piano mi accorgo che anch'io sto instaurando una forma di comunicazione.

Monastero di Mar Saba

10 agosto - Con lo stesso orario di ieri, approfitto della lunga pausa per fare l'impossibile: arrivare al monastero di Mar Saba nel deserto di Giudea alle spalle di Gerusalemme. Alcuni contrattempi mi ritardano la partenza effettiva sulla lunga strada a piedi dalla fermata dell'autobus. Mi metto in cammino sotto un sole feroce, una discesa ammazzagambe e con l'idea fissa di dover fare rientro entro le 14.30 per riprendere il lavoro.

Arrivato infine al monastero mi siedo con alcuni pastori beduini che mi offrono tè e parliamo della Tour Eiffel e della loro vita pastorale in cui sono bruscamente capitato. Il monastero è chiuso per il pranzo. Riprendo, dopo essermi ristorato, la strada per il rientro, stavolta tutta in salita. Arrivo tardi di mezz'ora al lavoro.

La suora (ma forse sarebbe meglio dire il colonnello) mi lancia un'occhiata eloquente. La mia stanchezza è estrema e stamattina mi sono svegliato di mal umore. Una sola parola potrebbe scatenare una reazione non controllata da parte mia, come è già successo ieri con Naomi che non mi ha risposto al saluto e io le ho ripetuto “Buongiornoooo”, ma gridando nel corridoio.

Stamattina avrei mandato tutti questi pazzi alla forca; nel pomeriggio uguale. Mi verrebbe voglia di dirgli: non vi sopporto più, forse anche lo dico a mezza voce in italiano, senza essere capito.

Arrivo penosamente alle 18 provato dalla maratona a piedi su e giù per il monastero e avendo saltato il pasto a cui ho rimediato solo con un mango.

Penso a questi poveretti: che diritto abbiamo di tenere in vita un vegetale, come ne esiste un esempio, nutrito con un tubo nello stomaco? Non è contro natura? Che violenza commettiamo anche somministrando droghe vere e proprie a pazienti che vivono in una trance tutto il giorno senza coscienza di sé stessi? Movendosi senza saperlo, agendo senza capire, rimbecilliti e inebetiti? La natura deciderebbe diversamente…

Stasera c'è una grande manifestazione al Muro del pianto contro il ritiro da Gaza, un enorme spiegamento di polizia, numerosissimi dimostranti con le strisce di tessuto arancione che sono il simbolo della fazione contraria.

Per finire, a tavola campionato di noia con Mariangela, una signora italiana della buona società, che è venuta a imparare l'ebraico per sapere dire qualcosa alla consegna dei premi di un concorso musicale, di cui la sua famiglia è la promotrice. Dato che sua madre è grande benefattrice di queste suore, lei se ne sta qui ospitata; lamentandosi penosamente del cibo, del caldo, delle zanzare, di tutto.