Raduno degli alpini

Claudia ha organizzato la sua festa di compleanno in un bar di Gandino e nella bella atmosfera di musica e gioia incontriamo altri suoi colleghi e amici, che rivediamo anche dopo un mese in occasione della messa internazionale in cui Claudia è stata chiamata a leggere in francese.
Festeggiamo il matrimonio di mio fratello con Aileen. Sono arrivati il 28 novembre e rimarranno fino al 9 gennaio, dopo due anni e mezzo che mancava da casa, tra Tailandia e il resto.
Festeggiamo anche il matrimonio di Adriano.
La vigilia di Natale invece sono invitato da Claudia che ha preparato il suo magnifico pollo disossato e ripieno.
Mia cugina ci ha fatto la sorpresa di un viaggio in Italia e siamo stati una bella giornata invernale insieme con le sue adorabili figliolette anche a pattinare. Maria Valeria ci ha preso così gusto che non voleva più smettere e la seguivo mentre l'altra si cambiava con la mamma. Percorreva il lato della pista e arrivata in fondo si lanciava in una graziosa giravolta che le prime volte non mi aspettavo e quasi mi scontravo con lei!
Ieri nuotavo in piscina all'aperto e pensavo a quello che sarà di questo viaggio previsto in... Iran. Lo so che suona un po' strando dopo tutto quello che è successo ultimamente in seguito alle elezioni parlamentari contestate del 12 giugno. Ma io avevo già previsto da tempo di partire in Iran e avevo anche prenotato un volo che partirebbe il 5 agosto.
La situazione è complicatissima, però. Verso la fine di giugno ho scoperto per caso che il visto rilasciato in aeroporto non è più una procedura prevista. Il governo iraniano sta dando la colpa all'Europa di aver fomentato le rivolte (cosa che trovo davvero assurda) e hanno arrestato alcuni impiegati dell'Ambasciata britannica, dicendo che dopo le loro "confessioni" saranno processati. Così ora la situazione è che l'Europa sta minacciando di ritirare i suoi ambasciatori e sono stati negati dei visti a cittadini iraniani.
Sullo sfondo di questo quadro non proprio roseo, io sto chiedendo un visto di entrata... Le probabilità di ottenerlo sono bassissime.
Con il biglietto già prenotato potrei chiedere il rimborso perdendo € 150 di penale e questo fino all'ultimo giorno. Penso quidi di aspettare e preparare un piano alternativo nel caso che tutto vada in fumo.
Quando ho telefonato alla compagnia aerea e ho chiesto se potevo comunque imbarcarmi anche senza visto, mi hanno detto che ufficialmente il visto in aerporto è tuttora previsto, ma se non lo ottenessi dovrei rientrare in patria. Con il mio biglietto, dovrei però aspettare 6 giorni prima di imbarcarmi e sarebbe la fine del protagonista del film Terminal.
Così, sempre nuotando, pensavo a tutte le situazioni strane che mi sono capitate in viaggio e ridevo divertito tra me e me, considerando che questa storia del visto si aggiunge certamente alla lista.
D'altra parte nel novembre del 2000, sono entrato in Egitto senza passaporto perché l'avevo perso in aereo. Non so ancora come ci sono riuscito! E con il passaporto ho avuto altri contrattempi, come quando ho scoperto alla frontiera tra Turchia e Siria che l'avevo dimenticato 1200 km prima. Oppure quando l'ho dimenticato sull'autobus in Turchia e dopo mezz'ora, appena accortomi del problemuccio, è tornato l'autista alla stazione dove ero sceso per ridarmelo.
Ma ridevo tra me e me anche pensando all'anno scorso a Tashkent, quando, con i soldi finiti alle 10 di sera dell'ultimo giorno, ho dovuto raggiungere l'aeroporto per la partenza. O, peggio ancora, a Damasco nel 2003 quando ho perso l'aereo del ritorno e finiti i soldi, sono stato ospitato per la notte presso la famiglia di un addetto dell'aeroporto. Abbiamo raggiunto la sua casa contadina di campagna in tre a cavallo di una moto, tagliando per campi ed è stata un'esperienza indimenticabile!
Questo è il sale dei viaggi e della vita...
Sono 25 anni che l'Accademia della Guardia di Finanza ha sede a Bergamo, ma sabato scorso sono stato per la prima volta ad assistere al giuramento degli aspiranti ufficiali. La cerimonia è stata colorata e bella da vedere, mentre per quanto riguarda il contenuto faceva perno, come tutte le cerimonie militari, su rievocazioni di fatti di guerra che ormai le nuove generazioni non sentono più proprie.
Sabato scorso, invece, si è svolta una corsa di 24 ore su strada con partecipazioni da tutto il mondo. Mi è sembrata una cosa assurda e vana, una mancanza di rispetto contro il proprio fisico, ma c'era parecchia gente e non tutti propriamente giovani.
È un patriarca biblico. Mi ha abbracciato e baciato tre volte sulle guance, poi non perde tempo per ricordarmi che ha sei figlie e quattro figli e che tutti lo conoscono nella sua città. Si sente un re con questa discendenza e questo riconoscimento da parte della gente. La sua memoria è assicurata. Ma di cose ne ha viste tante nella sua vita, che si è svolta nel cuore spaziale e temporale di quello che è diventata la questione palestinese. Il suo villaggio arabo natale, Ijzim, non c'è più, ma esiste al suo posto un insediamento ebreo, mentre la sua famiglia si trova dispersa tra la Siria, profughi e Israele, arabi del '48. Ha combattuto due anni nell'esercito iracheno, arruolato a Jenin.
Mi ha colpito come ha parlato di questi tremendi sconvolgimenti nella vita di una famiglia come nella vita di un popolo; con grande rassegnazione, senza polemica o acidità nei confronti di un usurpatore. Anzi, vede il male proprio nella guerra, che fa morti da entrambe le parti, dalla sua, ma anche dal nemico.
Poi a tavola, circondato da famigliari, una parte, e dagli amici, si sente un re e parla. In arabo naturalmente, senza curarsi troppo se la persona a cui si rivolge capisce o no. E racconta cose, poi dice che la giornata che ha passato è stata la più bella di questa sua settimana in Italia. Ma ancora più bello è quando dice che palestinesi, come si definisce, e italiani siamo uguali. Stessi valori, stesse abitudini… e aggiungo che questo è vero per l'umanità intera.
L'avevo fatto anche l'anno scorso, ma stamattina è stata un'esperienza un po' particolare. Mi sono svegliato all'alba, ancora prima del sole, e sono salito in Città Alta per fare delle fotografie. Di notte è scesa poca neve che era diventata secca con il gelo e sotto la ruota della mia bici le foglie gelate scricchiolavano rompendosi. Il panorama era singolare perché il cielo è diventato limpido e un sole caldo iniziava a riscaldare con una luce rossastra le torri e i tetti più alti.
Dalla Rocca si vedeva il sole lambire di striscio la città e le fumate bianche che salivano da tanti comignoli erano praticamente l'unico movimento che si notava in questa ora di un giorno di festa. Inoltre erano illuminati dal primo sole e risaltavano ancora di più sullo sfondo più scuro.