Ritorno ad Amman

9 aprile - Il gruppo religioso si sveglia prestissimo per pregare. Non è solo la solita chiamata alla preghiera di ogni mattina verso le 4.30; si tratta di una specie di messa, per fortuna un po' meno lunga di quella di ieri sera, mentre io cerco di continuare a dormire. Già ieri sera ho dovuto cambiare materasso perché fuori dalla tenda proprio in corrispondenza di dove ero sdraiato, qualcuno si era messo a russare rumorosamente. Inoltre un gruppetto si è intrattenuto parlando fino alle ore piccole, ma loro non mi hanno dato fastidio: il loro sommesso discorso era un mormorio che mi faceva sentire protetto dalla veglia di qualcuno, per me che ero in una tenda ("casa di pelo", come la chiamano) nel deserto, non solo nell'ignoto.

Alle 7.30 'Aude viene a svegliarmi perché sono l'ultimo rimasto a letto. Facciamo colazione e ci salutiamo. Il gruppo scende ad Aqaba, io vengo riportato in jeep al villaggio insieme ad altri due turisti.

L'esperienza mi è piaciuta molto. Ero dubbioso dopo la fregatura in Tunisia dove mi ero sorbito due ore di cammello il cui stomaco ruminante rigurgitava in continuazione e sembrava esplodere da un momento all'altro con movimenti che scuotevano i fianchi della bestia tra le mie gambe attaccate; inoltre la cavalcata è passata attraverso un deserto insulso di erbacce secche ed è stata coronata dalla serata più noiosa della mia vita. Questa volta, oltre allo splendore del posto, ho goduto di simpatica compagnia e almeno mi sono riempito di sabbia, senza potermi lavare, per uno scopo che meritava.

Prendo il pulmino per Petra, ma mi faccio lasciare all'incrocio sulla superstrada del deserto dove devo aspettare due lunghe e brutte ore nel vento del traffico pesante, prima che mi raccolga un pulmino, che quanto meno mi porta diretto fino ad Amman, distante quasi 300 km.

Qui prendo una camera nel Wasat al-balad e faccio un giro per le strade del centro piene di negozi. Mi siedo in questo bar per una tazza di tè e ottimi dolci orientali. Devo avere un aspetto spaventoso e sporco; tra un po' mi farò una bella doccia. Le strade intorno a questo centro sono movimentate e brulicanti di attività commerciali e di gente.

Nell'albergo ritrovo per coincidenza… Claudio e ci intratteniamo a discutere di politica con un signore iracheno dall'aspetto distinto, glabro, con addosso una palandrana nera bordata di un'alta passamaneria di filo dorato che forma un bel ricamo. Dice di essere stato imprigionato nella famigerata carcere Abu Ghraib per errore e di essere stato vittima di un bombardamento notturno che gli ha mutilato una mano. Claudio vuole sapere tante cose e gli lancia, tramite me che traduco, diverse provocazioni.

Usciamo per cenare al Ristorante al-Quds nella strada accanto, dove ordiniamo entrambi un buon mansaf. Poi accompagno Claudio, che domani parte per Damasco, a cambiare valuta e torniamo all'albergo per uscire di nuovo in compagnia di una simpatica coreana, il cui nome arabo è Layla, qui ad Amman già da due mesi.

Ci rechiamo in un locale fumoso e illuminato da neon rossi per bere una birra. La ragazza racconta la sua straordinaria esperienza nel Wadi Rum che si è trasformata in un incubo perché il suo compagno di viaggio, un corso, l'ha fatta dormire all'aperto per due notti gelide d'inverno. Non si ricorda nemmeno come fosse il posto, dato che il suo sguardo era concentrato sui passi meccanici per non soccombere al freddo e alla dura esperienza.

I dintorni di Amman: Salt 

10 aprile - Mi sveglio con comodo e dopo essermi lavato e rasato vado nella sala comune dove trovo Claudio che mi sta aspettando per darmi l'addio prima di partire per la Siria.

Dopo la colazione al ristorante al-Quds, mi imbarco sul taxi collettivo per la stazione dei bus 'Abdali dove prendo un pulmino per Salt. Inizio a girare per le strade che risalgono la collina, su cui sono arroccate tante belle case, anche antiche di epoca ottomana, che danno un bel quadro d'insieme.

Vengo fermato un paio di volte da abitanti incuriositi, prima di essere invitato in un negozio a bere una Fanta. Mi siedo un poco parlando con due uomini, di cui uno è il proprietario, l'altro un amico. Questo secondo mi chiede cosa voglia fare lì a Salt e quando gli dico che vorrei vedere la città, anche dall'alto, mi fa salire in auto e inizia a portarmi in giro. Addirittura ci spingiamo fuori dal centro abitato sulle colline che sovrastano il Mar Morto e la valle del Giordano che si ammirano in una splendida vista, seppure con un po' di foschia. Questo giro dura parecchio tempo, perché dopo mi vuole portare a vedere la moschea sulla collina e poi scendiamo nelle vie animate del mercato dove non smette di salutare gente a destra e a manca e di annunciare a tutti di avere un ospite straniero. Sembra essere qualcuno in vista nella città.

Mi porta a casa sua dove mi presenta la famiglia e rimaniamo un bel po' bevendo prima acqua, poi limonata, poi tè. Il mio piano di visitare anche Fuhais e Wadi Ser è sfumato, ma almeno ho visto cose che non avrei raggiunto senza un mezzo. Questo signore è molto gentile anche se la sua ospitalità un po' soffocante. Mi chiede cosa voglia fare nei prossimi giorni e si offre di portarmi addirittura fino al Mar Morto in auto e lo dice sul serio, si vede. Ma ho paura che una giornata con lui sia troppo “all'araba”, cioè si va, si scende dall'auto, ci si spaparazza da qualche parte, si mangia, si risale in auto e si ritorna… Per ora prendo tempo, annoto il suo numero di telefono e gli dico che lo richiamerò per dopo domani, tanto lui è in ferie.

Torno ad Amman con il pulman e nel tragitto parlo con un giovane ingegnere che lavora all'università come insegnante. In città mi do alle spese: CD, erbe per tisane, caffè… Incontro casualmente, nella musica assordante delle bancarelle, tra gli effluvi profumati provenienti dalle drogherie, nel movimento di gente della sera, Muslih dell'albergo di Petra che è venuto in compagnia di una biondina. Mi picchia nella spalla e mi saluta. Vedendo la ragazza, penso spontaneamente a un amore mercenario (le russe sono merce apprezzata) e non gli rivolgo nessuna domanda, né faccio battute ammiccanti sulla sua scappatella, ma poi mi rendo conto che doveva essere una turista capitata nel suo albergo e che è riuscito ad agganciare.

All'albergo ritrovo Layla, la coreana, che non è partita per la Siria perché la famiglia giordana di cui è molto amica ha avuto un lutto ed essendo partiti per Irbid non ha potuto ancora congedarsi da loro. Usciamo a mangiare vero le 21, poi fumiamo un narghilè e sorseggiamo un bicchiere di rosso carcadè nel famoso caffè Rashid fondato nel 1924.

Sono stanco però, molto. Non ho la forza di ascoltare, tanto meno di parlare: è tutto il giorno ascolto quel tale di Salt e ora cercherei silenzio. Layla se ne accorge e le chiedo di tornare all'albergo.

Il signore iracheno è nella sala comune e sta per partire per Baghdad. Oggi indossa pantaloni e una giubba larghi che fanno trasparire un corpo goffo e rigonfio, mal proporzionato. Mi siedo per scrivere due righe nel diario, ma mi rivolge la parola per addentrarsi immediatamente in una dissertazione su alcuni principi islamici, purtroppo sollecitato da un mio ignaro quesito. Sono troppo stanco per ascoltarlo e capire la risposta; devo proprio troncare ed andare a letto (è già l'una) ma non prima di scambiare con lui l'indirizzo di posta elettronica.

Fuhais

11 aprile - Faccio colazione al bar con dolci orientali e tè, ma mi dico che da domani farò il bravo e berrò un salutare frullato di frutta, senza grassi. Poi vado alla stazione di 'Abdali e qui prendo il bus per Fuhais dove arrivo nel giro di mezz'ora. La cittadina è sparsa sulle colline e mi delude un po' per questa mancanza di unità. Ci sono diversi edifici cristiani, due chiese, scuole, altrettante croci in terra lontana. Scendo per una strada nella valle e presto mi sdraio su una bella roccia piatta dove mi appisolo. La temperatura è oggi più calda e mi sento spossato per effetto della giornata di ieri.

Decido di troncare la sofferenza che verrebbe dall'ostinarmi a fare una passeggiata contro voglia e ritorno al centro abitato dove mi imbarco per Amman dopo aver comprato alcune fatayer di formaggio e za'tar. Ad Amman vado a bere un bicchiere di carcadè freddo al caffè di ieri sera e fumo un narghilè. Poi decido di vedere il teatro romano e di salire sulla collina della cittadella. Da lì scendo verso la città che con i suoi negozi che mi attira di più.

All'albergo Layla mi chiede di domandare a 'Atif, l'incaricato egiziano dell'albergo, cosa lo preoccupi perché lo vede angosciato e taciturno da stamattina. Loro due si conoscono da due mesi perché Layla è stata sempre in questo albergo e nonostante 'Atif parli solo poche parole di inglese, sono diventati amici.

'Atif mi spiega che alle 5 di stamattina sono arrivati alcuni francesi, ma per le due ore che rimanevano della notte non li ha registrati per non fargli pagare la stanza. Sarebbero rimasti comunque un'altra notte. Stamattina, però, il padrone dell'albergo si è accorto dell'irregolarità e l'ha accusato di essersi intascato i soldi dei francesi, dandogli del ladro e trattandolo male come sempre fa. 'Atif non viene pagato da 4 mesi in questo posto, ma non ha nessuna possibilità di rivolgersi alla giustizia perché di fronte alla legge avrebbe automaticamente torto se c'è di mezzo un cittadino giordano. Inoltre da pochi mesi sua moglie ha partorito una bambina, che non ha ancora visto, e sogna di tornare in Egitto perché qui non si sente a suo agio. Il problema è che non ha un soldo in tasca per fare il viaggio e ogni volta che chiede di essere pagato gli si risponde: più in là! È venuto qui per lavorare e guadagnare qualcosa, ma oltre a trattarlo male, non lo pagano.

La sera esco con Layla a mangiare al ristorante Il Cairo, dove ci riempiamo di cibo per una cifra irrisoria. Poi chiamo Nimr di Salt per dirgli dei piani di domani. Visiteremo il Mar Morto con lui, se il suo invito è sempre valido, e gli dico che lo richiamerò da Salt appena arrivati.

Da ieri sera in albergo c'è un simpatico personaggio che è una macchietta. La pelle scurissima, barba bianca, tunica e papalina chiare, sembra più anziano di quello che è sicuramente. Parla e scherza con ironia. Viene da Gerusalemme dove è imam ed è sempre assetato di notizie delle ultime ore, soprattutto in questi giorni in cui si parla ancora degli attacchi alla moschea al-Aqsa da parte di estremisti ebrei.

E così passiamo la serata nella sala comune: 'Atif con i suoi pensieri malinconici; Layla e io che vorremmo aiutarlo a risolvere i problemi; questo personaggio con il suo tratto vivace che desta curiosità e simpatia. Intanto il televisore emette notizie, voci e suoni; mentre il traffico dalla strada rende un rumore che lentamente va smorzandosi, come le luci delle insegne che si vedono dal terrazzo.