La vetustà di Saqqara

13 novembre - Oggi è il mio compleanno, ma non ci ho pensato fino ad adesso che sono le tre e venti e sto consumando un pranzo piuttosto tardivo in Piazza Hussein. Sono stato a Saqqara fino ad ora e devo dire che non avrei proprio potuto saltarla. È stato un po' difficile arrivarci e adesso al ritorno incomincio a riprendermi dalla confusione e dal rumore del traffico, nonché dalle esalazioni asfissianti delle auto.

Ho concordato stamattina con l'autista una tariffa oraria di E£ 12 perché non è possibile trovare un mezzo di ritorno dal sito archeologico e bisogna per forza essere aspettati. Siamo partiti per questa famosa destinazione turistica non troppo distante dalla capitale, forse una trentina di chilometri, ma quest'uomo non aveva le idee molto chiare su dove fosse. Usciti dalle periferie ci siamo addentrati in un ambiente rurale, irrigato da canali pieni d'acqua, con gente misera a bizzeffe e molti bambini, asini, carri su strade di terra battuta. A forza di chiedere siamo arrivati, con l'auto che traballava tra le buche, mentre l'autista era sempre più incredulo per i posti che attraversava per la prima volta, quando forse immaginava di dovermi portare solo dietro l'angolo. Questo giovane uomo parlava un po' di inglese fortunatamente e guidava una Fiat d'epoca, una 1100, lustra e perfetta, ma non di sua proprietà. Lui non possiede altro che il suo lavoro.

ImageA Saqqara la piramide a gradoni che pian piano spuntava dalle dune di sabbia è stata emozionante. Mi sono soffermato a lungo ad ammirare questo gigante di antichità. Poi, poco a poco, ho scoperto un'infinità di altri tesori nel parco archeologico, che assolutamente non credevo così ricco e ben conservato.

È stato impressionante vedere per la prima volta dal vero in una mastaba la decorazione parietale ad altorilievo con scene di caccia, costruzioni di navi e altri particolari eseguiti con un tratto fine e incredibile nitidezza. Se prima associavo queste immagini agli oggetti di poco gusto che si vedono sui mercatini, ora eccoli qui nella realtà stupefacente. Ci sarebbe motivo per esaminare minuziosamente ogni scena per molto tempo.

Torno in città e l'autista mi lascia sulla piazza Hussein dove stamani abbiamo iniziato il viaggio. Mangio in uno dei ristoranti del pollo arrosto, poi passeggio lungo la via piena di negozi che delimita il bazar. I negozi sono rivolti ai turisti qui e c'è un movimento che lascia esterrefatti. Gente che si affaccenda, che trasporta carichi sulla testa, furgoncini che si aprono il cammino tra le bancarelle. Sembra impossibile che nessuno rimanga schiacciato. Molte bancarelle vendono addobbi e fuochi d'artificio per il prossimo Ramadan.

In stanza rifaccio i piani per domani. Cerco di essere realista e di non dovere fare corse inutili. Invece di partire per le oasi prenderò il treno notturno per Luxor. Bisogna però prenotare in ogni caso il biglietto, quindi mi dirigo alla stazione Ramses. Trovo solo biglietti di seconda classe a E£ 28. Ne compro uno, non ho altre scelte e vado a vedere come si presenta la carrozza: non male, mi pare.

Vado poi lungo Orabi Shari' per mangiare in un locale dove mi trovo bene, anche se la cucina è un po' oleosa: mi ricorda la Turchia. Rientro a Khan al-Khalili in taxi, dato che è ormai mezzanotte. Mi soffermo a vedere la facciata splendidamente illuminata della Madrasa a sud della piazza. L'edificio è stato appena restaurato e dopodomani ci sarà l'inaugurazione alla presenza, mi dicono, di quel ladrone del presidente Mubarak, a cui tra l'altro è già stata intitolata una stazione della metropolitana! È buffo vedere tutti indaffarati nella notte a ridare lustro alla facciata altrimenti indecorosa dei negozi adiacenti con la mano di vernice dell'ultimo minuto. È tardi, ma tutti stanno facendo qualcosa: non ho mai visto così tanti egiziani indaffarati allo stesso momento. Un individuo mi avvicina per parlare, inizialmente in arabo perché mi aveva scambiato per un egiziano, e mi racconta i presunti casi di corruzione che stanno dietro questo restauro.