Norimberga, tracce del passato nazista

10 agosto - Prendo il treno per Norimberga. Dalla stazione mi dirigo verso il centro lungo la Königstrasse, arrivo alla St Lorenzkirche ed entro. I documenti che illustrano i devastanti danni di guerra subiti dalla chiesa e dalla città sono sufficienti per far correre un brivido di freddo lungo la schiena. Altro motivo di tristezza che provo da appena entrato in città, è sapere che qui il NSDAP ha riscosso i primi grandi consensi, ha organizzato le sterminate adunate, ha varato le leggi antisemite. Ed è qui che si è riversata la mole di bombardamenti e si è svolto il processo per le atrocità naziste, conclusosi con un macabro bilancio di esecuzioni capitali. Questo è un po' l'insieme dei pensieri che mi frullano per la mente all'entrata in Norimberga.

La chiesa è un'opera d'arte per le sublimi opere che contiene, architettoniche e decorative. Insieme a Erfurt, Dinkelsbühl e Rothenburg (per gli altari intagliati), questa è una delle cattedrali gotiche che mi sono piaciute di più. Mi colpisce soprattutto la leggerezza delle colonne dell'abside che si slanciano fino alle volte, aprendo lo spazio alla luce filtrata dalle vetrate colorate. C'è poi uno slanciatissima guglia che pare un pizzo di pietra e tante altre belle opere.

Ci sono altre due chiese (Unsere Liebe Frau e St Sebaldus), entrambe semidistrutte dalla guerra. Nella seconda una serie di pannelli documenta i danni e la ricostruzione, commentati con incisive didascalie, e una mostra sui figli illustri della città che visse la sua fioritura dal 1450 al 1600. Mi fermo su una panchina attorno a un albero per mangiare. L'età media supera la settantina e c'è un tale movimento di donne di grossa stazza che mi ritrovo costretto a lasciare spazio a destra e a sinistra per lasciare il loro gruppo unito.

Noto turisti italiani che girano per la città con il loro cellulare parlando ad alta voce, anche nelle chiese, leggendo le notizie del Touring Club. Credevo di aver dimenticato l'ossessivo trillo.

Salgo fino al castello con gli antoni alle finestre dipinti di rosso e di bianco. Da qui si vedono tutti gli edifici della città. Scendo nell'Altstadt e ne approfitto per comperare un berretto che mi potrebbe servire in Svizzera in caso di pioggia.

Sono però così stanco e saturo di visite che decido di tornare a Erlangen. Sul treno pianifico  gli ultimi giorni e propendo per tagliare Bayreuth e andare direttamente a Stoccarda dove passerò due notti e possibilmente riposerò. L'ostello è ancora deserto e quasi opprimente: le uniche persone che ho visto sono il personale a colazione stamani! E' comunque una bella struttura, ma non riuscirei a rimanere una notte in più. Esco per cena e immancabilmente percorro una buona distanza in cerca di un ristorante. Mangio un'ottima carne alla griglia e poi trono nella stanza che è rimasta silenziosa come un sepolcro.

11 agosto - Ho deciso per una giornata di riposo parziale. Ho visto troppe chiese gotiche, musei, opere d'arte e città che non ho bisogno di aggiungerne altro al mucchio. Invece di vedere Bayreuth o Ratisbona, decido di vedere il Reichsparteitagsgelände di Norinberga e poi partire per Stoccarda. Dopo la colazione stupenda e uno sguardo al giornale di oggi, metto tutto nello zaino, ma con grande fatica dati gli acquisti degli ultimi giorni. Alla stazione prendo il treno per Norimberga, lascio il bagaglio alla stazione e prendo la S-Bahn per Frankenstadion. Qui rimane qualcosa delle costruzioni che Hitler fece fare per i raduni del suo partito e le sfilate militari. C'è un'esposizione di documenti che mostrano la radicatezza dell'odio antisemita, addirittura diffuso tramite la letteratura per bambini. Certi documenti sono grotteschi e farebbero ridere se fosse che sono cose reali. Ad esempio, un documento insegnava a riconoscere gli ebrei dal naso ripiegato all'ingiù e un disegno mostrava il concetto. Oppure leggo: "Gli ebrei puzzano" e ancora "Die Juden sind unser Unglück". Non penso si possa dire che l'olocausto sia stato perpetrato solo dalle SS che lavoravano nei KZ; un appoggio generalizzato deve essere venuto da tutti, anche se indirettamente e senza la piena consapevolezza delle atrocità a cui venivano condannati gli ebrei. Ho tuttavia visto un carro di carnevale in fotografia con uno slogan che dichiarava “Gli ebrei a Dachau”.

Torno in città e dopo un breve giro in centro prendo il treno delle 15.43. Nello scompartimento in cui ho la malaugurata idea di rinchiudermi ci sono due signore che cercano di coinvolgermi in una noiosissima conversazione sul trasloco di una dando per scontato che io capisca tutte le sciocchezze che si raccontano. Come se non bastasse, hanno il coraggio di tenere il finestrino chiuso, con il caldo che fa oggi, cosicché lo scompartimento diventa una sauna, poi un forno e infine un altoforno. E così fino a Stoccarda.

Sotto il peso immane dello zaino, lo zainetto in mano e il sacchetto delle piante aeree che ho comperato a Norimberga, mi inerpico sulla collina dell'ostello. Prendo possesso del letto, faccio la doccia e parlo con due spagnoli, compagni di camera: io in italiano, loro in spagnolo e ci capiamo bene. Buffo!

Per cena scendo nuovamente in città e mi trovo in mezzo a una festa grandiosa nel parco del castello con decine di chioschi e di tavoli, centinaia di persone e musica forte. Non fa per me: troppo popolare. Allora vado in un locale consigliato dalla guida e ordino Kässpäzle.